Questo blog si occupa di veterinaria italiana, un piccolo microcosmo, una cosa da niente. Racconta e svela le marachelle o malefatte di mezze calzette, figure di secondo piano, paperini umani. Eppure, in certi momenti, bisogna alzare il livello della discussione. Come fare? Cosa dire, quando la Storia passa, e tu invece vedi solo misere storielle?
Cosa può scrivere un povero e piccolo veterinario italiano, che cosa c'entra?
Nessun uomo è un'isola, scriveva Hemingway. Questi sono giorni che uno vorrebbe essere statunitense, per vivere nel sogno, per essere al centro del mondo e provarci, a cambiare le cose.
Io statunitense non lo sono, ma sono molto orgoglioso di essere piemontese.
Grazie, Mercedes Bresso, per aver dichiarato che il Piemonte è pronto ad accogliere, con grande affetto e senso della funzione pubblica, la povera Eluana Englaro, per terminare un calvario che uomini scellerati le hanno inflitto, sconfiggendo squallidi ricatti che abbiamo ascoltato con nausea. Non ho votato per lei, ma sono grato alla Presidente della Regione Piemonte per avermi dato un motivo di orgoglio e speranza.
Ringrazio anche Barack Obama per aver dato a tutti un motivo per credere ancora alla supremazia della politica, per aver diffuso un filo di speranza, per averci confortato nella nostra disillusione.
Ambedue hanno mostrato una dote fondamentale, che crea la vera leadership: il coraggio.
Non possiamo chiedere ai nostri "piccoli politici" della veterinaria lo stesso coraggio di Obama, della Bresso, per quanto quest'ultima abbia avuto in squadra un grande veterinario come Mario Valpreda, assessore regionale alla sanità in Piemonte.
Ma possiamo analizzare che cosa manca alla nostra piccola, misera realtà.
Leggiamo lo stupendo discorso di Barack Obama, che secondo i giapponesi dovrebbe essere studiato. E' vero. Jonathan Favreau, il più giovane speechwriter che sia mai entrato alla Casa Bianca, ha assorbito così bene le idee del Presidente da cucirgli addosso un discorso entusiasmante, uno dei più belli che siano mai stati scritti.
Tiriamone fuori qualche ispirazione, per la nostra derelitta categoria. Non è una forzatura, è un modo di crescere, di imparare. Woody Allen dice che "bisogna pur scegliersi un modello", e allora proviamo a vedere che cosa ha fatto la veterinaria italiana, e cosa dice Obama:
"Oggi proclamiamo la fine delle lagne...". La veterinaria, forse più che altre professioni, è diventata una valle di lagne. "Mi hanno fatto la bua" è l'impostazione più frequente di FNOVI, Presidenti di Ordini, rappresentanti di associazioni diverse. Luoghi comuni, mancanza propositiva, pianti greci contro Bersani, i giornalisti, i politici, i colleghi, a turno. Ogni tanto mi arriva una newsletter dal mio Ordine che al confronto Le ultime lettere di Jacopo Ortis sono un inno alla gioia.
Basta, per favore. Se ci si candida per una qualche carica bisogna avere una leadership, la capacità di fare delle proposte, di essere credibili con soluzioni concrete. Puoi anche non riuscirci, ma se non ci provi fallirai sicuramente. Per favore, basta con le lagne. Basta. Non ne possiamo più. Se non avete di meglio, state a casa e non presentatevi in pubblico.
"..e dei dogmi obsoleti..". Se continuiamo a rimpiangere i tariffari minimi, i limiti alla pubblicità, se non imbocchiamo decisamente la via delle riforme degli Ordini, non otterremo mai niente. Già adesso gli stessi iscritti auspicano la fine degli Ordini. Ancora peggio se la stagione delle riforme non inizia.
"Non abbiamo mai cercato scorciatoie". Una per tutte, la storia dell'art. 81 e dei veterinari collaboratori delle industrie. Non dico che il problema non esistesse. Dico che occorreva un ragionamento, un discorso, un confronto. La FNOVI ha preferito una scorciatoia, con il risultato di impantanarsi.
"il tempo di resistere ai cambiamenti, di difendere interessi ristretti...è certamente passato". La nostra FNOVI continua ad appoggiare le politiche ANMVI, anche quando sono miopi e limitate. Fino a quando non se la scrollerà da addosso, non avrà credibilità. Basta a questo legame non istituzionale e che stravolge la natura istituzionale della Federazione degli Ordini. Basta.
"useremo la tecnologia per aumentare la qualità..ed abbassare i costi". Continuiamo a rimanere ancorati a vecchi paradigmi di comunicazione. Continuiamo ad avere una rivista che poteva essere sostituita agevolmente con una pubblicazione elettronica, più interattiva, moderna, economica. Macchè. Perché?
"il terreno sotto i loro piedi sta sparendo". La disaffezione agli Ordini, all'ENPAV, è ormai enorme. Le votazioni raccolgono ormai una piccola minoranza di partecipanti, i delegati provinciali ENPAV sono eletti da assemblee di condominio. Eppure continuiamo a far finta di niente. Quanto dovremo ancora attendere una vera riforma di questi organi?
"..se non funzionano, i programmi verranno chiusi. E quelli che gestiscono soldi pubblici verranno chiamati a renderne conto..". Dobbiamo chiederci se le politiche seguite hanno prodotto risultati concreti o se hanno prodotto solo burocrazia. E chi amministra deve rendere conto precisamente, punto per punto, dei soldi che riceve.
"spendere con saggezza, ..lavorare alla luce del giorno". La trasparenza deve essere massima: gli emolumenti, i rimborsi, le spese non possono più essere secretate. Chiunque deve poter sapere. Soprattutto se i soldi che si spendono sono i suoi.
"la nostra eredità così variegata è una forza..". La differenza, il confronto, sono valori positivi. La politica scelta finora è stata di ridurre al silenzio chiunque fosse contro. Solo le voci omologate possono parlare. Questo è l'errore peggiore. Non rispondere, ma minacciare e fare la voce grossa, oppure ignorare. Non rispondere a chi chiede chiarezza, ma parlare d'altro.
"a quelli che si aggrappano al potere con l'inganno ed il bavaglio ai dissidenti: sappiate che siete dalla parte sbagliata della storia". Tutto il sistema si basa ora sulla mancata partecipazione e sul creare delusi, più che partecipanti. Dobbiamo aumentare la partecipazione della categoria, con nuove comunicazioni (e-government, comunicazione elettronica ed interattiva). Dobbiamo creare vere e proprie campagne elettorali, non scambio di pizzini elettorali.
Non escludo che ci siano persone di buona volontà, nella nostra categoria, e le esorto al coraggio, ciascuna nel proprio settore. Quel coraggio che due politici così distanti hanno dimostrato.
Ai nostri piccoli politici veterinari: che abbiano il coraggio di cambiare. Ai colleghi che mugugnano nelle piccole discussioni: uscite, fate, dite, proponete, associatevi. Ma non restate lì nel vostro piccolo orto.
Altrimenti, a noi veterinari italiani, rimarrà solo una frase di Obama, per noi la più disperante..
"..so help me God.."
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2 commenti:
sei un grande. grazie
Ringrazio io, ovviamente. Non solo, non tanto, per il complimento, ovviamente gradito, ma soprattutto per il senso profondo di questo blog: non farci sentire soli.
Grazie della tua visita.
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