L'argomento è tecnico e complesso, e lo divideremo in più post, cercando di essere più chiari possibile, perché questo blog vanta due primati: quello di essere l'unico che ha pubblicato le cifre degli aumenti degli emolumenti del CdA ENPAV, e quello di essere l'unica fonte dove si cerca di spiegare i fatti veterinari ai non tecnici. I miei Colleghi sostengono sempre di avere un'importanza strategica, ma non ci provano a spiegare perché.
Mi seguano, lorsignori, e vi farò vedere perché può anche darsi che ce l'abbiano, ma non la meritano, purtroppo. Vi parlano spesso di cibi sani, genuini. Qui, vi diciamo qualcosa di più specifico. Prego, si accomodino.
Le premesse:
- per acquistare un farmaco veterinario occorre una ricetta speciale, in quadruplice copia, emessa dal veterinario. Il fine sostanziale è quello di permettere il controllo degli alimenti, di evitare che animali trattati di recente vengano macellati e mangiati.
- un allevatore può tenere in allevamento una scorta di farmaci (il cosiddetto "armadietto") sotto la responsabilità di un veterinario. Da questa scorta non può prendere a suo piacere, ma solo su ordine di un veterinario (non necessariamente il responsabile), che compila un registro.
Aggiungeremo gradatamente altri tasselli, per miglior comprensione. Ma iniziamo con una verità: TUTTI gli armadietti sono in realtà giustificazioni a posteriori di un uso autonomo dell'allevatore. Poche balle.
Non è nemmeno pensabile che un allevatore chiami un veterinario per ogni piccola malattia dei suoi animali. E' comprensibile che ci sia un utilizzo di "automedicazione", chiamiamolo così. Il problema è come controllarlo, visto che poi l'alimento lo mangiamo tutti.
Cosa succede nella realtà (contrariamente alla premessa 2)? Che l'allevatore preleva dalla sua scorta, poi una volta alla settimana passa il veterinario "responsabile" che compila il registro. Gli chiede "cosa hai usato?" e giustifica l'utilizzo, compilando i registri. Chiunque neghi ciò, mente sapendo di mentire.
Dobbiamo fare un'altra premessa, a questo punto.
3. Molte aziende mangimistiche offrono un servizio "integrato" all'allevatore, vendendogli il mangime con "incluso" il servizio veterinario, sia dedicato a problemi specifici (alimentari e non), sia generico, di armadietto. Insomma, compra il mangime da noi e ti paghiamo noi il veterinario responsabile. In qualche caso producono mangimi puri, in altri casi mangimi a cui vengono aggiunti antibiotici ("medicati") per trattamenti di massa, insomma per curare malattie che coinvolgono molti animali.
Questo fatto è sgradito da sempre ai veterinari di settore, che vedono in questo aspetto una concorrenza temibile.
A questo punto occorre un'analisi un po' più sensibile di quella che invece è stata fatta, ma almeno qui non ci spaventano le domande difficili. Sono le risposte semplici che ci terrorizzano.
.....(continua)
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