8 luglio 2010

Tavoli e tavolini. Il farmaco veterinario

Un mio post ha destato qualche reazione da parte di AISA, l'associazione che riunisce i produttori di farmaci veterinari, nonché da parte del Ministero della Salute, che mi hanno scritto entrambi, protestando. Vorrei chiarire qualche cosa, e precisare ulteriormente le mie critiche, che ritengo tuttora fondate.

Nell'articolo si citava il famoso scandalo Poggiolini, vicenda di una gravità mostruosa, e questo sembra essere stato motivo di risentimento da parte di AISA e Ministero. Forse sono ferite che bruciano ancora. È ovvio il fatto che ricordare uno scandalo precedente non voglia dire affermare che esista un sistema di corruzione attuale all'interno del Ministero della Salute. E non ho affermato questo. Se pensassi una cosa del genere, la scriverei alla Procura della Repubblica, non su un blog. Richiamare quella situazione rafforza ulteriormente quella che è la mia richiesta di chiarimenti. Nella mia risposta sia ad AISA che al Ministero ho reiterato questa richiesta, e la ripeto ancora una volta. Semplici domande per cui sono sufficienti semplici risposte.

Nel mio post mi chiedevo come mai si verificasse una risposta così forte, spropositata, esagerata, di fronte a una protesta in fondo banale di alcune associazioni di veterinari relativamente al farmaco veterinario. Non entro nel discorso tecnico, che in fondo non ho mai affrontato. Altri lo hanno fatto in modo molto completo, secondo me con notevoli motivazioni. Mi incuriosiva invece la risposta di AISA, che sostanzialmente dice "ingrati, io vi ho sempre sostenuto e voi mi ricompensate così", ignorando alcune questioni fondamentali, come il costo dei farmaci veterinari o la necessità di fornire il miglior servizio al cittadino.

Mi incuriosiva anche che, a fronte dell'affermazione che "abbiamo supportato la crescita delle Associazioni culturali veterinarie", nessuno chiedesse innanzitutto cosa vuol dire questa frase, chi è stato sostenuto e in quale modo. Tanto più da parte di istituzioni come la FNOVI, il cui giornale, "30 Giorni", ovviamente riceve denaro in cambio di pubblicità da parte delle industrie del farmaco veterinario.

Mi sarei aspettato una presa di distanza, che almeno dicesse "non condividiamo un approccio del genere, anche se fate pubblicità non è che per questo abbiate diritto di censurare una richiesta di miglioramento".
Invece è capitato l'opposto, nel senso che la FNOVI si è dissociata, ma dai veterinari.

Che esista un sistema sicuramente scorretto, non voglio dire corrotto, me lo conferma una frase che viene citata testualmente nel resoconto dell'incontro tenutosi al Ministero della Salute in cui la Direzione Generale del Farmaco Veterinario rifiuta una delle proposte perché "se accettata potrebbe spingere ad un maggiore uso del farmaco registrato per l' umana, a scapito del lavoro delle aziende del farmaco veterinario".

Una frase del genere io la potrei accettare da parte del Ministero delle Attività Produttive (che adesso tra l'altro avrà ben altri problemi da affrontare), che è preposto a tutelare le industrie, ma il Ministero della Salute secondo me deve invece difendere i consumatori, i cittadini, il corretto uso del farmaco, deve creare un meccanismo virtuoso e sano, non mi sembra debba mettersi a proteggere chi tra l'altro è già ampiamente organizzato per proteggersi, appunto le industrie del farmaco.

Quello che allora non capivo, ora mi è più chiaro. Esiste un sistema funzionale, che io chiamo "del tavolino", costituito dalle quattro entità: Ministero, AISA, FNOVI, ANMVI. Ciascuna delle entità ha interesse a porsi in modo credibile, perché la propria forza deriva dal fatto che il tavolino abbia quattro gambe.

Mi spiego meglio: il Ministero trae dal fatto di consultarsi con le altre entità una giustificazione, una toppa. In qualsiasi situazione privata, una situazione caotica e pasticciata come quella del farmaco veterinario provocherebbe almeno una richiesta di spiegazioni a chi l'ha provocata. Insomma, la responsabilità finale va a ricadere ovviamente sul Ministero, che con il tavolino può invece dire "io mi sono consultato con questi altri".

In quanto alla FNOVI e al'ANMVI, queste traggono una loro giustificazione, una loro forza, dal fatto di sedersi appunto al tavolino. Possono dire che rappresentano i veterinari, mentre in realtà una rappresenta gli Ordini veterinari, cosa ben diversa dai veterinari, l'altra rappresenta un'associazione privata, senza alcuna rappresentanza elettiva o delegata (da chi?).

AISA invece trova un'entratura che vuole utilizzare (legittimamente) a proprio vantaggio, e probabilmente ha esagerato nel ritenere che un sistema simile le attribuisse dei diritti che invece non ha, perlomeno in quella sede.

È questo il motivo per cui di fronte a una minima cosa (la petizione) che inizia a toccare una gamba del tavolino, si verifica una reazione del genere. Chiunque conosca le cose del farmaco è stupito dai movimenti che si sono verificati negli ultimi tre mesi: consultazioni allargate, dichiarazioni di disponibilità, consultazioni popolari. Cose mai viste, e che intendiamoci sono certamente giuste tanto più se sono concrete, reali, e non di facciata.

Tutte queste cose sono state provocate non da iniziative di FNOVI o ANMVI, ma dalla protesta congiunta di Assovet, Omnivet, SIVeLP, Unisvet e da una proposta di petizione popolare che si è indirizzata direttamente ai cittadini e non più unicamente al piccolo orticello della veterinaria.

Anche se adesso FNOVI e ANMVI cercano di mettersi delle medaglie sul petto, queste sono totalmente immotivate. La grande forza della protesta congiunta è stata quella di essere diretta ai cittadini e assolutamente trasparente.

Il sistema del tavolino non può esistere, non è corretto, non può essere un sistema ristretto. Il Ministero deve organizzare il sistema non valutando suggerimenti di gruppi limitati, ma badando alla funzionalità complessiva, e rispondendone in caso di mancato funzionamento. È suo compito organizzare, se non ci riuscisse, occorre capire perché e porre rimedio, ogni altra strada è una scorciatoia e non funziona.

Che il pasticcio sul farmaco veterinario in Italia sia ormai a livelli parossistici lo dimostrano vari aspetti:

- se andate in farmacia, non troverete il farmaco veterinario. Questa è una cosa incredibile, se ci riflettete. E’ la prima dimostrazione di un fallimento. Le farmacie hanno smesso di tenerlo, ve lo richiedono con ordinazione e difficoltà.
- Il prezzo reale dei farmaci veterinari è il 40% in meno di quello riportato sulla fustella. Se comprate in farmacia lo pagate a prezzo intero, se andate nei magazzini costa il 40% in meno. A me sembra un altro prezzo, non uno sconto. I meccanismi distorsivi collegati sono molti, non ultimo il commercio abusivo e appunto le farmacie che non tengono più il farmaco veterinario, nonostante un margine simile
- il farmaco in nero o non registrato correttamente dilaga negli allevamenti
- ci sono sanzioni spropositate e non motivate, unicamente legate a fatti burocratici e slegate da ogni controllo fattuale
- per ogni legge occorre lanciarsi in interpretazioni e chiarimenti, ogni norma è soggetta ad interpretazioni diverse da ASL ad ASL.
- I veterinari non sanno più come prescrivere i farmaci, annegati da norme e contro norme, rischiando SEMPRE le sanzioni di cui sopra

Ormai occorre porre rimedio. Non è rifiutando le critiche o le richieste di chiarimento, non è cercando una propria forza personale, che il rimedio arriverà. Ormai, non è più tempo di piccole schermaglie. O si affrontano i problemi o è inutile cercare di sfuggirli. A iniziare da semplici risposte, quelle che ho chiesto.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Sono anche stati sfortunati. Non è che abbiano scelto un bel periodo per dirsi immuni da scandali.
Grazie per il blog,
Walter