È almeno imbarazzante, bisogna ammetterlo. Quando qualcuno dal di fuori vede così chiaramente qualcosa che a te era sfuggito, in effetti rimani un po' spiazzato. Ma non per questo bisogna evitare l'analisi. Federfauna, la Federazione che riunisce commercianti, importatori, "utilizzatori" di animali, la stessa che denunciò il Presidente dell'Ordine dei Veterinari di Milano per diffamazione, scrive un interessante articolo dove sostanzialmente si chiede "ma questi veterinari, hanno solo pensare al randagismo?", riferito al centenario della FNOVI e degli Ordini sanitari.
È vero quello che dice l'articolo. Tutta la veterinaria, almeno la rappresentazione che la professione dà, è orientata verso il randagismo, gli abbandoni, la cura degli animali dei meno abbienti, insomma tutto ciò che coinvolge l'aspetto "pubblico" della professione. E' una pochezza
culturale della categoria veterinaria libero professionale, che come ho già ricordato è la parte predominante della professione, ma non riesce a esprimersi nella rappresentanza del proprio ruolo.
Bisogna anche riconoscere che la veterinaria pubblica prevale, esercita azione direi quasi oppressiva, soprattutto quando la veterinaria privata non sa esprimersi.
La veterinaria libero professionale ha fatto, in Italia e nel mondo, dei passi enormi negli ultimi 30 anni. Ormai, in quasi tutte le località del Paese, se avete necessità di un servizio libero professionale efficiente, al massimo vi mettete in macchina ed entro mezz'ora trovate un professionista che vi effettua radiografie, ecografie, analisi del sangue, procedure e chirurgie in qualche caso straordinariamente avanzate. Avete un professionista mediamente di buon livello scientifico, insomma l'Italia è capillarmente servita da una rete di buoni professionisti, in qualche caso anche di primissimo livello. Se, a paragone, la medicina umana fosse di tale livello, saremmo molto più avanti della Svezia.
Eppure, tutto questo non emerge. Nessuno lo dice, lo rivendica, anche de dovrebbe essere un grande motivo di orgoglio che i veterinari dovrebbero esaltare.
Per quanto non ci interessi molto, se facciamo il paragone con l'evoluzione della veterinaria pubblica, vediamo che quella libero professionale è andata molto avanti, mentre quella pubblica non ha fatto un analogo passo, cosa d'altronde logica in un mercato che evolve.
A fronte di questa evoluzione i progetti, i discorsi, che la veterinaria come categoria sa fare riguardano troppo spesso cose pubbliche. Si parla sempre del randagismo, delle convenzioni, dei LEAVET portati avanti da ANMVI, delle Fondazioni che si appoggiano ai piani di sviluppo rurale, tutte cose con un loro interesse, ma che non costituiscono il "core mission" della veterinaria, che è invece la clinica degli animali, resa con grande, grandissima professionalità, dai Liberi Professionisti, quelli che questo grande cambiamento l'hanno fatto concretamente.
Quali i motivi di una simile situazione?
Ce n'è per tutti, dalla FNOVI alle Società culturali, i sindacati, ovviamente gli individui, i liberi professionisti. Mi pare di vedere una bella eccezione in Assovet, e non lo dico per amicizia, ma per sincero riconoscimento Se guardate il sito, noterete da subito innanzi tutto una sezione dedicata al pubblico, agli privati, i clienti, dove vengono spiegate chiaramente le caratteristiche di una prestazione veterinaria moderna ed efficiente. Vengono descritte le prestazioni effettuate dai veterinari e c'è un approccio diretto a qualificare giustamente la propria prestazione.
In tutti gli altri casi, veramente, dobbiamo dar ragione a Federfauna. Sembra che la categoria sappia solo pensare al risvolto pubblico della propria attività. Notare bene, non sto dicendo che non debba essere fatto e che non sia importante, sto dicendo che sarebbe meglio rivolgersi al "core mission", quello che sappiamo fare e facciamo meglio.
Spiegare ai proprietari dei quali sono le prestazioni che i veterinari possono fare per migliorare il rapporto con l'animale, sia esso affettivo che di produzione. Spingere e favorire l'attività libero professionale, che ha il maggior riscontro verso l'opinione pubblica e le maggiori possibilità di riconoscimento. Stimolare e favorire da parte del pubblico, dei proprietari, il riconoscimento del veterinario libero professionista come interlocutore dedicato, far riconoscere la grande evoluzione professionale che si è avuta negli ultimi anni. I nostri clienti troppo spesso non sanno che i veterinari sono professionisti anche a grande specializzazione, che esistono specialisti sul campo in ortopedia, diagnostica per immagini, neurologia, che i laboratori per analisi veterinarie sono una realtà notevole, che tutto ciò viene effettuato a costi che sono in un rapporto qualità-prezzo estremamente favorevole. Per quanto possa costare una terapia veterinaria, l'alto livello qualitativo è fornito ad un prezzo certamente irrilevante, rapportato ad esempio ai carrozzoni della medicina pubblica.
Intravedo una prima resistenza nella veterinaria pubblica, che come ho già scritto, vede se stessa come unica rappresentante della categoria. Spetta alle associazioni, ai sindacati, alle società culturali, oltrepassare finalmente questo divario. Come prima cosa, in ogni sito, in ogni approccio, occorre dimenticarsi di parlare ai veterinari e parlare piuttosto al pubblico: è semplice, basta raccontare se stessi, spiegare che cosa facciamo e perché ha questo grande valore. Un passo direi semplice, e che non costa molto. Smettiamo di parlare ai veterinari, rivolgiamoci come liberi professionisti ai nostri clienti. Lo facciamo già tutti i giorni, non dovrebbe essere difficile...
2 commenti:
Il suo Blog è intereesantissimo, e le faccio davvero i miei piu' vivissimi complimenti!!
dr.ssa agr Elettra Grassi
Grazie Dott.ssa Grassi, troppo gentile. Io penso che il cambiamento delle professioni, non solo la mia, potrebbe essere una grande opportunità per tutti, ma in primis per i professionisti. Spero che le professioni la smettano di essere conservatrici, e inizino a cambiare, a diventare più moderne. Come va nella sua professione? Avete problemi simili?
Ancora grazie,
corrado colombo
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