18 aprile 2010

Un'altra bufala. La PEC per i professionisti.

Io capisco che l'informatica sia materia ostica per la classe medica, non parliamo poi di quella veterinaria. Ma magari chiedere una consulenza si poteva fare, e dare una volta tanto ai professionisti italiani un'interpretazione corretta, completa. A me viene in mente che gli Ordini cerchino apposta la complicazione, per poter dire "rivolgetevi a noi", trovando un loro senso di vita. Mah, magari non è così. Ma in ogni caso, la ricerca della complicazione è cosa a cui siamo ampiamente abituati, come professionisti, da parte dei nostri Ordini.


Sta di fatto che ai professionisti viene strombazzata l'esigenza della PEC, quando non esiste, in realtà. Andiamo a leggere la legge 2/2009 e vediamo che "I professionisti iscritti in albi ed elenchi istituiti con legge dello Stato comunicano ai rispettivi ordini o collegi il proprio indirizzo di posta elettronica certificata o analogo indirizzo di posta elettronica di cui al comma 6"


Leggiamo quindi il comma 6 che definisce l'indirizzo come: "indirizzo di posta elettronica basato su tecnologie che certifichino data e ora dell'invio e della ricezione delle comunicazioni e l'integrità del contenuto delle stesse, garantendo l'interoperabilità con analoghi sistemi internazionali."


Cercavo una definizione precisa e ho trovato due o tre pagine molto chiare che spiegano bene la questione. Non sto a ridefinire il tutto, leggete l'ottima spiegazione che soprattutto evita il pasticcio della posta certificata. La firma digitale sostituisce ampiamente la farraginosa PEC, con pieno valore legale, senza costi e maggior efficienza..

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