3 luglio 2009

Triste aver ragione.

Ho sempre pensato che quando dici "ve l'avevo detto", è una magrissima consolazione, perché magari hai avuto ragione, ma i fatti ti danno perdente. Sei stato imbarcato a forza sulla nave dei perdenti, e che tu lo voglia o no, sei con loro.
Magari in questa situazione non è proprio così, ma certo leggere della proposta di legge dell'On. Roberto Cassinelli mi fa pensare a quello che ho scritto più volte a proposito della cartella clinica.

Riassumendo i fatti, un articolo su La Stampa parla della proposta di legge che vorrebbe imporre l'obbligo di cartella clinica ed altre questioni alla professione veterinaria.

Come già scritto, l'obbligo di redigere una cartella clinica sarebbe secondo me vantaggioso per tutti, anche per i veterinari, e le motivazioni le ho già dette.
Ma se non riesci a darti delle regole corrette, nel mondo attuale, prima o poi qualcun altro cerca di dartele. Solo che lo fa in modo peggiore.

La proposta dell'On. Cassinelli è superficiale, farraginosa, scritta male e per certi versi fa sorridere. Si rifà all'esperienza nazionale dell'Autore, e siccome è un avvocato, conosce il Consiglio Nazionale Forense, e pensa che esista un Consiglio Nazionale Veterinario, non una Federazione di Ordini come invece è. Si basa su svarioni e pensa di risolvere la questione con un "registro di classe" dell'ambulatorio, chi entra e chi esce, a che ora e perché. Tecnicamente è inadeguata ed insufficiente, se non dannosa. Ripropone gli ambulatori pubblici, soluzione peggiore del malanno, solletica "la panza" del proprietario di animali con obblighi che non sono altro se non espressione rancorosa di un sentimento "antiveterinario", che sembrano voler dire "Tiè, così impari".

Ma il problema sollevato è giusto. Il nodo che la origina ha una grande importanza, e le questioni non sono peregrine.

La carenza di concetti di servizio elementari, come la cartella o l'impegno all'assistenza 24 ore sul territorio, è cosa non da poco, e sentita dai proprietari di animali.

Sono questioni che dovevano essere affrontate dalla categoria in modo non burocratico, con un progetto elevato e sensato, e non trascurate, magari cercando di gabbarle, come fatto sinora.

Mi interessa anche parlare della levata di scudi della categoria. Innanzitutto, notiamo come al solito che siamo costretti a giocare in difesa, ed è inutile cercare di fare il contropiede, non riusciamo ad uscire dalla nostra metà campo.

Già nell'articolo de La Stampa il Presidente del mio Ordine, Cesare Pierbattisti, ciurla un po' nel manico, sostenendo che "di fatto" l'obbligo di cartella clinica esiste già. Quando sostieni che una cosa esiste già "di fatto", vuol dire che in realtà non c'è. Il Veterinario è in effetti libero di non appuntarsi un bel niente, e poi scrivere due balle a fine terapia. Non si dovrebbe discutere dell'obbligo o meno che ci sia la cartella, ma del fatto che debba essere obbligatoriamente consegnata.

Oscar Grazioli, su Libero, dà pienamente, non parzialmente, ragione all'articolo, dicendo che "a questa situazione stanno cercando di porre rimedio..". Che non vuol dire confutare le tesi della proposta di legge, anzi. Sinceramente, non capisco poi cosa c'entri l'argomento "non siamo pagati molto".

L'ANMVI invece usa mezze bugie, dicendo che esiste già il giuramento di Ippocrate per i veterinari (fortunatamente non siamo così stupidi. Sono i giuramenti che vanno aboliti, sono una baggianata senza limite) o che la professione è "più avanti" della proposta, una risposta che ha un suo senso, ma che alla fine si rivela zoppa. Anche qui, non capisco che cosa c'entra il Comitato Nazionale per la Bioetica. Tra l'altro, io non chiederei il rientro "della Veterinaria". Il rientro di Pasqualino Santori mi sembra auspicabile, ma "della Veterinaria" in astratto mi dice proprio poco. Mi sembra più una richiesta di una poltroncina che di vera partecipazione.

Insomma, siamo alle solite. Negare che esista un problema, sentirsi "offesi" dall'articolo, come ho sentito in questi giorni, non mi pare la miglior risposta. Penso sarebbe meglio affrontare il nodo fondamentale, l'esigenza di una responsabilizzazione minima della categoria prima che altri cerchino di farlo dall'esterno.

Prevedere che un veterinario debba tenere una cartella clinica dell'animale non è poi un obbligo terribile. Se te lo impongono dall'esterno magari chiedono che tu ci scriva poi anche un brufolino, mentre se il progetto lo fa un tecnico può impostarlo sui fatti salienti, veramente importanti, della vita dell'animale. Non mi pare ci sia da discutere molto. La cartella può essere poi informatica (un pdf), cartacea, un foglio, una cosa semplice, non è un dramma.

Per tutta la questione, alcuni punti fondamentali.
Emerge la sconfitta, in pieno ed acclarata, del sistema ordinistico. La proposta tutto sommato cerca di normare alcune cose che sono comprese, o dovrebbero essere, nella deontologia e codici collegati. Come tutti sanno, ormai, carta straccia. Non perchè non esista norma, ma per l'ignavia degli Ordini, Tribunali inadempienti.

La mancanza di un grande progetto e di una grande comunicazione della mia professione. Non c'è da parte delle istituzioni, non c'è da parte delle Associazioni. Si rimane piccoli, purtroppo. Altrimenti non ci troveremmo di fronte a cose come queste.

Concludiamo pratici, come al solito, con proposte concrete.

Se siete veterinari
: rilasciate al proprietario, senza che ve la debba chiedere lui, una cartella clinica. Personalmente, il mio database mi lascia introdurre le mie annotazioni, e poi le stampo come documento pdf. Ormai il cartaceo è ridottissimo. Lo invio via email e amen, meglio ancora di un foglio che poi magari si perde.
Farete bella figura ad un costo zero, dimostrerete la vostra correttezza in ogni situazione. Potrete anche sbagliare, ma almeno dimostrerete che il lavoro lo avete affrontato correttamente.

Se siete proprietari:
chiedete al veterinario, da subito, dalla prima visita, di rilasciarvi una cartella clinica del vostro animale. Ditegli "Dottore, per me questo animale è importante e vorrei riasumermi i dati salienti della sua salute, non posso poi ricordarmi tutto a distanza di anni", e sono sicuro che nella maggior parte delle volte otterrete una risposta positiva. Dimostrerete da subito l'importanza per voi del vostro animale, e migliorerete il servizio. Non è essenziale che ci siano annotate anche le inezie, ma i fatti importanti si.

Se siete preoccupati per le proposte di legge: state tranquilli, mi sembra che sia la proposta sia le risposte abbiano una grande predisposizione all'inconcludenza, malattia molto diffusa, forse non pericolosa. Tutto rimane come prima, ma questo è peggio.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Fortunata a leggerti, anche se per la prima volta, collega. Ma tu lo sai che la cartella clinica in un ospedale umano non te la danno se non dietro richiesta formale scritta? E soprattutto, mai prima delle dimissioni: mentre ero ricoverata non potevo vederla! Era proibito! Poi, abbandonata in un corridoio dopo l'anestesia con la cartella sulla panza, mi sono svegliata di soprassalto e vedendola lì l'ho velocemente sfogliata...

corrado colombo ha detto...

Grazie. Evidenziare gli errori della medicina umana non sia comunque attenuante per quelli della veterinaria. Anzi.

Anonimo ha detto...

Come per molte altre cose, ci ritroviamo a fare i conti con una impostazione professionale sempre più chiusa in se stessa(vedi anche pubblicità, abolizione degli ordini, tracciabilità dei pagamenti,ecc.)
Un vecchio maestro, molti anni fa, diceva: se vuoi essere considerato un professionista, abituati a comportarti come tale, altrimenti sarai sempre un mediocre, anche col camice e il fonendoscopio in mano!
Non ho suggerimenti per risolvere questi problemi, percchè quello che ho in mente credo che sia irrealizzabile, ma qualcosa(forse le parole del vecchio) mi spinge a continuare nel mio percorso, individuale, sperando che qualcuno prima o poi decida di seguirmi.