Sono quelle cose che ti passano sotto il naso, le credi indifferenti, ed invece sono preoccupanti. Solo che te le fanno passare come cose da niente, e tu non ci stai dietro, ma è su quelle cose che si gioca moltissimo. Sono strane, almeno. Eccone una.
Capita che Assovet lanci una meritoria battaglia. Quella sull'uso del farmaco in deroga. Sostanzialmente, se sono un veterinario e devo curare un animale, se voglio curare un animale e non c'è il farmaco veterinario, uso quello umano. Soprattutto se si tratta di animali che non vengono mangiati. Non ci vedo nessun male.
Solo che alcune leggi italiane vietano questo uso, e sono state comminate sanzioni di migliaia di euro a veterinari di animali da compagnia per tale motivo. Animali da compagnia. Cani e gatti.
Notare bene, molto spesso il problema è di reperibilità: il farmacista non ha il farmaco veterinario, mentre quello uso umano è molto più disponibile, anche capillarmente. Altre volte il farmaco umano funziona meglio di quello veterinario, o di una sua alternativa. Altre volte, a pari composizione, costa meno.
AISA, la potente associazione di categoria (si definisce Associazione Italiana della Salute Animale, con termini eufemistici) dei produttori di medicinali veterinari, associata a Federchimica e Confindustria, non è d'accordo, e fin qui comprensibile. AISA usa argomenti tecnicamente molto labili, come la tollerabilità dei farmaci specifici, e rifiuta l'argomento dei maggiori costi. Insomma, se una penicillina uso veterinario costa 10 e lo stesso farmaco uso umano costa 5, per AISA va bene così. Le motivazioni tecniche affermate sono molto discutibili.
Capitano a questo punto delle cose strane:
- la FNOVI, con un durissimo comunicato, si dissocia dalla petizione. Non si capisce nemmeno perchè un tale scostamento. Non si capisce tra l'altro chi avrebbe inviato "richieste di informazioni e chiarimenti"
- anche ANMVI emette analogo simile comunicato
- le industrie farmaceutiche associate ad AISA, che per sua ammissione "da sempre.. è stata un partner costante e credibile di tutte le Associazioni culturali veterinarie, supportandone i progetti di crescita professionale", insomma, da sempre ha sponsorizzato le società culturali, tirando fuori soldi, ebbene, queste aziende ritirano le sponsorizzazioni ad Assovet (e a Unisvet, società culturale indipendente), con motivazioni economiche. Concomitanza quantomeno sospetta, ma legittima pure questa.
- viene indetta una riunione, il consueto tavolo di lavoro, al ministero, a cui si dà ampia ed inconsueta visibilità. Bello il resoconto ed il documento che leggete sul sito del sindacato.
Soprattutto, AISA invia una lettera dove ci dà di sciabolate contro la petizione Assovet, ma soprattutto ricorda che da sempre la loro associazione ha supportato i progetti di crescita di TUTTE le associazioni culturali. Traduzione: da sempre abbiamo dato dei soldi alle associazioni.
Inoltre ritira le proprie sponsorizzazioni ad Assovet.
Non mi interessa l'ottima risposta tecnica, che Massimo Raviola, Presidente Assovet, dà molto bene e correttamente. O quella altrettanto corretta di Andrea Dorcaratto, Presidente Unisvet.
Mi preoccupa invece questa spropositata reazione sinergica di AISA, Ministero, ANMVI, attorno ad una posizione lobbistica. Per cui vorrei farne un'analisi diversa.
ANMVI, che ricordo è un'azienda privata, legittimamente e anche in modo trasparente, dice perché si dissocia. Sostanzialmente dice "noi stiamo lottando per far sì che il veterinario venda i farmaci veterinari nel suo ambulatorio, quindi sarebbe darsi la zappa sui piedi. Il farmaco umano, anche in tale ipotesi, lo venderebbero i farmacisti, mica noi". Per carità, magari le associazioni dei consumatori sono contro, ma problema loro. Personalmente penso che un progetto del genere dovrebbe essere portato avanti più limpidamente, ma parere personale.
Anche AISA è a suo modo trasparente, e anche lei pure legittimamente. Non è propriamente raffinata, o culturalmente avanzata, ma questo non è un reato.
Ma preoccupa la reazione FNOVI. Perchè? Che senso ha una dissociazione simile? In fondo Assovet chiede una cosa molto etica ed assolutamente trasparente. Io mi dissocerei piuttosto da AISA, che nella lettera parla delle Società culturali, ma sappiamo che la pubblicità del farmaco ha un suo peso anche sulla rivista FNOVI.
E al Ministero che ne dicono? Non dimentichiamo che stiamo parlando di quel Ministero dove scoppiò, proprio per la decisione su quali farmaci si potevano usare, in umana, e sul loro prezzo, il più grande, vergognoso scandalo della gestione del farmaco, quello di Duilio Poggiolini, funzionario ministeriale che imbottiva i divani di soldi.
Parliamo di industrie del farmaco, il cui Direttore Generale, Enrica Giorgetti, è la moglie del ministro del welfare. Parliamo dell'ambiente dove gli scandali non sono nuovi, quello del farmaco. Dobbiamo avere dubbi solo sul comparto umano? Non sembra anche a voi che occorra trasparenza?
In particolare, vorremmo conoscere i rapporti economici di AISA con TUTTE le istituzioni veterinarie. Sapere se e chi e quanto e perchè viene pagato.
E la FNOVI, non si sente in imbarazzo a difendere l'ECM, su cui ci sono interessi fortissimi di quelle società culturali che poi ricevono i soldi di AISA?
Secondo me ce ne sarebbe abbastanza da almeno avviarci un'inchiesta. Si possono ipotizzare manovre anticoncorrenziali, tentativi di cartello, tutte cose proibite dalla legge. E' dovere di tutti chiarire questi dubbi e la loro posizione. Sarebbe dovere dello Stato controllare che nessuno cerchi di fare il furbo, sia pure sulle spalle dei proprietari di animali, che alla fine pagano loro. E qualche volta anche sulla pelle degli animali, in questo caso.
Quante leggi sul farmaco veterinario sono condizionate dalla lobby farmaceutica e quanto da effettive necessità? Possibile che ci sia questa grande sinergia su una parte tutto sommato minima della questione farmaco veterinario e che nessuno si occupi invece del farmaco in nero, la vera questione preoccupante?
Perchè una reazione simile? Esiste forse un sistema di condizionamento, di cartello, che ha infiltrato le aree di contiguità?
Io propongo che la petizione venga allargata a questi concetti. Vogliamo sapere quanto viene versato dalle ditte del farmaco ad istituzioni e associazioni. Vogliamo trasparenza
Senza trasparenza cambieremmo un effetto ma non la causa. E questo è il malanno italiano. La mancanza di trasparenza. E' per questa che ci battiamo.
Ovviamente, firmate e fate firmare la petizione.
2 commenti:
Ciao!
Un articolo davvero ben fatto: essenziale e critico al punto giusto. Vorrei chiederti, se non ti dispiace, di poterlo pubblicare tal quale anche sul mio di blog (ovviamente citando la fonte...)
Intanto i miei saluti e complimenti!
Certamente acconsento e ringrazio, ma anche segnalo il tuo sito, di cui mi piace molto la commistione tra generi così apparentemente lontani, e poi l'interesse per l'Arte. Certamente consiglio la lettura di http://astrovet.blogspot.com/
ciao e grazie
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