Un amico mi ha inviato la sentenza del Tar Lombardia riguardante l'ANMVI. Cosa dice sostanzialmente la sentenza? Che l'ANMVI non può, per fatto giuridico, rappresentare "i veterinari" perchè di per sè rappresenta diritti non omogenei, quelli dei dipendenti e quelli dei liberi professionisti. L'ANMVI ricorreva contro una delibera che permette la libera professione dei veterinari dipendenti in Lombardia.
Ci sono molti aspetti che mi sembrano meritevoli di commento.
Il primo, che l'amico mi segnalava la sentenza con soddisfazione, direi quasi, per la sentenza, che va contro la pretestuosità dell'ANMVI.
Ora, nessuno può pensare che io sia tenero con questa associazione, che trovo abbia molti problemi, che ora stanno venendo a galla. Anche su questo blog troverete molte mie critiche, esplicite ed aperte. Ma la situazione in oggetto sembra quella del film "Qualcuno volò sul nidi del cuculo", di Milos Forman, dove un giovane Jack Nicholson tenta inutilmente di alzare il blocco di marmo del lavabo per evadere, non ci riesce ma si volta verso i suoi compagni dicendo "Almeno ci ho provato!".
Anmvi ha forse creato dei danni, con questa sua iniziativa, ma dobbiamo ammettere che almeno ci ha provato.
Sicuramente, e non lo penso da ieri, ANMVI dovrebbe cambiare i propri consiglieri legali. Anche se mi si dice che lo abbia già fatto, e non so ancora se in meglio.
A parte questo, si possono trarre alcune considerazioni più ampie, generali.
Che un sindacato è necessario, obbligatoriamente. Proprio la logica sindacale, che è quella di rappresentazione di interessi di parte, contrapposti, è fondamentale. La pretesa di unitarietà non viene riconosciuta, nemmeno dalla legge. Inutile proclamare di "voler rappresentare tutti". Non è così, non si può, non funziona. Non dico nemmeno che sarebbe brutto, ma non funziona. Si rappresentano interessi di parte, li si contrappongono, ci si confronta, si cerca di ottenere un vantaggio per la propria parte. Legittimamente.
Che la logica del sindacato dei dipendenti pubblici, da sempre, è giocata sui ruoli del poliziotto buono e quello cattivo. Si continua a dire che questa regione, o quell'altra, va su binari suoi, che è dissidente, ed allora fa rivendicazioni isolate, ma si accettano sempre posizioni che vanno in un'unica direzione: la libera professione de iveterinari dipendenti, un obbrobrio che solo in questa nazione può essere pensato.
Che in questi anni la rappresentanza dei dipendenti ha fatto passi avanti, mentre i liberi professionisti non si esprimono, che le norme sono sempre impostate in una direzione statalista, burocratica e non favorevole alla libera professione.
Che questo mancato contrappeso è stato di danno a tutti, creando appunto una normativa insensata e squilibrata.
Che ANMVI, o la FNOVI, non possono continuare a chiedere "unitarietà", unità della categoria, quando poi al momento di decidere creano danni per loro conto. Noi siamo legati anche a loro, ai loro disastri. E dobbiamo chiedere che smettano di farli, con un metodo diverso, che non escluda, come adesso avviene, le altri componenti della veterinaria.
ANMVI ci ha provato, e ha sbagliato. Gli effetti di questo sbaglio ricadono su tutti, purtroppo. E' ora di chiedere che i Moggi della veterinaria si facciano da parte, che assumano un altro atteggiamento. Che le proposte nascano da un vero confronto generale, e non da un conciliabolo interno.
Dobbiamo chiedere anche alle altre associazioni, sindacati, forze politiche di categoria, un maggior sforzo propositivo, di unione. E' inutile gioire per gli errori degli altri, soprattutto se poi non si riesce a creare una proposta. Che le associazioni più piccole si parlino, si uniscano, creino una sinergia. Altrimenti affogheranno, loro e noi, in un bicchier d'acqua.
Occorre unire le forze dei liberi professionisti per evitare di rimanere in questo stallo progettuale della professione che dura ormai da dieci anni, da quando ANMVI ha dato l'alibi alla veterinaria pubblica per continuare a chiedere in modo pretestuoso. La mancata rappresentanza dei Liberi Professionisti da parte di ANMVI ha dato modo ai dipendenti di continuare a proporre una strada antica, di eccesso normativo e statalista. Un eccesso dannoso per tutti.
Adesso, basta. Cambiamo strada. O non se ne fa niente. Inutile dileggiare chi ha sbagliato. Proviamoci anche noi.
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2 commenti:
Io sono uno di quegli obbrobri di cui parli . O forse parlavi di quelli che lo fanno aumma aumma ?
Caro Corrado non e' facile commentare questo tuo post fiume pieno di antichi veleni e nuovi aneliti di populismo veterinario .
Mi preme farti capire che come sempre in media sta virtus e che non c'e' solo il Dipendente cattivo che fa la professione in nero eil LP buono che si uccide di tasse e balzelli vari . In mezzo c'e un mondo variegato che tu tendi ad annullare .
Niente di personale, Marco. Ma la virtù sta nel mezzo si adatta alle azioni, non alle istituzioni. Altra cosa. Le incompatibilità sono evidenti e grosse come una casa. Come farà il dipendente ad ordinare abbattimenti nell'allevamento dove incassa mille euro al mese? Come farà a valutare le carni di quello stesso animale che lui stesso ha curato? Come farà a fare la vigilanza su altri ambulatori uguali al suo?
No,Marco, non sono veleni o populismo. Sono le cose nella loro crudissima realtà. Una veterinaria moderna non può essere a mezzo.
Con grande rispetto, non tocco le persone, che come al solito sono buone o cattive in modo variegato. Ma le istituzioni. Se lo Stato assume dei veterinari, che li assuma a tempo pieno, non a part time.
Un grazie sincero per il tuo post.
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