9 maggio 2009

Settimana Veterinaria. Un articolo interessante.

Ferruccio Marello, Collega equilibrato e di lettura sempre piacevole ed interessante, scrive su Settimana Veterinaria n. 651 di Ordini professionali, Antitrust e minimi tariffari.

Non conosco in specifico i fatti a cui si riferisce, ma ho ben presente le posizioni di cui parla. Ne scrivo da anni, e questo blog le ha sempre affrontate.

In breve, mi fa piacere che Marello scriva quella che è una realtà ovvia, e cioè che i minimi tariffari sono una cosa obsoleta e socialmente non sostenibile.

L'articolo passa poi a discutere degli esami di Stato e di quelli di ammissione, chiedendone l'abolizione.

Io trovo le posizioni di Ferruccio indubbiamente intelligenti, anche se non sono d'accordo con le sue conclusioni. E c'è un motivo specifico per cui si crea questa divergenza. Ferruccio Marello non ha mai fatto parte di una commissione per l'esame di Stato, ne sono convinto.

Chiunque l'abbia fatto comprende esattamente la profonda crisi della nostra Università e delle Facoltà di Medicina Veterinaria, che hanno caratteri estremamente particolare.

Chiedo a Ferruccio di fare un esperimento, che mi pare interessante. Dia la sua disponibilità a partecipare ad una (due, per legge due) sessioni di esami. Troverò il modo di aiutarlo ad essere incluso nelle terne di commissari, e vediamo cosa cambierà nelle sue posizioni.

Intendiamoci, sono in piena sintonia con l'individuazione dei problemi che fa nel suo articolo, con intelligenza e spirito costruttivo. Ma aggiungo alcuni particolari che derivano dall'aver partecipato direttamente per dieci anni alla vita ordinistica.

I tariffari minimi non sono solo antiquati, erano anche inapplicabili e forse dannosi per gli stessi professionisti che avrebbero dovuto applicarli. Non solo sono vecchi, sono anche inutili. Favorivano i peggiori tra i professionisti, quelli che sceglievano di non rispettarli.

In quanto agli Esami di ammissione e di Stato, concordo sulla loro perdita di funzione attuale, ma abolendoli, soprattutto l'esame finale, si cede totalmente al disastro dell'Università. Secondo me rimagono una valutazione complessiva della preparazione fatta da un ente che dovrebbe essere terzo, una specie di certificazione di fronte al cittadino, al cliente. Andrebbero riformati, ma un senso ce l'hanno. In quanto agli esami di ammissione, certamente potrebbero essere sostituiti da una selezione effettuata nei primi anni di Università. Ma l'Università questa selezione non intende farla.

Mi fa comunque enormemente piacere che si aprano nuovi squarci sulla realtà, e che magari servano alla riflessione della categoria, troppo spesso più attratta da facili (stupide) risposte che da difficili (intelligenti) domande.

Condivido pienamente quando Ferruccio Marello scrive: "Discorsi vecchi purtroppo, tanto vecchi quanto disattesi e nemmeno presi in considerazione da un dirigenza veterinaria che, seppure in buona fede, sta contribuendo ad aumentare quel danno d'immagine..".

2 commenti:

Ferruccio Marello ha detto...

Caro Corrado, anche io penso che un'attività di garanzia nei confronti della collettività debba essere portata avanti, ma ritengo che l'esame di Stato non ne sia all'altezza, perchè delle due l'una: o si promuovono gli effettivamente meritevoli e si bocciano gli effettivamente incapaci (ma allora qualcuno dovrebbe poi spiegare a questi ultimi come hanno fatto a superare positivamente decine di esami per poi essere bollati come incapaci alla fine, per colpe non ascrivibili a loro ma all'Università) oppure si va avanti come si fa oggi e quindi alla fine della fiera vengono promossi tutti (ma allora bisognerebbe spiegare alla collettività come si realizza l'attività di garanzia a suo favore).
Cari saluti.

corrado colombo ha detto...

Grazie Ferruccio, esatto quello che dici. La soluzione corretta è sicuramente una giusta selezione effettuata all'interno del corso di studi. Siamo tutti, ma proprio tutti, (anche gli studenti) vittime di questo sistema.

Un cordialissimo saluto,
corrado