30 maggio 2015

Don Abbondio e la veterinaria: dove un Ordine mostra di non aver idea della propria funzione...

La questione della "giovane" (a dire il vero ha 34 anni, certamente giovane ma penso che abbia tutto il diritto di essere chiamata veterinaria e basta) veterinaria diPadova che si è vista imbrattare le vetrine del suo ambulatorio per una questione relativa ad un gattino curato o non curato che sia, mi pare interessante per alcuni spunti di riflessione più generale.

Innanzitutto la riconfermata carenza di autorevolezza da parte dei veterinari, fatto sul quale occorrerebbe riflettere in modo più ampio e con alcune interessanti valutazioni, ma che qui tralasciamo. Affermo questo non tanto per l’episodio in sé, ma per una serie di lamentele espresse dai veterinari in più sedi, tutte dello stesso tenore. Fenomeno generale per i professionisti, ma probabilmente complicato da alcune situazioni tutte veterinarie: molti giovani senza una reale esperienza, poco senso imprenditoriale, realtà diffuse molto piccole. Cosa sta capitando alla veterinaria italiana?

La parte importante delle considerazioni è però il comunicato ufficiale dell'Ordine di Padova che a me sembra quanto di più tartufesco e fariseo potesse venire in mente.

Sostanzialmente il comunicato dice: "solidarietà alla collega perché non è così che si critica qualcuno" e fin qui pienamente d'accordo.

Dove casca l'asino e si rivela o malafede o una paurosa ignoranza dei meccanismi di funzionamento dell'Ordine che si amministra è nella parte finale del comunicato, ed in generale nell’impostazione dell’Ordine, che sostanzialmente dice "se volete segnalare un fatto deontologico lo potete fare attraverso l'Ordine e noi ne terremo conto. A tutt'oggi non è pervenuta nessuna segnalazione da parte di chicchessia e quindi noi non facciamo niente di più". La colossale ignoranza è relativa al meccanismo di attivazione di un Ordine, che assolutamente non richiede una "segnalazione", nel senso che un procedimento disciplinare non necessita minimamente che qualcuno scriva segnalando dei fatti, basta che l’Ordine giunga a conoscenza di un qualcosa per doversi porre il problema "questo iscritto ha offeso il decoro, i cardini della nostra professione?".

Venuto a conoscenza per pubblica nozione o in qualsiasi modo di un fatto che potrebbe avere rilevanza deontologica e disciplinare,il Presidente procede ad un colloquio preliminare, che non è ancora un procedimento disciplinare, ma unicamente una valutazione dei fatti, una fase istruttoria. Dopo questo colloquio il Presidente riferisce al Consiglio direttivo se ritiene o no di aprire un procedimento disciplinare.

Il Consiglio deciderà quindi se aprire o no il vero procedimento disciplinare, dove il professionista viene convocato per ulteriori domande, potendo nel contempo presentare anche le sue affermazioni.

Il Consiglio può anche non accettare il parere preliminare del Presidente e decidere in senso contrario a quello che questi aveva proposto, in altri termini può decidere di aprire un procedimento anche se il Presidente riteneva di non doverlo fare o viceversa. L'apertura di un procedimento disciplinare è un atto formale ben preciso e codificato, ufficiale.

Il Consiglio dell'Ordine di Padova sbaglia quindi completamente e addirittura potrebbe anche incorrere in un’omissione, perché non può dire "in mancanza di segnalazione noi non facciamo niente": l'avvenuta conoscenza c'è, inoppugnabile, testimoniata dallo stesso comunicato ufficiale.

Che cosa avrebbe quindi dovuto fare il Consiglio dell'Ordine?

Molto semplicemente, convocare la Collega, ascoltarla, il Presidente avrebbe dovuto valutare i fatti e, in caso di manifesta infondatezza, dichiarare il non luogo a procedere, mancando gli estremi per l'apertura di un procedimento disciplinare. In caso di dubbio eventualmente cercare e valutare altre testimonianze, dopo di che emettere un giudizio, di assoluzione o colpevolezza. Certamente è omissivo dire "se non fate una denuncia esplicita noi non ci muoviamo".


A me il comunicato sembra un barcamenarsi facendo un po' bella figura con la pancia della categoria (la prima parte e il generico sostegno nei confronti della Collega) e poi lavandosene le mani in modo pilatesco (la parte dove si afferma che non avendo ricevuto segnalazioni i fatti è come se non esistessero). Non è così. L’Ordine avrebbe dovuto esaminare i fatti e poi assolvere o incolpare, ma questo avrebbe significato attirarsi le ire o della professionista o degli animalisti, e quindi, meglio non scegliere, fare come Don Abbondio. E’ Italia, è veterinaria…

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