La questione della
"giovane" (a dire il vero ha 34 anni, certamente giovane ma penso che
abbia tutto il diritto di essere chiamata veterinaria e basta) veterinaria diPadova che si è vista imbrattare le vetrine del suo ambulatorio per una questione
relativa ad un gattino curato o non curato che sia, mi pare interessante per
alcuni spunti di riflessione più generale.
Innanzitutto la
riconfermata carenza di autorevolezza da parte dei veterinari, fatto sul quale
occorrerebbe riflettere in modo più ampio e con alcune interessanti
valutazioni, ma che qui tralasciamo. Affermo questo non tanto per l’episodio in sé, ma
per una serie di lamentele espresse dai veterinari in più sedi, tutte dello stesso tenore. Fenomeno
generale per i professionisti, ma probabilmente complicato da alcune situazioni
tutte veterinarie: molti giovani senza una reale esperienza, poco senso
imprenditoriale, realtà diffuse molto piccole. Cosa sta capitando alla veterinaria italiana?
La parte importante
delle considerazioni è però il comunicato ufficiale dell'Ordine di Padova che a
me sembra quanto di più tartufesco e fariseo potesse venire in mente.
Sostanzialmente il comunicato dice: "solidarietà alla collega perché non è
così che si critica qualcuno" e fin qui pienamente d'accordo.
Dove casca l'asino
e si rivela o malafede o una paurosa ignoranza dei meccanismi di funzionamento
dell'Ordine che si amministra è nella parte finale del comunicato, ed in
generale nell’impostazione dell’Ordine, che sostanzialmente dice "se
volete segnalare un fatto deontologico lo potete fare attraverso l'Ordine e noi
ne terremo conto. A tutt'oggi non è pervenuta nessuna segnalazione da parte di chicchessia
e quindi noi non facciamo niente di più". La colossale ignoranza è
relativa al meccanismo di attivazione di un Ordine, che assolutamente non
richiede una "segnalazione", nel senso che un procedimento
disciplinare non necessita minimamente che qualcuno scriva segnalando dei
fatti, basta che l’Ordine giunga a conoscenza di un qualcosa per doversi porre
il problema "questo iscritto ha offeso il decoro, i cardini della nostra
professione?".
Venuto a conoscenza per pubblica nozione o in qualsiasi
modo di un fatto che potrebbe avere rilevanza deontologica e disciplinare,il Presidente
procede ad un colloquio preliminare, che non è ancora un procedimento
disciplinare, ma unicamente una valutazione dei fatti, una fase istruttoria. Dopo
questo colloquio il Presidente riferisce al Consiglio direttivo se ritiene o no
di aprire un procedimento disciplinare.
Il Consiglio deciderà
quindi se aprire o no il vero procedimento disciplinare, dove il professionista
viene convocato per ulteriori domande, potendo nel contempo presentare anche le
sue affermazioni.
Il Consiglio può
anche non accettare il parere preliminare del Presidente e decidere in senso
contrario a quello che questi aveva proposto, in altri termini può decidere di
aprire un procedimento anche se il Presidente riteneva di non doverlo fare o
viceversa. L'apertura di un procedimento disciplinare è un atto formale ben
preciso e codificato, ufficiale.
Il Consiglio dell'Ordine
di Padova sbaglia quindi completamente e addirittura potrebbe anche incorrere
in un’omissione, perché non può dire "in mancanza di segnalazione noi non
facciamo niente": l'avvenuta conoscenza c'è, inoppugnabile, testimoniata
dallo stesso comunicato ufficiale.
Che cosa avrebbe
quindi dovuto fare il Consiglio dell'Ordine?
Molto semplicemente,
convocare la Collega, ascoltarla, il Presidente avrebbe dovuto valutare i fatti
e, in caso di manifesta infondatezza, dichiarare il non luogo a procedere,
mancando gli estremi per l'apertura di un procedimento disciplinare. In caso di
dubbio eventualmente cercare e valutare altre testimonianze, dopo di che
emettere un giudizio, di assoluzione o colpevolezza. Certamente è omissivo dire
"se non fate una denuncia esplicita noi non ci muoviamo".
A me il comunicato
sembra un barcamenarsi facendo un po' bella figura con la pancia della
categoria (la prima parte e il generico sostegno nei confronti della Collega) e
poi lavandosene le mani in modo pilatesco (la parte dove si afferma che non
avendo ricevuto segnalazioni i fatti è come se non esistessero). Non è così.
L’Ordine avrebbe dovuto esaminare i fatti e poi assolvere o incolpare, ma
questo avrebbe significato attirarsi le ire o della professionista o degli
animalisti, e quindi, meglio non scegliere, fare come Don Abbondio. E’ Italia,
è veterinaria…
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