3 giugno 2014

Riceviamo e pubblichiamo: Critiche alla posizione FNOVI sull'apicoltura.

Mi sembra molto interessante la lettera ricevuta da Gianluca Pressi, Collega di grande solidità culturale generale e specifica per il settore apistico:

Moncrivello, 23/05/2014 

Cari colleghi,


Alimentari e Forestali, Maurizio Martina, che è stata poi inoltrata per conoscenza al 

Ministero della Salute e con il Centro di Referenza Nazionale per l’Apicoltura presso 

Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, riguardante la campagna contro l'abuso 

della professione, con particolare riguardo al settore apistico (clicca qui). 

Nella nota stessa sono menzionati i sistemi di monitoraggio Apenet, poi Beenet e il sistema 

di intervento e rilevazione delle morie in apicoltura (SPIA) e indicati come situazioni 

ritenute potenzialmente idonee ad integrare la fattispecie criminosa. Nel comunicato è 

inoltre espressa una serie di accuse (mancata rilevazione di patologie denunciabili, omesse 

segnalazioni delle stesse, abuso della professione ecc.) a cui le istituzioni menzionate, 

probabilmente, risponderanno con precisione e maggiore cognizione di causa; io vorrei 

limitarmi a fare delle considerazioni più generali su contenuti, toni e opportunità della 

missiva in oggetto. 

Poiché mi ritengo un buon conoscitore della realtà apistica e altresì veterinaria (sono libero 

professionista laureato nel 1990), leggendo le righe pubblicate dalla FNOVI mi sono sentito 

colpito e offeso sia come veterinario sia come profondo amante del mondo delle api e degli 

apoidei. 

Le scienze veterinarie fino a pochi anni fa hanno evidentemente "snobbato" tutto il settore 

dell'apicoltura (programmi didattici alla mano!), ritenendolo forse poco produttivo o non 

degno di attenzione rispetto ad altre specie zootecniche, demandando di fatto formazione, 

controllo, ricerca di soluzioni e quant'altro all'iniziativa di altre figure professionali, dei 

singoli apicoltori e delle associazioni apistiche (all'interno delle quali sono presenti spesso 

anche veterinari) che molto hanno fatto e fanno per cercare di ridurre il pericoloso "fai da 

te" degli apicoltori stessi. 

Dal punto di vista legislativo la situazione non è stata da meno, visto che il Regolamento di 

Polizia Veterinaria, ancora oggi, equipara le api alle altre specie zootecniche (evidente 

prova dell'ignoranza della materia) e considera, per esempio, tra le malattie 

obbligatoriamente denunciabili la varroatosi, infestazione parassitaria degli alveari presente 

nel 100% degli alveari ed endemica in Italia dalla fine degli anni '80...un po' come se si 

considerasse malattia denunciabile l'ascaridiosi o la pulicosi dei cani! 

Non solo...come si può valutare la nuova interpretazione legislativa del settore che equipara 

la cera, che è un prodotto ghiandolare primario come la pappa reale, ai sottoprodotti di 

origine animale (ma non è uno scarto di lavorazione!), rendendone di fatto molto più 

indaginose l'importazione, la manipolazione, la lavorazione e lo smaltimento (Reg. CE 

1069/2009 e relativo decreto di attuazione Reg. CE 142/2011)? 

Gli stessi colleghi dell'ASL, hanno cominciato solo da pochi anni a ricercare e a vantare una 

reale formazione nel settore, provate a chiedere loro quali competenze e sussidi diagnostici 

hanno avuto a disposizione nei decenni precedenti, rispetto al controllo della sanità degli 

apiari! 

Ora se da un lato ritengo corretto, positivo e stimolante il novello interesse del mondo 

veterinario (facendone io stesso parte) per l'apicoltura, ciò che mi urta in modo particolare è 

l'arroganza e la mancanza di umiltà di chi non considera gli anni di esperienza di campo e 

scientifica e pretende diritti in nome solo di titoli accademici e non di competenze! Io 

stesso mi sono avvicinato al mondo delle api e degli apoidei dovendo riconoscere la mia 

profonda ignoranza in materia e le maggiori conoscenze di biologi, entomologi, agronomi, 

tecnici e anche semplici professionisti del settore...con tempo, pazienza e studio credo ora di 

poter far valere le mie capacità (e altresì il titolo di studio) alla pari di chi il settore lo segue 

da anni. Non metto in dubbio il diritto della mia classe professionale di occuparsi del settore 

ma ne critico le modalità e i toni. 

Non credo di sorprendere nessuno nell'affermare che il rischio di scomparsa delle api e di 

molte specie di apoidei è una realtà accettata da quasi tutto il mondo scientifico, come è 

anche ben chiaro che l'importanza di questi insetti va ben oltre le capacità produttive ma 

risiede nella loro indispensabile attività impollinatoria (l'Unione Europea ha ufficialmente 

stimato il valore delle attività di impollinazione a livello mondiale in 153 miliardi di € per 

anno !!). Il lavoro di professionisti, veterinari e non, delle associazioni e delle strutture ora 

tacciate di mancanza di professionalità e criminoso abuso della professione, è stato 

fondamentale per scoprire e comprovare il ruolo dei pesticidi (e non solo) nelle disastrose 

morie di api che stanno decimando il settore negli ultimi anni e ha contribuito al 

riconoscimento di tale pericolosità da parte dell'Unione Europea con i conseguenti 

importanti provvedimenti del caso (per es. sospensione temporanea di alcuni 

neonicotinoidi). Hanno semplicemente occupato una nicchia colpevolmente lasciata libera 

dal settore veterinario, fornendo comunque un valido supporto ad apicoltori ed esperti del 

settore. 

Ritengo quindi che la collaborazione e il dialogo di cui si parla nel sottotitolo della nota (La 

Federazione cerca un dialogo con il Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e 

Forestali, Maurizio Martina), pesantemente contraddetti dai contenuti successivi, siano 

l'unico modo per aiutare veramente un fondamentale tassello delle biodiversità, cercando di 

superare corporativismi e miopi interessi del momento. Credo inoltre che il ruolo del 

veterinario vada oltre il mero discorso della sanità animale e che dovrebbe avere un 

approccio ben più allargato nei confronti della salvaguardia dell'ambiente. 

Termino questo sfogo, affermando che il mio amore per api e apoidei si spinge di là della 

laurea o della professione e sottolineo che non ho alcun interesse economico non appartengo 

né collaboro con alcuna associazione del settore, sono un libero professionista, titolare di un 

ambulatorio e unicamente per interesse personale, ho condotto alveari a favi mobili e a telai 

mobili, collaboro gratuitamente con alcuni apicoltori della zona dove vivo, ho rilevato e 

segnalato un avvelenamento da pesticidi poi confermato dalle analisi, scrivo e gestisco 

progetti di cooperazione in apicoltura nei paesi in via di sviluppo tramite un'associazione 

senza scopo di lucro, ho seguito un corso di tre mesi organizzato dall'Associazione 

apicoltori di Torino e ho conseguito un master di II livello in Patologia Apistica e 

Apidologia, presso l'Università di Pisa, Facoltà di Scienze Veterinarie. 

Cordiali saluti 


Gianluca Pressi

1 commento:

Anonimo ha detto...

Grazie Gianluca per il tuo contributo! Chiaro, esplicativo e sopratutto veritiero!
Grazie ancora!
Marco, apicoltore e addetto al settore