Moncrivello, 23/05/2014
Cari colleghi,
vi scrivo in merito alla nota indirizzata dalla FNOVI al Ministro delle Politiche Agricole
Alimentari e Forestali, Maurizio Martina, che è stata poi inoltrata per conoscenza al
Ministero della Salute e con il Centro di Referenza Nazionale per l’Apicoltura presso
Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, riguardante la campagna contro l'abuso
della professione, con particolare riguardo al settore apistico (clicca qui).
Nella nota stessa sono menzionati i sistemi di monitoraggio Apenet, poi Beenet e il sistema
di intervento e rilevazione delle morie in apicoltura (SPIA) e indicati come situazioni
ritenute potenzialmente idonee ad integrare la fattispecie criminosa. Nel comunicato è
inoltre espressa una serie di accuse (mancata rilevazione di patologie denunciabili, omesse
segnalazioni delle stesse, abuso della professione ecc.) a cui le istituzioni menzionate,
probabilmente, risponderanno con precisione e maggiore cognizione di causa; io vorrei
limitarmi a fare delle considerazioni più generali su contenuti, toni e opportunità della
missiva in oggetto.
Poiché mi ritengo un buon conoscitore della realtà apistica e altresì veterinaria (sono libero
professionista laureato nel 1990), leggendo le righe pubblicate dalla FNOVI mi sono sentito
colpito e offeso sia come veterinario sia come profondo amante del mondo delle api e degli
apoidei.
Le scienze veterinarie fino a pochi anni fa hanno evidentemente "snobbato" tutto il settore
dell'apicoltura (programmi didattici alla mano!), ritenendolo forse poco produttivo o non
degno di attenzione rispetto ad altre specie zootecniche, demandando di fatto formazione,
controllo, ricerca di soluzioni e quant'altro all'iniziativa di altre figure professionali, dei
singoli apicoltori e delle associazioni apistiche (all'interno delle quali sono presenti spesso
anche veterinari) che molto hanno fatto e fanno per cercare di ridurre il pericoloso "fai da
te" degli apicoltori stessi.
Dal punto di vista legislativo la situazione non è stata da meno, visto che il Regolamento di
Polizia Veterinaria, ancora oggi, equipara le api alle altre specie zootecniche (evidente
prova dell'ignoranza della materia) e considera, per esempio, tra le malattie
obbligatoriamente denunciabili la varroatosi, infestazione parassitaria degli alveari presente
nel 100% degli alveari ed endemica in Italia dalla fine degli anni '80...un po' come se si
considerasse malattia denunciabile l'ascaridiosi o la pulicosi dei cani!
Non solo...come si può valutare la nuova interpretazione legislativa del settore che equipara
la cera, che è un prodotto ghiandolare primario come la pappa reale, ai sottoprodotti di
origine animale (ma non è uno scarto di lavorazione!), rendendone di fatto molto più
indaginose l'importazione, la manipolazione, la lavorazione e lo smaltimento (Reg. CE
1069/2009 e relativo decreto di attuazione Reg. CE 142/2011)?
Gli stessi colleghi dell'ASL, hanno cominciato solo da pochi anni a ricercare e a vantare una
reale formazione nel settore, provate a chiedere loro quali competenze e sussidi diagnostici
hanno avuto a disposizione nei decenni precedenti, rispetto al controllo della sanità degli
apiari!
Ora se da un lato ritengo corretto, positivo e stimolante il novello interesse del mondo
veterinario (facendone io stesso parte) per l'apicoltura, ciò che mi urta in modo particolare è
l'arroganza e la mancanza di umiltà di chi non considera gli anni di esperienza di campo e
scientifica e pretende diritti in nome solo di titoli accademici e non di competenze! Io
stesso mi sono avvicinato al mondo delle api e degli apoidei dovendo riconoscere la mia
profonda ignoranza in materia e le maggiori conoscenze di biologi, entomologi, agronomi,
tecnici e anche semplici professionisti del settore...con tempo, pazienza e studio credo ora di
poter far valere le mie capacità (e altresì il titolo di studio) alla pari di chi il settore lo segue
da anni. Non metto in dubbio il diritto della mia classe professionale di occuparsi del settore
ma ne critico le modalità e i toni.
Non credo di sorprendere nessuno nell'affermare che il rischio di scomparsa delle api e di
molte specie di apoidei è una realtà accettata da quasi tutto il mondo scientifico, come è
anche ben chiaro che l'importanza di questi insetti va ben oltre le capacità produttive ma
risiede nella loro indispensabile attività impollinatoria (l'Unione Europea ha ufficialmente
stimato il valore delle attività di impollinazione a livello mondiale in 153 miliardi di € per
anno !!). Il lavoro di professionisti, veterinari e non, delle associazioni e delle strutture ora
tacciate di mancanza di professionalità e criminoso abuso della professione, è stato
fondamentale per scoprire e comprovare il ruolo dei pesticidi (e non solo) nelle disastrose
morie di api che stanno decimando il settore negli ultimi anni e ha contribuito al
riconoscimento di tale pericolosità da parte dell'Unione Europea con i conseguenti
importanti provvedimenti del caso (per es. sospensione temporanea di alcuni
neonicotinoidi). Hanno semplicemente occupato una nicchia colpevolmente lasciata libera
dal settore veterinario, fornendo comunque un valido supporto ad apicoltori ed esperti del
settore.
Ritengo quindi che la collaborazione e il dialogo di cui si parla nel sottotitolo della nota (La
Federazione cerca un dialogo con il Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e
Forestali, Maurizio Martina), pesantemente contraddetti dai contenuti successivi, siano
l'unico modo per aiutare veramente un fondamentale tassello delle biodiversità, cercando di
superare corporativismi e miopi interessi del momento. Credo inoltre che il ruolo del
veterinario vada oltre il mero discorso della sanità animale e che dovrebbe avere un
approccio ben più allargato nei confronti della salvaguardia dell'ambiente.
Termino questo sfogo, affermando che il mio amore per api e apoidei si spinge di là della
laurea o della professione e sottolineo che non ho alcun interesse economico non appartengo
né collaboro con alcuna associazione del settore, sono un libero professionista, titolare di un
ambulatorio e unicamente per interesse personale, ho condotto alveari a favi mobili e a telai
mobili, collaboro gratuitamente con alcuni apicoltori della zona dove vivo, ho rilevato e
segnalato un avvelenamento da pesticidi poi confermato dalle analisi, scrivo e gestisco
progetti di cooperazione in apicoltura nei paesi in via di sviluppo tramite un'associazione
senza scopo di lucro, ho seguito un corso di tre mesi organizzato dall'Associazione
apicoltori di Torino e ho conseguito un master di II livello in Patologia Apistica e
Apidologia, presso l'Università di Pisa, Facoltà di Scienze Veterinarie.
Cordiali saluti
Gianluca Pressi
1 commento:
Grazie Gianluca per il tuo contributo! Chiaro, esplicativo e sopratutto veritiero!
Grazie ancora!
Marco, apicoltore e addetto al settore
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