A me
personalmente non desta molto scandalo il fatto che Berlusconi cerchi
veterinari disposti a lavorare gratis per gli iscritti al suo partito,
piuttosto dovremmo interrogarci, come categoria professionale, sul fatto che li
trovi, e sono sicuro che se cercasse bene ne troverebbe molti.
Li
troverebbe perché questi sarebbero convinti di averne un vantaggio economico
finale, in altri termini, penserebbero di attirare clientela con un iniziale
prezzo gratuito. Insomma, farebbero concorrenza, e fin qui non sarebbe nemmeno
grave.
Il problema è che i veterinari non sanno fare altra concorrenza che non
quella sul prezzo, per tanti motivi.
Certamente
fondamentale in questo stato di cose è una scarsa educazione commerciale. Saper
curare un animale non vuol dire conoscere i meccanismi fondamentali della
vendita della propria professione. Alla base abbiamo la scarsa educazione
finanziaria-economica degli italiani in generale, come pure la carente
istruzione in questo settore da parte delle facoltà universitarie, ma anche il
fatto che la concorrenza sia stata sempre vista come "tabù" da parte
degli Ordini e quindi, anche una volta liberalizzata, vengano viste come
disdicevoli le iniziative realmente promozionali, mentre sono ritenute in fondo
ammissibili quelle che agiscono sulla leva del prezzo, malgrado in realtà non
siano le più potenti.
A me
sembra che in questo senso siano state estremamente deleterie iniziative
patrocinate dalla Federazione degli Ordini o da ANMVI che hanno promosso il "Mese
del cucciolo" o altre cose simili quando invece si doveva scegliere un
meccanismo diverso. Non lo dico per critica verso le due entità, ma a scopo direi "pedagogico".
I prezzi
sono visti come "paracarri" del valore delle cose. Per essere più chiaro,
se io venissi a sapere che, anche per tempi limitati e in zone geograficamente
molto distanti dalla mia, un'automobile di lusso viene venduta a un quarto del
suo prezzo, il valore percepito dell'automobile verrebbe drasticamente limitato
anche negli altri periodi dell'anno e per chiunque venga a conoscenza della
riduzione di prezzo. Oltre tutto la grande e veloce diffusione tramite web
delle informazioni tra rende la conoscenza degli sconti immediata a tutti i
consumatori
Si può dire
quindi che la prima botta al valore percepito della visita veterinaria è stata
data da queste iniziative. Se so che uno stesso servizio viene venduto da
qualcuno a 100 e da qualcun altro, anche per un periodo limitato, o una
particolare contingenza, a 10, il ragionamento che mi viene mente e "ma
quello che vende a 10 mica ci rimetterà, no?", per cui la percezione del
valore si abbassa immediatamente.
Come se
non bastasse, ci si aggiunge il potere devastante del prezzo "gratis".
Il prezzo gratis è praticamente un ossimoro,
una pratica molto sofisticata in mano ad operatori esperti, mentre
operatori poco accorti possono creare dei veri e propri disastri, come è avvenuto
nel caso della veterinaria.
L'utilizzo
del prezzo gratis è una fortissima distorsione del mercato che deve essere poi
canalizzata nei mezzi giusti, affinché si crei un rapporto con il cliente. In
mano a chi non sa utilizzare i meccanismi commerciali, il rischio è che si
abbia unicamente un effetto di momentanea attrattiva seguito da una diminuzione
drastica del valore percepito.
Per
comprendere il potere della parola "gratis", sono stati fatti molti
esperimenti che confermano la capacità di un'attrazione del genere, anche a
discapito della razionalità economica. Un esempio: se vi venisse proposto di
ricevere a vostra scelta un buono sconto del valore di dieci euro per il vostro
supermercato preferito, consegnatovi gratuitamente, oppure un buono sconto del
valore di venti euro, per il quale dovreste invece pagare sette euro, quale
scegliereste?
Statisticamente, la maggioranza, soprattutto se coinvolta in un
meccanismo che non consenta un grande ragionamento (ad esempio la rapidità, la
velocità nell'indicare la propria scelta) sceglie il buono da 10 euro regalato,
mentre il calcolo economico farebbe invece scegliere quello da venti, che
contiene la maggiore utilità.
Perché? I motivi sono molti e qualche studioso li
ha individuati nel contesto legato "alla paura di perdere qualcosa". Se
chiedete a qualcuno che aderisce ad un'offerta gratuita perché lo fa, questi vi
dirà "perché non rischio nulla, mal che vada sono come prima", anche
se questo è spesso un ragionamento distorto.
Secondo
me, avere introdotto operazioni gratis nella dinamica della veterinaria ha
scatenato un virus sia tra i clienti (ma questo sarebbe il problema minore) che
tra i veterinari stessi, che riescono a concepire quindi di poter operare
gratis.
Non è così, soprattutto in tempi di crisi, ma ormai i veterinari sono
in trappola e di fronte a qualsiasi Berlusconi che arrivi a proporre loro
un'iniziativa di visite gratuite promozionali, loro non si tirano indietro,
proprio perché la FNOVI e ANMVI ci hanno detto che lavorare gratis può portare
un successivo reddito, noi non abbiamo esitazioni a farlo, purtroppo sbagliando
drasticamente e peggiorando il circolo vizioso.
Notare
bene che sarebbero molto preferibili iniziative di prezzo scontato per un
periodo limitato, come quelle che sono state fatte ad esempio su Groupon,
aspramente criticate invece dal sistema degli Ordini. Ma quelle iniziative
erano invece corrette dal punto di vista commerciale e della trasmissione del
valore della prestazione veterinaria: si riferivano ad un ambito estremamente
limitato, ad un'iniziativa ristretta come numero di adesioni e come possibilità.
Il cliente capiva benissimo che si trattava di un'occasione particolare, di
un'iniziativa promozionale, mentre nel caso della visita gratuita si perde
completamente il senso del valore di quello che si sta acquistando: se lo
acquisto a zero, anche solo per un momento, vorrà dire che in qualche maniera
il veterinario non ci rimetterà mica, no? Non si è mai visto in ambito
commerciale, e non si vedrà mai, un'iniziativa in cui vi viene regalato un
televisore in cambio di niente. Ve lo danno se comprate altro, se comprate un
salotto, se spendete in altra maniera, ma altrimenti il massimo che potrete
avere sarà un piccolo gadget regalato, non certo un bene importante.
Dispiace
che questa ignoranza fondamentale dei meccanismi di valutazione del valore e
formazione del prezzo sia condivisa da chi dovrebbe essere la classe dirigente
della veterinaria italiana, invece di saper diffondere una giusta cultura
economica applicata.
Il
consiglio pratico per i veterinari è quello di non aderire a iniziative del
genere ma piuttosto di effettuare una sana concorrenza basata sulla prestazione
offerta e sulla comunicazione del valore, piuttosto che sul prezzo. Per i
proprietari il consiglio è invece diverso: cercate di bidonare tutti e due, sia
chi vi chiede il voto che chi vi offre la prestazione gratuita. Cercate di
ottenere il meglio dalla prestazione gratuita e poi non votate chi vi chiede il
voto. Tutti e due si devono prendere una lezione, in fondo se la sono cercata.
"Datemi un uomo disposto a lavorare gratis, e vi darò uno stronzo buono a nulla"
Charles Bukowsky, "Panino al prosciutto", ed. Guanda, pag. 212.
Charles Bukowsky, "Panino al prosciutto", ed. Guanda, pag. 212.
1 commento:
La verità è che le sigle della veterinaria citate nell'articolo dicono ai veterinari di lavorare gratis mentre, dietro, sono finanziate dalle aziende che appoggiano. Ai veterinari va bene essere presi per il naso da chi fa loro credere di rappresentarli gratis!
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