6 maggio 2013

ENPAV: le riforme che vorremmo.

Prima di parlare della Cassa previdenziale dei veterinari, una piccola nota tecnica.

La Dottoressa Giovanna Lamarca, direttore generale ENPAV, si è sentita diffamata da un mio articolo del giugno scorso e ha presentato per questo una querela nei miei confronti. Il giudice in prima istanza ha ritenuto che non ci fossero gli estremi, ritenendo pacata e legittima la mia argomentazione, disponendo quindi l'archiviazione della querela. La Dottoressa Lamarca si è opposta a questa archiviazione e nuovamente il giudice ha ritenuto che non ci fosse alcun carattere diffamatorio o offensivo nel mio articolo, che esprimeva la mia opinione per cui la dottoressa non avesse "uno spessore tecnico adeguato ai tempi travagliati che stiamo vivendo".


Pur avendo nuovamente e definitivamente quindi disposto l'archiviazione, vorrei affermare che, se comunque la Dottoressa Lamarca si è sentita offesa o in qualche modo ferita dalle mie parole, me ne scuso pubblicamente, anche se la giustizia ha stabilito che non c'è niente di cui scusarsi.

Non fa niente, non è nel mio stile, non è nello stile di questo blog, ferire o offendere mai qualcuno. Penso di non aver mai fatto questo, ma se una sensibilità magari maggiore anche del comune, venisse offesa dalle mie parole, me ne dispiacerebbe e ribadisco che presento le mie scuse per un'evenienza simile.

Ho telefonato alla Dottoressa e abbiamo anche avuto un cordiale colloquio dove ci siamo spiegati e ho presentato le mie scuse personali.

Sono del tutto sincero: la mia impressione è che la richiesta sia stata impostata un po' come "voler mostrare i muscoli" da parte della dirigenza ENPAV, un voler in qualche modo "intimorire" una voce di critica che io non ho mai nascosto. Può darsi che sia unicamente una mia impressione, confortata dal fatto che spesso l'Ente ha scelto la via giuridica contro le critiche. Se questo fosse lo spirito dell'azione, penso che alla fine avrebbe un ritorno pure negativo, non per me ma per l'Ente stesso. La Dottoressa Lamarca mi ha ribadito il fatto a titolo personale, e quindi lo accetto tranquillamente.

Io ritengo che nella sonnacchiosa classe dei professionisti italiani la critica vera, forte, sia totalmente mancante e che questo abbia dei notevoli riflessi negativi su tutta la vita professionale.  Come ha stabilito anche il Giudice, è pienamente legittimo che la critica abbia toni anche aspri (se non li ha, che critica è?) e prometto che qui la critica non mancherà mai (e purtroppo, anche il materiale da criticare non manca mai..)

Archiviato questo argomento, vorrei anche precisare meglio le mie critiche all'ENPAV, sempre sperando che servano a migliorare il triste orizzonte che si prospetta per la previdenza professionale. Ritengo che sia dovere di tutti in questo momento per evitare la catastrofe che incombe sulle pensioni degli italiani, ma soprattutto in questo caso dei professionisti e ancor più dei veterinari. 


Qual è lo spessore che io vorrei vedere dal mio Ente previdenziale? Io ritengo che un investitore forte come una cassa che muove milioni di euro come fossero noccioline debba muoversi a livello non solo italiano ma addirittura mondiale

Non siamo parlando di un poveretto che deve investire qualche migliaio di euro, ma di enormi potenze finanziarie che possono muovere denaro con grande facilità: se la crisi colpisce l'Europa non è un problema investire in altri continenti, se la crisi investe un settore dovrebbe esserci una competenza così alta da diversificare sia geograficamente che finanziariamente.

Questo spessore io attualmente non lo vedo. Non vedo soprattutto la trasparenza che dovrebbe necessariamente accompagnarsi a investimenti di questo genere, che non possono essere affrontati come la spesa al supermercato, ma devono essere fortemente rispettosi degli iscritti che investono i loro soldi in ENPAV.

Da dove iniziare? L'atmosfera adesso nella Cassa non pare essere così serena. Per quel che si sa, i rapporti tra la FNOVI e la Cassa sono estremamente tesi e non saprei precisarne meglio le motivazioni di fondo. 

viene negato il diritto fondamentale dei professionisti 
a conoscere quanto rendono i propri soldi
investiti nella Cassa. 
Perchè? Cosa ci viene nascosto??

Ci saremmo attesi dal ricambio elettorale alcuni passi fondamentali. Il primo, da me più volte richiesto, è che venga pubblicato annualmente il tasso di interesse globale dei soldi investiti in ENPAV. Senza questo dato non è possibile ragionare di alcunché.

Inizio quindi con questo post una serie di richieste, di domande a ENPAV. Fino ad adesso l'Ente non ha mostrato di volersi aprire alla trasparenza (quando ho chiesto quanto fosse costato il famoso banchetto all'assemblea dell'Ordine di Milano, malgrado sul giornale di categoria ci si lanciasse in proclami di trasparenza, ho ottenuto una risposta negativa).

La prima domanda è quindi: quanto rendono al netto di tutto i soldi investiti dagli iscritti? Ovviamente il dato è calcolabile dal bilancio ma francamente non sono un analista, e inoltre penso che questo tasso dovrebbe essere noto essenzialmente ai revisori dei conti, oltre che a tutto il CdA. La domanda non è nemmeno inutile. Anche ammettendo che i tempi attuali siano difficili, ci si domanda perché un iscritto dovrebbe pagare profumatamente amministratori e dirigenti per ottenere un ritorno che chiunque potrebbe ottenere facilmente semplicemente investendo nella propria banca.

Ancora recentemente su Italia Oggi è stato scritto un forte monito alle Casse ad d unirsi, realizzare economie di scala e a porre attenzione agli investimenti.

Avremo qualche risposta?
Tra l'altro, il nuovo Ministro del Lavoro è Enrico Giovannini, ex Presidente ISTAT, definito da Italia Oggi "non proprio amico delle Casse dei professionisti", sotto la cui guida l'ISTAT riaffermò davanti al Consiglio di Stato la natura pubblicistica di questi Enti (il famoso elenco ISTAT), e i conseguenti limiti nella gestione.

1 commento:

Andrea Carvelli ha detto...

Caro Corrado, ti esprimo tutta la solidarietà possibile per il brutto gesto che ha compiuto il direttore dell'ENPAV. Purtroppo in Italia le persone di potere non accettano le critiche e la citazione in giudizio è presto fatta. La cosa peggiore è che le critiche non riescono mai a smuovere il pensiero o i comportamenti dei criticati, ma sono vissute come un attacco alla persona. Spero che il presidente paghi le spese processuali (tue e sue) di tasca sua visto che si è sentita offesa dal punto di vista personale.
E spero che arrivi un po' di solidarietà dai professionisti della politica dei nostri enti ordinistici e previdenziali.
Ti ringrazio per l'attenzione e le critiche, sempre costruttive, che rivolgi a chi è nella stanza dei bottoni della nostra professione, anche a nome di quei colleghi (il 98%) che dormono sonni profondi, disinteressati completamente di ciò che li circonda, del numero degli universitari ammessi ogni anno, delle normative sulla professione, di dove e come investe i soldi ENPAV, di quanto prendono i suoi funzionari ecc.
Io ero piccolo quando mio padre mi portò a vedere Gaber che cantava che libertà è partecipazione. Avevo 10 anni e non capivo cosa intendesse. Adesso lo capisco eccome. Un caro saluto Andrea Carvelli