22 gennaio 2013

La grande assente, dalla veterinaria ma non solo: la trasparenza.


Rientro dopo un lungo periodo in cui non ho scritto molto sulla veterinaria: ho avuto una serie di impegni, cose, novità, oltre alla sensazione che le cose siano ampiamente conosciute, ma ci sia in giro ben poca voglia di cambiarle.

Discorso analogo vale per la veterinaria. Abbiamo visto in questi mesi, nell'ultimo anno, scandali politici nati per poche migliaia di euro, per cene al ristorante, per pochi spiccioli, paghette di 50 euro, piccole vacanze di grandi ingordi, meschinità quotidiane di piccole sanguisughe.

Abbiamo capito che chi viaggia col rimborso a piè di lista può essere invogliato a rubare, meschinamente attaccato alla sua carta di credito o

al suo grido di guerra: "mi fa la ricevuta, per favore?",

che in questo caso non è segno di educazione fiscale ma piuttosto di stortura istituzionale.

Ne abbiamo viste una marea di queste situazioni, tali da farci capire che il malgoverno è spicciolo, diffuso, irrefrenabile.

Di fronte ad una situazione simile, ad una valanga di corruzione, ci si aspetterebbe che gli onesti alzassero le mani subito per dire "noi no, noi non c'entriamo, noi non rubiamo, e per dimostrarlo vi facciamo spulciare tutto quello che volete".

Ci saremmo aspettati che la FNOVI, di fronte al clima di generale sfiducia, di dubbio, facesse partire una grande opera di trasparenza e rinnovamento, pubblicando i conti, quelli spiccioli, di ogni giorno. A me sembra che ogni onesto dovrebbe farlo in questo difficile momento, dovrebbe isolare la mela marcia, dovrebbe chiamarsi fuori ed essere ancora più rigoroso e trasparente che mai.

Invece niente, le istituzioni veterinarie non lo fanno, non lo fa la Federazione, che continua a non pubblicare il suo bilancio e a spendere migliaia di euro ogni giorno, non lo fa ENPAV, che il bilancio complessivo lo pubblica (ma questo dice ben poco) ma non pubblica il tasso di interesse netto del capitale che gli iscritti versano o come i Delegati votano nelle Assemblee, privando gli elettori di un loro basilare diritto.

Qui occorre invece conoscere perfino le ricevute del taxi.

se non vogliamo che la sfiducia assalga tutto come un cancro devastante questo è il primo passo da compiere. Non basta dire che "siamo controllati dalla Corte dei Conti o le leggi non lo prevedono",

Non vediamo nulla, si continuano abitudini e modalità degne del peggior rimborso spese, che abbiamo scoperto essere una palude malsana. Altro che rinnovamento!

Nessuno dei Delegati, nessun Ordine, nessuno dei Revisori (ma a che cavolo servono? Mai sentito che un revisore facesse una critica?) si alza a chiedere uno sforzo di rinnovamento, cambiamento e trasparenza? Al di fuori di qualche slogan della politica, nemmeno in questo momento elettorale qualcuno tra i politici esige chiarezza e trasparenza da parte di questo fitto sottobosco amministrativo-burocratico-istituzionale?

Come è possibile continuare anche in questi momenti con queste posizioni?
Io, e non mi sento populista, spero che tutti questi prima o poi siano sbattuti fuori da una forte indignazione popolare. Gente che non capisca questa esigenza in questo momento merita solo di prendersi dei calci nel fondoschiena.
La trasparenza è sempre stata un'esigenza, ma ora è fondamentale, essenziale. Su tutti gli aspetti, chiunque amministri, è ora chiamato a quest'esigenza. Se non lo capisce, meglio che si tolga dai piedi. Meglio per tutti.

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