Queste
considerazioni coincidono a dire il vero anche con il mio esperimento personale
di adesione al sito degli sconti: dopo essere andato in uno o due ristoranti,
aver comprato qualche altro servizio e in fondo nemmeno averne usufruito in
maniera completa, non trovo più molto interesse nel seguire gli "affari
del giorno".
Leggiamo queste considerazioni che sono espresse molto chiaramente e
comunque traduco qui di seguito.
(Ho dovuto ridurre le dimensioni dell'infografica che trovate più chiara alla pagina http://www.creditscore.net/death-of-the-daily-deal)
(Ho dovuto ridurre le dimensioni dell'infografica che trovate più chiara alla pagina http://www.creditscore.net/death-of-the-daily-deal)

Si
riprende sostanzialmente la storia di Groupon e altri siti similari di "daily
deal", che aprirono nel 2008.
L'incasso di quell'anno fu per il sito maestro di $ 94.000, mentre nel primo trimestre del 2011 la crescita fu tale che Groupon venne definita la società a crescita più veloce di tutti i tempi: 645 milioni di dollari. Anche le società concorrenti ebbero nell'anno scorso una buona crescita.
L'incasso di quell'anno fu per il sito maestro di $ 94.000, mentre nel primo trimestre del 2011 la crescita fu tale che Groupon venne definita la società a crescita più veloce di tutti i tempi: 645 milioni di dollari. Anche le società concorrenti ebbero nell'anno scorso una buona crescita.
Google si offrì di acquistare Groupon nel 2010 per sei miliardi di dollari, offerta
declinata probabilmente con un enorme errore strategico: attualmente la
compagnia vale 3 miliardi di dollari, la metà dell'offerta.
Sempre
nel 2011, Groupon ha registrato un numero record di lamentele dei clienti, ha
perso la metà del suo traffico Internet, la sua quotazione in Borsa è scesa dell'82%.
Analogamente è avvenuto per il resto dei siti che propongono sconti: solo negli ultimi sei mesi del 2011, 798 di questi hanno chiuso i battenti e al momento attuale un terzo di loro è fallito. Anche una potenza come Facebook ha lanciato una pagina che proponeva sconti, raggiungendo 900 milioni di persone, ma la pagina è durata unicamente quattro mesi, a causa di una mancanza di redditività.
Cosa avrebbe fatto scoppiare la "bolla" degli sconti?
Innanzitutto
ci sono troppi sconti: il 63% dei consumatori riceve delle e-mail da almeno due
siti di sconti al giorno.
I
produttori, i fornitori di servizi non sono così contenti: su 10 dollari di
un'offerta il venditore, calcolati i costi e la percentuale di Groupon ne
riceve circa 2,50, e non è detto che riesca a compensare con l'incremento delle
vendite: aumentano, ma non sono vendite "premium".
Su 10
fornitori "small business" partecipanti alle offerte Groupon, sette
affermano di "odiarlo".
La
conclusione dell'infografica di Creditscore.net è che "se i clienti sono
stanchi di Groupon, e i fornitori lo odiano, la fine di questo sistema potrebbe
essere molto vicina".
Vorrei trarne una conclusione dedicata alla veterinaria.Da parte dei nostri Ordini si continua a ripetere da anni il solito argomento sul prezzo basso e sospetto di poca qualità della prestazione, dimenticando alcune verità fondamentali:
- il prezzo alto non costituisce nemmeno garanzia di qualità. Conosco moltissimi Colleghi che fanno pagare il prezzo della loro inefficienza economica (acquisti sbagliati, strategie errate) ai loro clienti
- proprio l'Ordine dovrebbe essere la tutela del consumatore. Affermare genericamente "attenzione a chi fa pagare poco" è meccanismo buono al mercato degli ortaggi (senza offesa). La realtà è un po' più complessa e dinamica
- la FNOVI (quella che non pubblica il suo bilancio e spende migliaia di euro al giorno) criticò a suo tempo il sistema Groupon, e mi pare rimanga sulla stessa falsariga. L'infografica di Creditscore.net dimostra come l'economia, soprattutto legata ad Internet, non sia un fatto statico ma estremamente dinamico, e come le analisi debbano essere sempre attualizzate.
I professionisti, i veterinari pure loro, sono stati abituati ad un contesto statico, sono cresciuti in un paradigma in cui i soldi arrivavano da soli. Ora occorre essere più proattivi, più svegli, e probabilmente l'azione degli Ordini, che vorrebbe rallentare la dinamicità economica, si ritorce contro loro stessi.
Intendiamoci, plaudo anch'io nobilmente all'azione dell'Ordine di Grosseto, che almeno si muove sul territorio. Ci piacerebbe trovare una maggior vitalità, questo si, un'iniziativa che magari la fiducia del cliente la coltivi, non faccia solo da spauracchio. Qualcosa che crei qualità, non si limiti a dispregiare senza costruire. Ma forse questo è compito troppo difficile per gli Ordini, da sempre abituati a orticelli, più che ai grandi spazi aperti dell'economia. Magari ne scriverò in un prossimo post.
Grazie ad Allison Morris e a Creditscore.net per il grande apporto.
Vorrei trarne una conclusione dedicata alla veterinaria.Da parte dei nostri Ordini si continua a ripetere da anni il solito argomento sul prezzo basso e sospetto di poca qualità della prestazione, dimenticando alcune verità fondamentali:
- il prezzo alto non costituisce nemmeno garanzia di qualità. Conosco moltissimi Colleghi che fanno pagare il prezzo della loro inefficienza economica (acquisti sbagliati, strategie errate) ai loro clienti
- proprio l'Ordine dovrebbe essere la tutela del consumatore. Affermare genericamente "attenzione a chi fa pagare poco" è meccanismo buono al mercato degli ortaggi (senza offesa). La realtà è un po' più complessa e dinamica
- la FNOVI (quella che non pubblica il suo bilancio e spende migliaia di euro al giorno) criticò a suo tempo il sistema Groupon, e mi pare rimanga sulla stessa falsariga. L'infografica di Creditscore.net dimostra come l'economia, soprattutto legata ad Internet, non sia un fatto statico ma estremamente dinamico, e come le analisi debbano essere sempre attualizzate.
I professionisti, i veterinari pure loro, sono stati abituati ad un contesto statico, sono cresciuti in un paradigma in cui i soldi arrivavano da soli. Ora occorre essere più proattivi, più svegli, e probabilmente l'azione degli Ordini, che vorrebbe rallentare la dinamicità economica, si ritorce contro loro stessi.
Intendiamoci, plaudo anch'io nobilmente all'azione dell'Ordine di Grosseto, che almeno si muove sul territorio. Ci piacerebbe trovare una maggior vitalità, questo si, un'iniziativa che magari la fiducia del cliente la coltivi, non faccia solo da spauracchio. Qualcosa che crei qualità, non si limiti a dispregiare senza costruire. Ma forse questo è compito troppo difficile per gli Ordini, da sempre abituati a orticelli, più che ai grandi spazi aperti dell'economia. Magari ne scriverò in un prossimo post.
Grazie ad Allison Morris e a Creditscore.net per il grande apporto.
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