6 settembre 2011

Libri. Successe alla Bassa, di Alberto Schianchi. Il difficile è trovarlo, più che leggerlo.

Io dico spesso che per fare il veterinario deve piacerti la gente, vivere in mezzo a loro, ascoltare le loro storie. Se poi sei un affabulatore quelle storie le ricrei, diventano tue, diventano la tua vita raccontata attraverso le vite degli altri. Il libro "Successe alla Bassa" del Collega Alberto Schianchi è questo, e anche un po' di più. Giustamente Gaetano Penocchio, nella prefazione, coglie tutti gli elementi del libro: le storie della vita veterinaria, la scrittura iperbolica dell’Autore, il legame con la propria terra.

La simpatia per il libro in me nasce subito, a partire dalla dedica che richiama un libro a cui io sono molto affezionato, che ho già ricordato, "La storia della Veterinaria", di Valentino Chiodi. A parte la mia simpatia, secondo me esistono in questo libro dei veri meriti letterari. Molti veterinari hanno scritto libri, proprio perché l'intreccio fra le nostre vite, quelle dei pazienti e soprattutto quelle dei proprietari costituisce un terreno fertilissimo dove crescono e si possono raccogliere, volendo, quelle finestre di vita dei proprietari. Ma in molti casi il risultato letterario è modesto. Non è così, e non lo dico per piaggeria, nel caso di Alberto Schianchi: non è solo un libro che descrive scenette gustose o comiche, ma anche che rende onore alla letteratura.

Si dice che l'incipit di un libro sia tutto, ed in questo senso le prime sette righe rivelano completamente le fondamenta del libro: lo spirito umoristico ("assorbendo cocaina") ed iperbolico, la scrittura allegra, arrotata e descrittiva, l'ironia come stile di vita e scrittura, il territorio come Mondo su cui riflettere.

"..esistono in questo libro dei veri meriti letterari.."

Le figure modeste, in fondo banali, di Ottaviano Curt ed Pela, Pighel, Scava Scava o Minchietta diventano giganti dell'umorismo quando sono avvolte dalla scrittura di Schianchi, che le ricopre di particolari per poi successivamente svelarle nella loro piccola, comica e tragica, magari anche meschina, umanità. Si trasformano in figure grottesche, insaziabili, smodate, rese con un linguaggio molto emiliano, con giochi di parole continui, in una vertigine di parole a rendere atmosfere e situazioni al limite del surreale.

"Bevitori illustrissimi, e voi, Impestati pregiatissimi (perché a voi, non ad altri, sono dedicati i miei scritti)": potrebbe essere un estratto del libro, ed invece no. Si tratta di Francois Rabelais, padre della letteratura francese. Non paia presuntuoso l'accostamento, è ovviamente più facile scrivere come Schianchi dopo che c'è stato Rabelais, ma Schianchi ne porta bene i panni, le sue figure sono i piccoli Gargantua e Pantagruele della Bassa padana, abitata da "ipocriti, idropici, mangiapaternoster, gattemorte, sanctoroni, bigotton, eremiti" (Rabelais"). Tra le due scritture, lo stesso guardare quegli esseri enormi per voler descrivere gli uomini nella loro piccola, infinita deformità.

un Rabelais della veterinaria

Le avventure della leggenda metropolitana del veterinario violentato, quella della "balena ogni due anni" o quella dei veterinari ASL all'opera sono spassosissime, condite di piccole riflessioni sull'odierno che sanno bene creare il ritmo e il piacere di leggere il libro.

Dal punto di vista veterinario il libro è anche una formidabile presa in giro del comportamento piccolo, a volte meschino, di qualche veterinario pubblico dipendente, irriso fino alla gogna, senza limiti, prendendo ampio spunto dal piccolo vissuto quotidiano del periodo dei condotti e della loro diffusa arroganza, periodo che purtroppo qualcuno ancora non capisce debba finire. Correttamente Gaetano Penocchio dice che "qualcuno si risentirà", ma si sappia che si risentirà chi si riconoscerà.

Un solo difetto del libro: non saprei dove consigliarvi di andarlo a comprare: è stato pubblicato dalla Fatro e distribuito in poche copie. Bella anche la veste editoriale, e ovviamente apprezzo il ricordo del padre di Alberto, Mario. Su una cosa la mia opinione è contraria a quella dell'Autore, quando dice che non ha raggiunto i risultati letterari che probabilmente avrebbe raggiunto Mario. Questo no, Mario era uomo di sintesi, di poche parole, e probabilmente non avrebbe raggiunto la godibilissima scrittura fiorita di Alberto, forse dono della madre, maestra più volte teneramente ricordata nel libro..

Insomma, se riuscite ad avere il libro, leggetelo. Mostra qualità insospettate e vi divertirà piacevolmente.

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