2 dicembre 2008

Il figlio di Bossi e la veterinaria.

Non ho difficoltà ad accettare l'idea che il figlio di Bossi, bocciato per la terza volta all'esame di maturità, sia stato discriminato e non favorito. In Italia non ti bocciano tre volte nemmeno se ti presenti ubriaco all'esame.

Sono stato commissario, alcuni anni fa, all'esame di Stato per l'abilitazione all'esercizio della professione di Veterinario. Ho ottenuto che alcuni casi, i più eclatanti come impreparazione, venissero bocciati. Intendiamoci, le percentuali di bocciati erano comunque banali, saranno stati si e no il 10%, ma per quelle due sedute ho ottenuto almeno un simulacro di serietà.

Apriti cielo. La Facoltà di Torino si è subito messa a ragnare, arrivammo al punto che propose, tramite l'Associazione degli Ordini Piemontesi, di creare una commissione che avrebbe dovuto "indirizzare" la preparazione sugli argomenti più importanti. In sostanza, suggerire le domande agli studenti, trovando anche condiscendenza tra quelli che fino ad un attimo prima si dichiaravano per la serietà, la selettività. Magari anche solo per cercare alleanze contro quello che all'epoca era un Ordine non allineato ANMVI, ma mi ricordo riunioni dove tutta l'Associazione degli Ordini Piemontesi si accodava a richieste secondo me meritorie di attenzione più da parte della Procura della Repubblica che di Presidenti di Ordini.

Come finì? Che poi tutto rientrò nei consueti binari di un'ordinaria sciatteria.
Si coalizzarono diverse componenti della veterinaria: universitari, dipendenti, ignavi diversi, per evitare un simile scandalo: che si bocciasse qualcuno.

Nel frattempo un candidato, laureato veterinario in attesa di abilitazione, si presentò all'esame NON conoscendo la differenza tra un toro ed un bue.

Insomma, bocciare dà fastidio: le Università vedono un fatto simile come un insulto.
Il livello dei candidati è indecente, e questo è stato pubblicamente affermato mica solo da me.
Il sistema è indubbiamente debole.


Mi sono sentito sconsolato quando in questi giorni un giovane veterinario, precedentemente bocciato ad un Esame di Stato, per una volta, mi ha detto di essere andato a sostenerlo a Bari trovando maggior morbidezza. Prima mi ha detto "si paga meno, costa solo 100 euro contro 450", poi che "comunque chiedono", al che io gli ho chiesto conferma del fatto che "ma non si offendono se non rispondi?". Insomma, al solito: Veterinaria, una laurea per cani e porci.


La colpa non è del giovane veterinario, che ha fatto quello che fanno tutti: i furbi, a volte gli ipocriti: sì alla serietà, ma per gli altri. La colpa non è sua, è del sistema, del meccanismo.
Che tra l'altro genera giovani incapaci di affrontare anche una sola bocciatura: non ci sono più abituati. Anche un solo episodio li stronca.

Qualcuno continua a parlare di tariffari, di pubblicità, di cazzate. Vogliamo iniziare a parlare della riforma dell'esame di stato? Una sede, nazionale, a prova di raccomandati. Presto fatto.


Ma magari i tarallucci finiscono. Per il vino non c'è problema.

Il Ministro, per evitare polemiche, ha mandato un ispettore ministeriale ad assistere all'esame del figlio di Bossi. Ha sbagliato mira. Avrebbe dovuto mandarlo all'esame di tutti gli altri. Lo faccia.

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