26 dicembre 2008

Era ora. Che cessi la barbara usanza. Dei veterinari.

Ho sempre sostenuto che una serie di litigi, dissapori, probabilmente anche qualche omicidio, siano dovuti ai veterinari, che tradizionalmente, di fronte a casi misteriosi ed apparsi in modo acuto, dicono al proprietario "E' un avvelenamento".
"Ma io non uso niente di tossico"
"Mah.."

Su quella semplice formula dubitativa, quando va bene, si apre una sequela di sguardi torvi, di ripicche, ritorsioni, qualche volta liti e inimicizie che durano poi generazioni. Figuriamoci se qualcuno, per l'affetto più innocente, ingenuo, a volte profondo, come quello per il cane, non ha ammazzato il vicino sospetto avvelenatore.

In realtà, molte volte una diagnosi simile, che poi proprio diagnosi non è, copre un'ignoranza (il più delle volte innocente, qualche volta colpevole) diagnostica, talvolta un'impossibilità di diagnosi, oltre al normale desiderio dell'umano di trovare una causa, di non accettare lo sconosciuto. Non può esserci morte, malattia, misteriosa. La scienza deve dare una risposta. Di fronte a sintomi inconsueti, a morti improvvise, non possiamo accettare che un professionista, dei costi economici e di sentimento, siano imputabili ad un qualcosa di ignoto.

Per cui accolgo con piacere che il Sottosegretario alla Salute On. Francesca Martini abbia firmato un decreto che si occupa di esche avvelenate. Ben venga, anche se sono normalmente contrario ad imposizioni legislative, un decreto che dice che se il veterinario emette un sospetto simile, poi deve regolarsi di conseguenza, con una serie di atti formali e sostanziali che gli impediscono di fare affermazioni apodittiche senza sostanza.

E' un peccato che l'ordinanza, sia pur doverosa, sposti solo in alto lo stato di cose. E' impregnata da una grande fiducia nei laboratori, da troppi telefilm polizieschi investigativi, dalla fiducia nei RIS, nella scienza. Sentimenti legittimi e doverosi, ma con poco riscontro.

Mi è capitato di avere dei dubbi su situazioni strane, con più animali morti nello stesso luogo, e di inviare i campioni, l'animale morto, all'Istituto Zooprofilattico. Salvo poi riscontrare procedure inadeguate, analisi mancanti, inconsistenza delle necroscopie. Non è come nei film, per niente. Mancano dotazioni, esperienze, soldi, persone, voglia, reale interesse.

Ho idea che comunque un effetto positivo ci sarà: i veterinari, sapendo che se non fanno la denuncia sono inadempienti, almeno staranno zitti. E' già abbastanza, anche se probabilmente è l'opposto di quello che il Ministero voleva. Ma ripeto che la legge è positiva. Magari qualcosa ne esce. E qualcosa smette. Speriamo.
Come spero che, di fronte all'obbligo di autopsia, non diminuiscano le segnalazioni perchè il veterinario ha paura di vedere smentita la propria diagnosi o svelato un errore medico.

Per i veterinari:
- cercate di far comprendere, in caso di sintomi misteriosi, che ci possono essere difficoltà diagnostiche oggettive.
- se avete comunque un sospetto di avvelenamento agite secondo l'Ordinanza. Anche se magari dall'autopsia potrebbe poi venire fuori una vostra diagnosi mancata. Si impara anche da errori. Anzi, forse soprattutto.

Per i proprietari:
- cercate di capire che la veterinaria è scienza difficile, con oggettive difficoltà e limiti. Possono esserci errori, ignoranze, impossibilità di diagnosi. Come e più che per gli umani.
- devolvete una somma a favore di progetti che si occupino di diminuire il dolore animale, soprattutto se NON sono diretti da politicizzate organizzazioni animaliste.

Bene all'On. Martini che ha aperto in modo ufficiale questa discussione. Ha ancora spazio per migliorare, e siamo certi che lo farà.

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