
Non avevo potuto andare ad un'emergenza ostetrica, un parto. Avevo l'auto dal meccanico. Le indirizzai un Collega, e l'emergenza finì male: morta madre, morto puledro. Sarebbe andata così pure con me, intendiamoci. In coscienza, sono assolutamente tranquillo sul mio comportamento. Glielo dissi subito, apertamente. Ma tant'è, la signora, molto coinvolta emotivamente, scrisse una lettera all'Ordine, che mi convocò per chiarimenti, ritenendo poi la mia posizione corretta e non aprendo nessun procedimento disciplinare.
L'Ordine di Torino era allora presieduto dal Prof. Molinari, e mica mi aspettavo complicità, ma correttezza sì. Invece, sebbene l'esito fosse poi corretto, venni trattato molto aggressivamente, e ora, che ho esperienza, che di disciplinari ne ho fatti decine, dall'altra parte, da quella dell'inquirente, so che furono molto scorretti. Dei veri cafoni istituzionali. Non ci fu colloquio preliminare, non ci fu un minimo di contatto, niente. Io ho sempre avvisato via telefono il sanitario del fatto che avrebbe ricevuto una convocazione, mi sembra un fatto di educazione.
Una volta, durante un colloquio preliminare, di fronte a risposte non credibili di un Collega, gli dissi: "Senti, facciamo così, adesso esci fisicamente da qui, ci pensi su, poi ritorni tra dieci minuti e dai risposte credibili, senza prendermi in giro". Ottenendo poi un atteggiamento giusto, mica complicità. Ma sempre rimanendo corretto.
In quell'occasione l'unico "volto umano" che trovai fu quello di Sandro Lombardi, allora Consigliere dell'Ordine di Torino. Quello è il motivo per cui io gli ho poi perdonato molto, nei nostri rapporti successivi.
La seconda volta, fu l'elezione della Segreteria Provinciale di Torino del SIVeLP, di cui divenni consigliere. Lui era segretario regionale, all'epoca c'era una struttura molto definita. Come iniziai a dire qualcosa, si scontrò con cose tipo "Ma da dove vieni fuori, tu?". Era vero, per lui ero un volto sconosciuto, e lui ha molto il senso della cooptazione, del "me lo ha presentato XY, e mi dice che.."
E poi proseguì meglio, ma sempre con una certa componente alterna di confronto-scontro. Lui è molto più di me uomo "di partito", impostato, io sicuramente più fuori dagli schemi. Io mi portai poi apertamente dalla parte del SIVeLP, quando questo si distaccò dalle posizioni SCIVAC (allora non c'era l'ANMVI) e lui non gradì.
In una terza occasione invece mi piacque molto. Dalla Segreteria Provinciale, organizzammo una riunione all'Istituto Zooprofilattico di Torino, per difendere alcuni diritti. Mi ricordo, lui sbottò con qualcosa del tipo "Ma insomma, non stiamo a discutere, questi esami ce li fate o no?!" in modo molto deciso, e a me ha sempre ricordato Pier Capponi e la famosa frase. Fu prezioso.
Figlio del famoso Angelo Lombardi e fratello di Guido, forse deve alla frase del padre l'inclinazione a dividere il mondo in amici e non amici: "Amici dei miei amici, buonasera!".
Lo conobbi poi meglio quando lui fu Presidente dell'Ordine di Torino, ed io Consigliere. E' certamente uomo tenace.
Pochi sanno che quando divenne per la prima volta Presidente ENPAV, non avrebbe dovuto essere lui, ma Gianni Mancuso a ricoprire la carica. Ma adesso capisco che forse non avremmo divuto votare noi, forse, ma qualcun altro. Chiarisco.
All'epoca il SIVeLP, presieduto da Mario Schianchi, era molto legato alla componente SCIVAC, ma nominalmente questa si occupava di scienza e il SIVeLP di politica. La Segreteria Nazionale, di cui facevo parte, scelse, ed era un parere determinante, il Presidente ENPAV ed il Vice Presidente come Gianni Mancuso e Tullio Paolo Scotti rispettivamente.
Apriti cielo. Il giorno dopo i probiviri, erano Carlo Scotti e Aldo Vezzoni (mi pare, per il secondo, per il primo sono sicuro), dichiararono nulla la votazione, perché era avvenuta in presenza dei due candidati, mentre Lombardi, altro papabile, non c'era. Finì che poi non mi ricordo come, con che meccanismo, comunque fu poi eletto Lombardi Presidente e Mancuso Vice.
Di Alessandro Lombardi, come Presidente ENPAV, ho sempre apprezzato la chiarezza. O bene o male, sempre in modo tranquillizzante, per carità, ma le cose negative le ha sempre dette, esplicitamente, e secondo me è un pregio.
Come direttore di un consiglio è certo un mastino, se è convinto che una decisione debba andare in quella direzione non molla, magari te la ripresenta poi tre volte in altra forma, ma alla fine va in quella direzione, ma probabilmente è un atteggiamento di chi ha fatto il Presidente per molto tempo. Mi ricordo, era Segretario piemontese SIVeLP, e alle riunioni, mica aveva esitazioni, nel chiedere ai colleghi di aderire e di pagare la tessera, giustamente era molto diretto.
Ora che anche a me inizia a venire la pressione alta, capisco che deve essere stato un bell'impegno, per lui, sobbarcarsi le migliaia di ore che ha trascorso in riunioni o consigli o convegni. E' forse stato il primo dei professionisti della politica veterinaria, ora con molti epigoni.
Alla veterinaria ha dedicato molto, ma ha avuto comunque altrettanto.
Cosa ho imparato da lui? Mi ricordo una frase. Si parlava di un Segretario Provinciale SIVeLP, uno dei tanti che sembravano voler fare, voler fare, poi scomparivano e non facevano niente. Lui mi disse "Eh, bisogna sapersi dosare..". Ed aveva ragione.
Io non ci sono mai riuscito..
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