Italia Oggi, nella versione sette, dedica la prima pagina alla questione degli studi di settore. e conferma quella che sembra essere l'impressione di questi momenti. Se la crisi qualcuno deve pagarla, saranno le partite IVA più deboli a farlo. Quelle con nessuna rappresentanza sindacale e voce in capitolo.
Il giornale, nell'articolo "Studi di settore fuorigioco", di Marino Longoni, esplicitamente dice che "applicare le rigide regole degli studi di settore significa sottoporre a tassazione un ricavo meramente virtuale". Gli Osservatori regionali delle Agenzie delle entrate possono proporre correttivi, ma qui è chiedere al lupo se vuole mangiare meno agnello. Esiste una commissione di esperti, e a me fa ridere. Si sono dati tempo fino al 31 marzo 2009 per proporre correttivi per Unico 2009. Figuriamoci. Poi si valuterà, si protesterà, si chiederà...intanto nel frattempo saranno passati i termini.
Italia Oggi in seconda pagina motiva anche meglio l'astensione del rappresentante dei consulenti del lavoro dalla firma del ridicolo documento: ritengono gli studi di settore NON rappresentativi della realtà economica. Ed è vero. Una stragrande parte di autonomi, di piccoli commercianti ed artigiani paga tasse su redditi che non ha.
Il giornale centra il punto: "il vero problema è che l'amministrazione finanziaria teme gli effetti sul gettito che un provvedimento di sospensione generalizzata potrebbe produrre. Nel 2006 (ultimi dati disponibili) l'adeguamento automatico agli studi ha infatti portato alle casse del fisco quasi 2 miliardi e mezzo di euro. Un bel bottino. Al quale si fa fatica a rinunciare." Notare bene che gli studi di settore rendono all'erario 4,7 miliardi di euro.
Si parla non di correggere, ma di aggiungere la giustificazione ai minori introiti. Dovremmo aggiungere motivi giustificativi: meno ore lavorate, o meno gasolio consumato, o cose simili. La realtà è che gli studi professionali rimangono aperti, i negozi pure, mica "siccome si vende di meno, apriamo alle 10", no? Nemmeno un idiota pensa cose simili.
Non devo spiegare niente. Sono i ricavi, gli incassi, che diminuiscono. Lo capisce chiunque sia in buona fede.
La Commissione di esperti, anche con un veterinario dentro, dovrebbe astenersi in blocco dall'approvare documenti che servono solo all'amministrazione finanziaria a giustificarsi, a dire "abbiamo consultato le categorie". Dovrebbe smettere di collaborare con un sistema perverso. Significa alimentarlo. E fa ancora più male leggere il miserrimo "documento": "il contribuente che ritiene di aver correttamente operato nei confronti del Fisco, anche nel caso in cui potesse risultare non congruo, non deve adeguarsi al risultato proposto". Ridicolo. Il rapporto nemico con il fisco italiano fa sì che ci si adegui anche non avendo quel reddito.
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