
Bene ha fatto l'ANMVI a depositare il ricorso contro la delibera della giunta regionale lombarda che legittima la libera professione dei dipendenti pubblici.
Di questi ricorsi ne ho visti purtroppo troppi. Basta. Non ne possiamo più. Non dei ricorsi, che sono doverosi, ma delle becere richieste delle frangia più arretrata e demagogica della veterinaria pubblica.
Bisogna anche spiegare le cose all'opinione pubblica, smascherare gli ingordi e vergognosi individui che continuano a presentare richieste così indecenti.
I servizi veterinari, in Italia e pochissime altre nazioni al mondo dipendono dalla Sanità, non dall'Agricoltura. Malgrado le affermazioni che "i veterinari salvaguardano la salute dell'uomo", il motivo è un altro: se fanno sciopero i veterinari, chissenefrega. Se lo fanno i medici, cade il Governo.
In questo modo i nostri veterinari pubblici sono agganciati come contratto ai medici, quando scatta per i medici, scatta pure per i veterinari.
E fin qui, va più o meno bene.
Il problema è che ad esempio i veterinari controllano se i bovini degli allevamenti sono sani o no, hanno la TBC o meno, ecc.
Storicamente, all'epoca delle condotte, dove il veterinario pubblico lavorava anche come libero professionista, l'eradicazione delle malattie non funzionava. Per il semplice motivo che si creava una specie di complicità, di collusione tra allevatore e veterinario pubblico: io non ti faccio abbattere gli animali, tu mi paghi come libero professionista per le prestazioni che faccio nel tuo allevamento.
Anche un cretino capisce che c'è un'incompatibilità tra le due posizioni. Se lavoro come dipendente, non posso poi fare il libero professionista.
I veterinari pubblici si agganciano nuovamente ai medici per giustificare la loro pretesa. Ma è evidente che non è la stessa cosa!!!
Analogamente, per il lavoro negli ambulatori degli animali d'affezione. Se controllo l'uso del farmaco, le norme sanitarie, negli ambulatori, come faccio poi ad aprirne uno mio? Al mattino la guardia e al pomeriggio il ladro??
Esistono delle incompatibilità, evidentemente.
Macchè, i veterinari pubblici continuano con arroganza a richiedere la libera professione.
Va bene i ricorsi giudiziari, ma forse possiamo anche pensare a meccanismi diversi. I primi che mi vengono in mente:
- cessazione dell'obbligo di iscrizione all'Ordine per i veterinari dipendenti. Probabilmente ci si trova anche una convergenza di opinioni con la maggioranza sana. Anzi, un dipendente NON può essere iscritto all'Ordine. Cosa tra l'altro sensata. Non capisco cosa ci stiano a fare, lì dentro. In tal modo l'attività libero professionale risulterebbe quello che è: abusiva.
- richiesta da parte della veterinaria di fissazione di norme di incompatibilità chiare e definite. Certo, quando te li tieni in casa, poi è difficile fissare delle regole.
- definizione chiara della posizione dei dipendenti. Che li si costringa a definire la loro posizione. Da decenni Aldo Grasselli si barcamena tra posizioni inconciliabili. Che lo dica chiaramente, da che parte sta.
Spero che anche ANMVI capisca che se vai con il gatto e la volpe, o fai la fine di Pinocchio o diventi brigante.
Non ne possiamo più.
Altra cosa: se siete un proprietario di animali, piccoli, grandi, affezione, reddito, sport, cosa volete, NON scegliete un veterinario part time. Nemmeno se ha un prestanome, cosa purtroppo frequente.
La veterinaria moderna non è a part time. Nemmeno lo sia la vostra attenzione per il vostro animale.
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