18 ottobre 2008

Impasse. Anagrafe equina. Ma dove vanno i soldi?

Ho l'impressione che saranno parecchi, i post sull'anagrafe equina, prossimamente. L'argomento riscuote un certo interesse. Che il sistema non stia funzionando, malgrado i proclami degli operatori, è sotto gli occhi di tutti. E io dico purtroppo. Vorrei precisare che ritengo un bene la sottrazione dell'Anagrafe Equina alla esclusiva competenza della Sanità. Io penso che l'AE (anagrafe equina) dovrebbe essere un sistema a cui diversi Enti danno il loro contributo.

Dovrebbe essere un meccanismo in cui le ASL, le APA, i veterinari liberi professionisti, le associazioni allevatoriali e sportive possono immettere i dati del cavallo da registrare. Vado da qualunque di questi operatori, che operano in regime di concorrenza, senza che nessuno abbia un regime di preferenza, e li pago a seconda del servizio reso. Questa è la sussidiarietà.

L'AE non funziona perchè la dirigenza, UNIRE, ovvio, ma anche AIA, non la fa funzionare. In un'azienda privata, qualche manager sarebbe già saltato. Qui rimangono e i debiti aumentano.

Si continua a non voler chiarire i punti oscuri delle leggi, a considerare con arroganza, le domande, i dubbi. Si continua a preferire una linea di non dialogo e trasparenza. Probabilmente la fretta è anche dovuta al buco finanziario dell'UNIRE.

Intanto, alcuni dati che non vedo pubblicati. Dove finiscono i soldi dell'AE? Non ho dati precisi, ma una qualche idea posso farmela.

66 euro costa l'iscrizione di un cavallo

Il microchip costa circa 3 euro. Il veterinario viene pagato 20 euro, IVA inclusa. Non ci sono altre spese, le trasferte, ecc. sono a carico del veterinario.

Avanzano quindi 43 euro, da dividere tra APA, AIA, UNIRE. A quel che mi si dice, rimangono circa 10 euro per le APA. Avanzano 33 euro tra AIA e UNIRE. E qui, nessun dato viene rivelato, nessuno ci dice come vengono divisi questi soldi.

Ma non sono pochi, calcolando che non ci sono praticamente spese, se non quelle della propria organizzazione. Presumo che una quota vada a Teramo, per il supporto informatico, ma immagino sia minima.

Non so quale sia la ripartizione per gli asini (48 euro, spese uguali) e per i "microchip virtuali" (non esistono spese vive). In ogni caso, non sono cifre indifferenti.

E possibile che l'appoggio politico dato ad UNIRE sia dovuto anche alla volontà di salvare l'ente, anche perché ovviamente fonte di nomine. Insomma, la politica, al solito. Ma un conto è voler salvare le banche, altro i palazzotti romani. Almeno, con le banche, si chiede di rimuovere la dirigenza.

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