31 ottobre 2008

Gli Ordini come cambiarli. 2

Altre riforme da fare negli Ordini, proseguendo il discorso: un aspetto importante, anche se non ci si pensa, è la tecnologia, un rinnovamento strutturale che dovrebbe cambiare gli Ordini e renderli più efficienti. Anche per un semplice certificato di iscrizione, non è possibile pensare di dover recarsi all'ufficio dell'Ordine e ritirarlo. Esiste la firma digitale, ad esempio, che potrebbe far risparmiare soldi, tempo, energie, a tutti. E il certificato potrebbe arrivare direttamente da Roma, perchè no.

Comunicazione via web, democrazia elettronica. Inutile che mi vengano fatte le solite obiezioni: "molti non hanno il computer, non lo sanno usare...". Ci sono soluzioni, non è questo il problema. E' possibile. E' obbligatorio. Per non morire.
Passo essenziale è la trasparenza completa, soprattutto economica. I bilanci, le autorizzazioni di spesa, devono essere pubblici, totali. L'iscritto deve poter sapere, in ogni momento, senza doversi "recare in sede", come sono stati spesi i suoi soldi, fino all'ultimo centesimo. I verbali, ovviamente depurati dai dati sensibili, devono essere totalmente pubblici. L'Ordine dovrebbe essere una casa di vetro, dove si conoscono le cose, non vengono nascoste.

Le liste elettorali dovrebbero essere aperte, con una semplice presentazione di candidatura apposta sul sito web e sulla bacheca in data di elezione. La competizione elettorale deve essere favorita, consentendo la comunicazione diretta dei candidati con gli iscritti. Senza filtri, se mi voglio candidare devo potermi presentare agli elettori e comunicare il mio programma, cercando altri compagni di lista. Il meccanismo attuale rende più difficile competere con il Consiglio in carica, e quindi l'innovazione, la novità. Il meccanismo più diffuso è attualmente la cooptazione, insufficiente soprattutto in momenti di crisi come questo.

Molte riforme ipotizzate dai diversi Governi hanno proposto la separazione tra giudicanti e no, nel Consiglio. Doverosa, certamente, affinché la giustizia non si trasformi in complicità, nei giudizi deontologici. Ma non solo. A mio parere occorre anche introdurre un elemento esterno, non appartenente alla categoria. Sia un giudice, un rappresentante dei consumatori, sia chi si vuole, ma è essenziale per introdurre obiettività ed imparzialità, ora non garantite.

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