8 giugno 2008

Ordini. Come cambiarli?

Mi chiedeva un amico: "Ma insomma, con tutto il tempo che ci hai dedicato, tu, gli Ordini, come li cambieresti?".
Molto semplice, in fondo, e inizio un tag "come cambiare" dedicato alle proposte concrete di cambiamento.

Parto dalla premessa che non cambiare gli Ordini significa, ed è quello che sta capitando ora, mantenere in vita degli zombi. Gli Ordini professionali sono attualmente morti. Nessuno dei cittadini li vede come difese, nessuno dei sanitari (io parlo per la veterinaria, ma mi sa che vale per molti altri ordini) li vede come difese o istituzioni utili. Comunque, a fianco c'è un sondaggio. Vedremo cosa viene fuori.

Gli Ordini continuano a stare lì per piccoli, piccolissimi interessi, al limite del ridicolo, credetemi. Non fanno niente, ma stanno lì.

Come riformarli? Alcuni punti secondo me essenziali.

il territorio
Sebbene ampliare la distanza geografica comporti un "allontanamento" dagli iscritti e dal territorio, ed un rischio di creare due realtà, una metropolitana ed una "provinciale", non è più pensabile di continuare a mantenere un ordine per provincia. E' ridicolo.

Ci sono comunque alcune criticità, sulle quali riflettere. La prima sulla proporzionalità o meno del numero degli eletti. In altri termini, se io riunisco tutti gli ordini del Piemonte, ad esempio, e uso la proporzionalità, l'ordine di Torino vota per 1200 iscritti, e quello di Verbania per 100 (cifre quasi a caso). E' chiaro che dopo un po' quelli di Verbania si stufano di partecipare a riunioni dove in pratica non hanno voce. D'altro canto, se votano uno a uno (uno Torino, uno Verbania), la minoranza impone una sua prepotenza, e viene a mancare la proporzionalità. Occorre studiare un meccanismo che rispetti tutti. Come nella politica nazionale, i piccoli ordini (e sono la maggioranza, ovviamente) non ci stanno. Questo è uno dei motivi dell'attuale impasse.

Il voto a distanza.
Non è più pensabile che per votare si debba andare fisicamente a votare. L'assenteismo è quasi obbligatorio. Può capitare che si debbano fare centinaia di chilometri per votare. All'atto pratico non ha senso farlo. Se votano gli italiani all'estero, potranno ben farlo i professionisti, no?

Si deve stimolare la campagna elettorale. Chi vuole candidarsi deve esprimersi in una pubblica campagna, prendendo precise responsabilità ed impegni. Tali spazi di discussione devono essere garantiti, stimolati e tutelati da norme precise.

la non rieleggibilità
Nessuna carica può essere mantenuta per più di due mandati consecutivi, più di sei anni. Direi di più. Non si può essere eletti per più di due mandati consecutivi. Anche se una volta sei consigliere e l'altra Presidente. Dopo due volte, si cambia. Meglio un'inesperienza che un mancato rinnovo.


Continuerò oltre, ma già qui notate come molte questioni con cui ci confrontiamo a livello politico nazionale siano le stesse che ritroviamo qui. Il fatto è che troppo spesso i "piccoli politici" scimmiottano, in negativo, i difetti della politica maggiore.

Per chi vuole deliziarsi e capirne il contesto, la migliore lettura, a cui è dedicata l'immagine del post, è "Il Gattopardo". La storia del Principe di Salina in una Sicilia borbonica al tramonto mostra in modo stupendo questo nostro attuale periodo storico.

Come finirà? Non ci sono dubbi.

Prima o poi il Bendicò imbalsamato verrà gettato dalla finestra (la bellissima pagina 247).

"Poi tutto trovò pace in un mucchietto di polvere livida".

In mezzo, ci siamo noi.

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