Non so se ve ne siete accorti, se siete veterinari. Se si, avete più fiuto di Sherlock Holmes per cercare le notizie nascoste.
Il "Progresso Veterinario" ha cambiato proprietà. Non è più dell'Associazione degli Ordini Piemontesi, ma della FNOVI direttamente.
Giusto per non far scomparire i fatti, facciamo un breve resoconto della vita di questa rivista di settore. Più di cent'anni fa il Dott. Giovine, veterinario piemontese, crea una rivista, il Progresso veterinario, a titolo prettamente privato Insomma, per riceverla ci si abbonava. Ricordo di essermi abbonato, quando si pagava per riceverla, circa una ventina di anni fa. Un normalissimo periodico di settore.
Prima di morire, il Dott. Giovine cede la proprietà della rivista, mi pare gratuitamente, all'Associazione degli Ordini (veterinari) Piemontesi, un'associazione privata, che inizia ad editarla. Del Consiglio di amministrazione ne fanno parte di diritto i Consiglieri e Presidenti degli Ordini Piemontesi.
Tutto va avanti sino a circa dieci anni fa, quando la rivista accusa difficoltà comuni a tutta la stampa di settore: l'aumento del costo della carta, la diminuzione della redditività e della pubblicità, essenziale per tirare avanti.
Viene quindi fatta una convenzione con la FNOVI, che sino ad allora inviava ai propri iscritti "Il Veterinario Italiano". Si smette la pubblicazione di quest'ultimo periodico e il Progresso diventa rivista ufficiale della FNOVI. Da subito, il SIVeLP critica apertamente e fortemente l'operazione, a causa di alcuni passaggi poco chiari. La convenzione si basa su un meccanismo di pagamento che coinvolge come concessionario il Dott. Antonio Manfredi, storica colonna dell'organizzazione cremonese della SCIVAC. Molti sono i punti riservati dell'accordo, che non viene certo diffuso, almeno nei suoi particolari.
Inizia probabilmente il periodo peggiore per la qualità della rivista. Articoli completamente scollegati con la realtà della categoria, assenza di ogni criticità verso le istituzioni, disaffezione sempre maggiore dei lettori. Tutto omogeneizzato in articoli superficiali e men che mai critici verso i vertici. Sempre, "Tutto va ben, Madama la Marchesa.."
Grosso modo, ogni veterinario italiano paga una ventina di euro per ricevere una rivista in cui ha difficoltà a riconoscersi: in questi giorni si è parlato del film "La corazzata Potemkin", la "boiata pazzesca" di fantozziana memoria. Il Progresso ricorda piuttosto la Pravda peggiore, quella di quando Andropov si ammalava di "raffreddore" e di questo poi moriva.
Nonostante la convenzione ed il flusso di denaro che arriva, le cose dal punto di vista finanziario non migliorano, fino ad arrivare al punto che il mezzadro (la FNOVI) si prende la cascina (il Progresso).
Personalmente, non posso che essere contento, che almeno ciascuno si prenda le proprie responsabilità direttamente: se la FNOVI vuole la Pravda, che la faccia, ma apertamente.
Si torna a parlare di un possibile accordo con ENPAV, per dismettere il Notiziario ENPAV e pubblicare una rivista comune. Certo mi sembra che ci siano troppi galli in un pollaio, ma staremo a vedere.
Il punto è un altro. Ci piacerebbe conoscere i dettagli dell'accordo. La proprietà è stata ceduta gratuitamente? Sono stati pagati dei soldi? Che accordi sono stati fatti di corollario? Quanto ci costerà tutto ciò?
Ho sempre detto che, pur non apprezzando la linea ANMVI, avrei preferito mi venisse inviata la rivista Professione Veterinaria, che almeno ha un interesse professionale e in più non pretende di essere una voce di tutti: è dichiaratamente proprietà di un'associazione privata, non di un'istituzione di tutti. Almeno la censura su Professione sarebbe comprensibile, non quella del Progresso. Tutti mi hanno sempre risposto che il Progresso doveva restare, proprio per non dare adito a voci di "editoria bulgara".
Non è la presenza o meno di una rivista a farla diventare bulgara o meno, ma la sua vivacità, e vitalità. In questo senso, il Progresso era già bollito da tempo, e se ne accorgevano tutti.
Ma ora, almeno, volete dirci come è stato fatto questo accordo? Chi paga chi, e quanto? Chi gestirà la pubblicità? Sarà finalmente possibile scegliere di non voler ricevere la rivista ed ottenere il defalco del prezzo pagato? Si potrà ipotizzare una scelta giornale elettronico o cartaceo? Perfino La Stampa lo fa...
Ma soprattutto, soprattutto, quando la smetteranno di fare le cose sempre in modo non trasparente, comunicato, esplicito? Saremo sempre servi della gleba, che non hanno diritto a sapere per filo e per segno come vengono spesi i loro soldi? Se tutto ciò poteva trovare un fondamento giuridico (politicamente discutibile) fino a quando proprietaria era un'associazione privata, mi pare che ciò non possa più valere oggi.
Insomma, ci considerate, visto che paghiamo, o volete continuare a fare il cazzo che volete voi? Abbiamo speranze? La FNOVI, gli Ordini, vorranno aprirci i loro segreti o no? Staremo a vedere, come al solito, alla finestra..chiusa. Sbirceremo il più possibile. Ma così non va. Per niente.
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