Esiste una legge nazionale, la legge 30/1991, e talvolta integrata da leggi regionali, che disciplina la riproduzione animale- Sostanzialmente vietando il fatto che esistano le cosiddette "monte abusive", in cui uno stallone viene fatto riprodurre al di fuori di una stazione di monta pubblica o privata. Che cos'è una stazione di monta? Un luogo dove vengono applicati determinati requisiti strutturali e organizzativi, autorizzato tramite una specifica "licenza" regionale.
Di per sé non è una norma negativa, perché contiene una tutela per l'utente proprietario di animali. In realtà ci sono diversi problemi applicativi:
- soggetti senza un libro genealogico, ad esempio un pony (uno shetland) o un asinello. Esistono moltissimi casi in cui un proprietario di questi soggetti li accoppia, in modo inconsapevole, vero, ma senza alcuna volontà truffaldina o di abusivismo. La legge prevede questi casi, ma all'atto pratico le autorizzazioni sono un momento distante da questa realtà di piccolo allevamento familiare (il proprietario è un privato, fa altro di lavoro, non è un allevatore) e le nascite diventano illegali.
- accoppiamenti non controllati, diciamo "sfuggiti" al proprietario. Per quanto pochi, esistono. Che fare? Interruzione (non volontaria) di gravidanza? Che senso ha?
Bisogna poi dire che non è che nelle stazioni di monta ci sia poi tutta questa gran tutela dell'utente. Ho visto infezioni coitali terribili, stalloni sporcissimi, scuderie fatiscenti. E l'ASR che faceva? Controllava che ci fosse il battuto di cemento o la pompetta del disinfettante, nient'altro. Nessun controllo funzionale, realmente tecnico. Tamponi batteriologici effettuati in modo totalmente erroneo (i veterinari ASR normalmente non sanno come farli e nemmeno lo vogliono fare, troppo pericoloso).
Chiunque senta di queste norme mi chiede "Ma che senso hanno?". Molto semplice. Sono il risultato di pressioni lobbistiche degli allevatori. In altri termini, porre degli sbarramenti anche solo amministrativi facilita i professionisti rispetto ai proprietari dilettanti. Insomma, il privato non si mette a richiedere e seguire tutte le norme, che magari non conosce nemmeno. Anche se spesso è più coscienzioso e "professionale" del professionista.
Questa è una tipica politica dell'UNIRE, che non ha mai seguito una seria selezione degli animali basata su criteri validi. Sempre l'adozione di piccole protezioni e privilegi. Che non funzionano. Non c'è niente da fare, la realtà non si lascia confondere da piccoli trucchetti. Non basta dire che "solo noi possiamo fare questo" per creare l'eccellenza, anzi.
L'argomento è complesso, ma pare che nessuno voglia metterci mano. In questa nostra Italia lacerata e stravolta, probabilmente è un argomento minore. In ogni settore esistono piccole e grandi norme di arroganza ed incompetenza, al quale noi, poveri cittadini, soccombiamo ogni giorno, sopravvivendo all'italiana, con piccoli compromessi. Esistono controllori che non controllano o peggio ancora esercitano il misero potere dei burocrati: lasciano correre, creandosi un loro piccolo regno.
Cosa c'entra l'anagrafe equina? C'entra, perché non possono essere rilasciati libretti dell'AE a puledri nati in questo modo. Per ora è in atto una silente sanatoria, ma certo il decreto sull'AE rinforza in qualche modo la normativa sulla riproduzione.
Venendo ai consigli concreti. Per i professionisti, siano veterinari o agronomi. Createvi una competenza nell'applicazione delle norme e svolgimento delle pratiche amministrative. E' di grande valore per il cliente, e vi verrà ricompensata.
Per i proprietari: chiedete le autorizzazioni. Occorre un po' di pazienza e rischiate di scontrarvi con i burocrati, ma in fondo è un piccolo costo e può essere affrontato. Armatevi dell'italica virtù: la pazienza. Oppure chiedete al veterinario di occuparsene per vostro conto.
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