Anche se l'indagine dell'Antitrust affronta la questione dei libri per la scuola dell'obbligo e superiore, dobbiamo notare come purtroppo in molte Università italiane il problema del caro libri sia già stato risolto. Purtroppo.
Si usano le dispense, riassunti dei corsi, o scritte dal docente. In modo generalizzato, diffuso, indistinto, si studia su testi, appunti, fogli sparsi, edizioni della locale cooperativa studenti.
Questo è un grave errore. Il libro è sempre più di una dispensa, che per definizione è materiale labile, frammentario, incompleto. Il libro è la fonte del sapere, della conoscenza, la dispensa è un piccolo spuntino. Sono nozioni appiccicate, un modo per superare l'esame, non per conoscere la materia.
Un errore che danneggia tutti:
- lo studente, che poi si laureerà e in quel momento, pressato da altre spese, acquisterà il minimo del minimo. Esistono veterinari che hanno si e no cinque libri professionali, e poi si affidano ai rappresentanti, alla telefonata al collega, alle riviste di settore per risolvere un dilemma professionale. Se gli acquisti del libro venissero scaglionati durante la propria carriera di studi, si ritroverebbe invece una biblioteca già pronta proprio quando gli serve
- l'editoria, che si trova priva di un importante mercato. Le edizioni scientifiche hanno un mercato ristretto, vivono già al limite economico.
- la stessa università e i docenti, che non hanno più una pressione a scrivere un testo, a prendersi delle responsabilità. Gli italiani non scrivono più testi scientifici. Che ne è di una gloriosa scuola e storia, dai Messieri, Moretti, a Cinotti, Cheli, Micheletto?
Per favore, studenti, docenti, usate i libri. Lì c'è scienza, il resto è chiacchericcio. La trasformazione dell'Università, la Scuola dei sapienti (in definizione) in scuola superiore è uno dei problemi più gravi della nostra società. E l'uso delle dispense è uno dei suoi risvolti peggiori.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento