Riassumiamo la storia. A Torino, da anni, la collega gestisce un'attività con meccanismi che qui sarebbe lungo spiegare, in sostanza a prezzi ridotti e facendosi pubblicità sui giornali. Per questi ed altri fatti è stata più volte sottoposta a procedimenti disciplinari.
Lei si è rivolta all'antitrust che ha riconosciuto le sue ragioni, condannando (precisamente, si è arrivati ad un accordo di pentimento) l'Ordine di Torino e la FNOVI, ed innescando le modifiche del Codice Deontologico su pubblicità e tariffe minime.
Questo comunicato, dal sapore vagamente "gnè gnè gnè" è una tremenda, oltre che eticamente disgustosa, zappa sui piedi. Per vari motivi:
- innanzitutto esiste ancora un grado di giudizio, la Cassazione, che più volte e volentieri ha smentito (tra l'altro proprio con la veterinaria in oggetto) la Commissione d'appello. Andare tra l'altro a pubblicare un comunicato simile non fa altro che rafforzare la posizione della veterinaria, che ha buon gioco nel dire che "ce l'hanno con me". Voglio vedere cosa capiterà se la Cassazione dovesse poi assolverla. Mezza botta sui coglioni.
- non è corretto amministrare la Giustizia deontologico in questo modo, da panem et circenses, da Colosseo e gladiatori. Le istituzioni non possono abbassarsi a tal punto. Se un professionista sbaglia, che venga punito e perseguito, ma non per questo si giustifica la gogna. In nessun modo.
- mica nessun comunicato stampa è stato mai pubblicato per nessun caso di pubblicità scorretta o comportamento eticamente spregevole, no? E ci sono, ci sono...E allora perchè farlo adesso??
- che la veterinaria abbia torto sugli aspetti specifici non diminuisce i torti del sistema ordinistico (perché sarebbe sbagliato limitarci a FNOVI o Ordine di Torino). Dobbiamo riconoscerlo, una volta per tutte. Abbiamo sbagliato. In buona fede, ovviamente, con un mucchio di attenuanti, senza colpa, anche perché mancavano certezze legislative, ma voler continuare ad impedire la pubblicità o mantenere i tariffari è stato e sarebbe un grosso errore. Sia giudiziario che strategico.
- la CCEPPS per forza condanna la veterinaria! Ci mancherebbe altro, è composta dai rappresentanti delle Federazioni sanitarie, più qualche rappresentante dei Ministeri della Giustizia nonché magistrato, ma sostanzialmente è "interna" al sistema ordinistico. Motivo in più per evitare i toni trionfalistici e che possono assumere un sapore di "ritorsione" da evitare assolutamente.
- che si licenzi il giornalista che fa l'ufficio stampa. La notizia viene data come "condannata la veterinaria che aveva denunciato la FNOVI", mentre doveva essere data come "confermati i principi riguardanti....". La notizia NON può essere impostata in questo modo. No, no, no. Incapaci. Altra botta sui coglioni.
- le limitazioni alla pubblicità, i divieti da tardo impero romano, le grida manzoniane degli Ordini su pubblicità e prezzi sono quelle che hanno fatto grandi i delinquenti. L'esperienza di Torino lo conferma. Se la pubblicità è proibita, e io decido scientemente, a volte anche scientificamente, di violare la norma, ne traggo un guadagno enorme. Se posso infrangere impunemente queste norme (come peraltro è più volte accaduto) il mio guadagno aumenta ancora. Insomma, gli Ordini tenevano fermi gli onesti mentre quelli scorretti, questa volta, martellavano gli altri sui coglioni. Almeno adesso di fronte ad una pubblicità scorretta esiste la possibilità di agire direttamente, con una pubblicità antagonista. Non lo ritengo il migliore dei mondi possibili, ma è già meglio del precedente.
- la veterinaria in oggetto si è conquistata una "licenza di uccidere" sul campo. Se per ipotesi adesso dovesse commettere la peggiore delle infrazioni deontologiche, come sarà possibile arginare le sue ricusazioni del sistema ordinistico? Come evitare la sua mossa "sono perseguitata"? Quale giudice non considererà la sua eccezione?
Che gli Ordini, la FNOVI, la comprendano una volta per tutte: NON si può continuare a trovare il proprio motivo di esistere nei limiti alla pubblicità. NON funziona, non ha senso, è dannoso.
E che si riconosca lo sbaglio commesso, prima che sia troppo tardi.
Siete degli irresponsabili. E non avete mai letto "La lettera scarlatta" di Hawthorne, ovviamente.
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