7 giugno 2007

Redde rationem. Gli studi di settore secondo Visco.


Il decreto Bersani - Visco contiene, oltre alle norme sulle modernizzazioni, alcune tra le norme più deleterie che si potessero immaginare. Tra queste quelle sugli studi di settore, che si stanno manifestando in tutta la loro malefica potenza in questi giorni, tra le polemiche applicative.

Gli studi di settore sono una norma a doppia valenza: se bene applicati possono essere un utile mezzo di amministrazione fiscale, se utilizzati rigidamente, e soprattutto volendo reintrodurre una specie di minimum tax, sono totalmente antidemocratici, dannosi ed inefficaci, tra l'altro.

Sono antidemocratici, perché non passano all'esame del Parlamento, ma di oscuri ministeriali che non si sa che logica abbiano. Teoricamente dovrebbero nascere dall'accordo con le categorie interessate, ma questa volta non è stato così, e comunque è un accordo firmato con una delle parti che ha una pistola in mano.

Sono dannosi, perché odiosi come meccanismo, e perché incitano alla "lotta di classe". Non sono individuali, ma sono applicati "per categoria". Sono inefficaci, perché, se come pare in questi giorni, la percentuale di contribuenti congrui sarà del 50%, si tornerà ad un aumento del contenzioso e ad un ingolfamento degli uffici di pratiche.

Il fisco dovrebbe essere semplice, economico, certo, efficace. Oltre al costo diretto delle tasse, i costi legati alla difficoltà del rapporto con ilo fisco sono enormi. E' impossibile non avere un commercialista, e questo è un costo che ricade sul Paese, questo sì.

Visco deve essere cacciato. Ma non per quello che ha fatto di "Speciale". Per quello che ha fatto di "normale". Secondo lui. Un ritorno al burocratismo, al formalismo: il repertorio clienti. Un sopruso per migliaia di contribuenti che pagheranno tasse su redditi che non hanno, minacciati dall'incombenza di "accertamenti". Un ritorno al peggior Stato possibile. Purtroppo.

E ancora una volta, l'incapacità dei vertici delle categorie a far capire che non perché si fa un lavoro da laureati si ha un reddito più alto di un dipendente. A dire che i laureati sono molto spesso, soprattutto se giovani, ma non solo, i nuovi paria, in qualche caso i nuovi schiavi.
Tutti a protestare per l'abolizione dei tariffari o per mantenere il "decoro". Ma chi se ne frega, parliamo di cose più serie e importanti, che ne dite?

Dimenticavo, siamo italiani...

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