Quale è il motivo per cui gli Ordini si dimostrano contrari alle liberalizzazioni introdotte dal decreto Bersani? Qual’è il ruolo della FNOVI in questa situazione? La funzione dei tariffari minimi, dei divieti alla pubblicità, è così grande da giustificare questa reazione di tipo conservatore?
A dire il vero, non sono di per sé le novità "commerciali" che preoccupano gli Ordini, ma piuttosto la paura, in realtà abbastanza fondata, che il senso stesso, la struttura degli Ordini venga svuotata dall'interno, collassando e travolgendo tutto un sistema. La paura è sensata, ma la reazione è probabilmente spropositata e non produttiva.
Perché gli Ordini temono di essere svuotati? Chiunque abbia avuto un'esperienza, anche minima, di lavoro all'interno di un Consiglio provinciale lo sa benissimo: il decreto sulle liberalizzazioni tocca praticamente l'80% delle attività di cui si occupava l'Ordine provinciale.
Gli esposti sono in maggioranza legati, o dovremmo dire, erano, fino ad adesso, alla pubblicità, nel senso che il professionista inviava la segnalazione di una pubblicità scorretta effettuata da un suo collega-concorrente.
Abbiamo poi gli esposti riguardanti vere o presunte infrazioni ai tariffari minimi, il lavoro sull'approvazione delle convenzioni, le autorizzazioni relative alla pubblicità in varia forma, dalle inserzioni sugli elenchi telefonici alle insegne pubblicitarie. Tutti questi settori occupano mediamente un Ordine provinciale per il 70% della propria attività. Rimane un 10% legato alle certificazioni (anche qui la legge sull'autocertificazione diminuisce drasticamente questo impegno), e poi ancora un 20% di attività "esterna", come gli esposti dovuti al "pubblico ".
È evidente che il decreto, azzerando le disposizioni normative su tutti questi settori, rende sostanzialmente l'Ordine non più un ente di controllo, ma praticamente il club di Topolino. Intravediamo riunioni del Consiglio in cui ci si girano i pollici, si parla di tutt'altro e si fa un puro esercizio autoreferenziale, ma all'atto pratico non si conclude niente di sostanza.
Questa situazione è dovuta essenzialmente al fatto che nel corso degli anni gli Ordini non hanno saputo stimolare, amplificare, direi anche rispettare, la loro funzione principale, quella di tribunali etici, di stimolo alla deontologia.
Dobbiamo ammetterlo, ricordando però che le colpe non sono solamente degli Ordini, ma anche di tutto un sistema che li ha privati, nel tempo, di una concreta possibilità di azione. La giustizia deontologica è stata troppo spesso male amministrata, gli aspetti etici trascurati e presi sottogamba. Come detto, non per colpa, o non solo per colpa, dei componenti dei Consigli: un sistema di cavilli, di limiti assolutamente burocratici, un malinteso senso di solidarietà di categoria, il meccanismo elettivo stesso degli Ordini, hanno contribuito a determinare questo stato di cose.
Resta il fatto che l'etica è abbastanza lontana dagli Ordini. Purtroppo le riforme andavano fatte con calma e meditazione, ma è mancata la volontà di farle, sostanzialmente. Ci si trova ora in questa situazione e si rischia fortemente di prendere delle strade sbagliate. Quello che occorre fare è avviare un ripensamento, una ricostituzione degli Ordini, su nuove strade. Molto probabilmente gli Ordini dovranno vedere come componenti attive le rappresentanze dei consumatori, (nel caso della nostra professione i movimenti animalisti?), insomma cercare di tornare all'origine, al senso più profondo delle nostre piccole istituzioni.
Ci sono resistenze fortissime, abitudini ormai consolidate che si oppongono a queste riforme. In fondo le regole che sono state più o meno valide fino ad adesso sono quelle che hanno consentito un potere, non tanto da parte dei Presidenti degli Ordini, ma da parte di chi ha cercato di monopolizzare la discussione ed il lavoro degli Ordini provinciali.
Quello che non vorremmo che accadesse è che ora la FNOVI, che tra l'altro ricordiamo è attualmente espressione di parte e non di tutti i veterinari, proponga le riforme senza un confronto vero con tutte le realtà del mondo veterinario. Non sarebbe ammissibile o tollerabile un passare senza confronto, senza discussioni, sulla testa di tutti i veterinari italiani. Ci pare purtroppo che fino ad adesso questa sia la strada che la FNOVI intende seguire: nessun dialogo, nessun confronto, nessuna apertura. Insomma, siamo ad ottobre e niente si è ancora visto, per riforme che dovrebbero entrare in vigore a gennaio dell'anno prossimo.
Il problema è che la paralisi della discussione rischia di produrre dei cambiamenti paralitici o gattopardeschi, questo sì sarebbe veramente una perdita del senso degli Ordini, che si troverebbero ad essere privi di funzione concreta. Quello che occorre è un forte cambiamento, innanzitutto di metodo, di coinvolgimento, di rispetto per chi non abita a Cremona.
Questo ci aspettiamo finalmente di vedere. Altrimenti, meglio mandare in rovina questo sistema. Meglio così che morire lentamente e facendo danni alla categoria.
17 febbraio 2007
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1 commento:
Ho fatto parte anch'io di un consiglio di un Ordine. Mai più nella vita. Perdita di tempo e spreco di risorse. Un puro parlarsi addosso. Complimenti a te perchè hai ancora la forza di protestare. Io ho perso totalmente la voglia. Ma hai ragione.
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