17 febbraio 2007

Liberalizzazioni o modernizzazioni?

Il movimento di protesta, o meglio il tono che si vuole dare alle proteste dopo il decreto sulle liberalizzazioni, è apparentemente unitario. Unitario nel senso che vengono spesso citati "gli Ordini "come contrari alle liberalizzazioni. Apparentemente nel senso che a fronte di una pretesa unitarietà, le categorie coinvolte hanno in realtà esigenze molto diverse e le professioni rappresentate presentano un arco molto più sfumato e variegato di realtà.

La veterinaria ha probabilmente più da guadagnare che da perdere in un'apertura alle novità. Ci sono delle differenze che dobbiamo esaminare se vogliamo fare dare un giudizio sereno su quello che dobbiamo fare.

Esaminiamo ad esempio la categoria degli avvocati. Il servizio legale innanzitutto è un servizio che è pagato in una certa misura dallo Stato. Il gratuito patrocinio, che comporta l'assegnazione di un legale quando il cittadino non può permettersene uno, è un servizio professionale che lo Stato paga all'avvocato. Ovviamente la tariffa minima è estremamente importante in questo contesto, perché consente agli avvocati di mantenere una tariffa non contrattabile, sulla quale lo Stato deve in ultima analisi cedere. Con il decreto è stata revocata anche la possibilità per gli avvocati di essere pagati, proprio per questo servizio, tramite anticipi ottenuti con il servizio delle poste, che fungeva da cassa per queste esigenze.
Comprendiamo quindi bene il disappunto dei legali di fronte all'abolizione delle tariffe minime.

Notiamo ancora riguardo alle caratteristiche specifiche del servizio legale, come tale servizio non sia espandibile, la domanda sia abbastanza rigida. Non è che ampliando la concorrenza o diminuendo il costo del servizio uno si metta a fare cause ad ogni piè sospinto. Certamente, potranno aumentare le esigenze, diminuendo il costo dell'avvocato, ma non è che uno si metta, allegramente incitato dalle liberalizzazioni, a denunciare il mondo. Tutto sommato, la necessità di un legale è una necessità abbastanza fissa e non espandibile.

Aggiungiamo ancora che i legali hanno da temere molto da nuove forme di concorrenza. Se vi capita di andare in Inghilterra, potrete recarvi in una qualsiasi cartoleria e acquistare ad esempio dei documenti prestampati come il testamento. Trovate il vostro foglio, lo compilate, lo depositate e avete un normale testamento. Questa è ovviamente un'esagerazione, e inoltre anche in Italia è teoricamente già possibile una cosa simile, ma quello che dobbiamo capire è che gli avvocati possono temere fortemente il futuro in cui una consulenza legale via Internet abbassi drammaticamente i costi delle procedure semplici. Questo non varrà ovviamente per argomenti complessi, ma è possibile che in un futuro si formino delle strutture legali operanti anche a livello internazionale e che possano dare un servizio che vedrebbe gli avvocati pesantemente ridotti come importanza, perlomeno nel modo in cui concepiamo adesso un servizio legale.

È realmente evidente come l'esame della categoria dei farmacisti ci dia dei risultati analogamente diversi da quelli della nostra categoria. Innanzi tutto il loro servizio non è espandibile, anche qui la domanda di servizi farmaceutici è relativamente rigida. Abbassando il prezzo dell'antibiotico non mi metto certamente ad acquistarne uno scatolone: se ne ho bisogno lo utilizzo, altrimenti no. La quota di domanda che è flessibile, legata alle farmacie, origina piuttosto non dal farmaco ma da prodotti accessori, ed è ovvio che la cessione del farmaco ai supermercati può incidere pesantemente su questa domanda: mentre la richiesta di farmaco è legata al momento della malattia, la richiesta di prodotti accessori può in effetti aumentare, e comprendiamo anche qui il disappunto dei farmacisti nel vedere che proprio questa quota è stata dirottata ai supermercati.

Riguardo alle tariffe, è poi ovvio che una quota importante dei pagamenti è quella effettuata dallo Stato, dalla mutua, e infatti i farmacisti hanno chiesto e ottenuto assicurazioni dal ministero relativamente al fatto che i prodotti soggetti a richiesta continuino a restare, almeno per ora, entro il canale della loro distribuzione.

Aggiungiamo ancora che anche nel caso dei farmacisti si deve temere un incremento della concorrenza delle farmacie via Internet. Magari non è uno scenario immediato, ma è un'ipotesi di molto fondata quella che nei prossimi dieci anni i canali di fornitura per adesso ancora limitati siano destinati ad espandersi.

Aggiungiamo anche che nel caso della farmacia il parametro della qualità del servizio professionale è francamente poco determinabile. Salvo l'ipotesi che si parli di preparazioni magistrali, la qualità del professionista farmacista è sostanzialmente bloccata. Può esserci la cortesia e l'efficienza nel servizio, ma non possiamo pensare che ci siano grosse differenze di servizio tra le diverse strutture.

Ancora, in questo caso notiamo che i prezzi del farmacista sono fissi, almeno nel senso di un loro aumento. In altri termini, il farmaco può solo scendere di prezzo, non è possibile pensare che ad una migliore qualità della prestazione corrisponda un aumento del prezzo del farmaco.

Veniamo alla categoria forse più forte, quella dei notai . Più o meno, possiamo notare le stesse obiezioni che abbiamo fatto relativamente agli avvocati. Se anche il prezzo della prestazione del notaio diminuisse, non per questo cambierebbe. Dal notaio ci vado quando ne ho bisogno, non è espandibile. Nella vita ci andiamo quel numero di volte e non perché un notaio diventa meno costoso allora ci ricorro tutte le settimane...

E' ovvio come la categoria dei notai abbia più da rimetterci, non tanto con le liberalizzazioni di luglio, ma piuttosto da un clima politico che ne ostacoli il servizio mantenuto in termini quali quelli che conosciamo ora.

Per certi versi, la categoria dei commercialisti deve nuovamente temere molto più dei veterinari le liberalizzazioni. Il servizio del commercialista è anche questo poco espandibile, si svolge in buona parte nei confronti di aziende ed è un servizio che potrà vedere aumentare di molto la concorrenza nel caso si sviluppino grosse società professionali miste.

Veniamo ora alla nostra categoria, e notiamo come la nostra professione abbia dei caratteri assolutamente unici.

Il principio fondamentale è che i servizi di veterinaria sono sicuramente espandibili. La cura degli animali non è ancora così ampia come potrebbe. Quanti animali non ricevono tuttora delle cure di buon livello, adeguate alle loro esigenze? Moltissimi. Moltissimi cani non ricevono ancora le vaccinazioni, figuriamoci se arriviamo alle cure dentali e alle analisi del sangue. Il veterinario viene ancora visto come avente un ruolo nella terapia, ma lo sviluppo di servizi legati alla prevenzione è un settore assolutamente interessante. È sicuramente ipotizzabile il fatto che più animali potrebbero ricevere delle cure veterinarie adeguate. Ritorneremo poi sull'importanza che queste cure vengano comprese e soprattutto praticate dai veterinari. Comprese sia dai proprietari che dai veterinari. Notiamo ancora come la professione veterinaria abbia per molti versi un andamento stagionale, anche se questo aspetto è limitato, anche questo può trovare un riscontro positivo nelle liberalizzazioni. La professione veterinaria ha inoltre delle situazioni legate se non ad una pratica abusiva, almeno ad una pratica impropria svolta spesso dai proprietari.

Aggiungiamo ancora che la concorrenza da parte di non laureati è sicuramente presente ma non può spingersi oltre certi limiti. La medicina veterinaria ha ormai in molti casi dei livelli di specializzazione tali da rendere abbastanza difficile il fatto che un non veterinario la pratichi. Per carità, sono sempre a rischio le prestazioni a basso contenuto scientifico, tipicamente una vaccinazione, sono sempre possibili forme di esercizio abusivo, ma è minore il rischio di concorrenza ad esempio via Internet. Rimane nella nostra professione la necessità fisica di presenza del professionista, rimane anche una certa territorialità che limita le possibilità di concorrenza su scala nazionale o addirittura internazionale.

La medicina veterinaria può trarre vantaggio dalle liberalizzazioni: la qualità della prestazione professionale è determinante, essenziale. I veterinari non sono tutti uguali, hanno ampie possibilità per dimostrare di essere migliori dei loro concorrenti. Certamente esistono anche i veterinari che ingannano il proprietario, il cliente, spacciando una veterinaria di bassa qualità per veterinaria di alta qualità. Per fare un esempio, noi sappiamo benissimo che intervenire con anestesia gassosa o anestesia iniettabile è molto diverso. Il nostro cliente, il proprietario dell'animale, deve essere consapevole di questa differenza, per poter scegliere in modo idoneo e consapevole.

Il grosso difetto dei tariffari minimi era quello che tendevano a far apparire due prestazioni molto diverse come uguali. Non è così. Lo stesso intervento, con lo stesso esito, può avere un contenuto di qualità, e conseguentemente un costo, molto diverso.

Sarebbe stato compito, probabilmente lo è ancora adesso, degli Ordini provinciali far capire questa differenza, fare apprezzare questa qualità. Per tanti motivi non ci sono riusciti. Questa è ora la sfida che va direttamente nelle mani dei medici veterinari: far conoscere ed apprezzare la qualità della loro prestazione. La qualità viene percepita nel caso delle altre professioni basandosi su elementi futili, esteriori, che devono essere ricondotti nel loro giusto ambito tramite un processo di comunicazione e di chiarezza con il cliente.

Dobbiamo riconoscere che la concorrenza non è un disvalore. Lo è se è bugiarda, ma il momento in cui riesce a far conoscere un servizio, farlo apprezzare, metterne in luce gli aspetti qualitativi, ebbene la concorrenza può svolgere un ruolo estremamente positivo. Le liberalizzazioni consentono, aumentando le libertà di iniziativa, un riequilibrio di una situazione che, nata storta, si è evoluta in peggio. Negli ultimi anni in cui la concorrenza è aumentata si sono visti pienamente i limiti del sistema ordininistico, delle nostre istituzioni. Dobbiamo ora affidarci all'apertura, alla modernizzazione, per ottenere il risultato di una valorizzazione della qualità della prestazione veterinaria.

Come con tutte le libertà, ci saranno veterinari che daranno il peggio, e ci saranno quelli che daranno il loro meglio. È a questi ultimi che ci dobbiamo affidare, dobbiamo valorizzarli, apprezzare le nuove iniziative senza rimpiangere un sistema che non si è mostrato capace negli anni di conseguire il risultato del miglioramento della professione.

Il ministro Bersani ha probabilmente sbagliato il bersaglio, o forse la comunicazione. Il termine, il concetto che dobbiamo utilizzare non è quello di "liberalizzare", ma quello assolutamente necessario e non procrastinabile, di "modernizzare ".

È ora di smetterla con il piagnisteo istituzionale e presentare un credibile e funzionante progetto di veterinaria. Se non riescono a farlo le nostre istituzioni, molto meglio affidarsi alle risorse private e consentire a quelli che vogliono dare del loro meglio di lavorare serenamente. Che si smetta con gli ostacoli messi all'ampliamento del mercato, che è ora e deve essere ancor di più in futuro l'obiettivo di tutti noi.

Nessun commento: