17 febbraio 2007

L'uomo animale economico

Dovete comprare i vestiti nuovi per voi e tutta la vostra famiglia. Allora, è sabato pomeriggio, partite e andate, facendo i 50 chilometri all'andata e 50 al ritorno, alla cittàdella degli outlet.

Dovete poi acquistare la spesa settimanale. Accompagnate vostra moglie e a prima andate in un ipermercato, dove comprate quasi tutto. Rimangono gli alimentari e altre piccole cose, e allora andate all'hard discount.

Tra gli sfizi che vi volete togliere c'è quello di comprare un lettore MP3 per ascoltare la musica che avete scaricato da Internet, essenzialmente l'avete fatto perché comprare un CD costa troppo ed è molto più comodo e economico scaricarla. Tra l'altro, avete fatto un abbonamento internet molto conveniente perché avete scelto tra le migliori offerte di abbonamenti. Comunque, torniamo al vostro lettore. Girate diversi negozi online su Internet e alla fine lo trovate, proprio il modello che volevate voi, ad un prezzo che è circa il 40% in meno di quello che sarebbe costato nel negozio sotto casa.

Avete bisogno di un idraulico, un meccanico per la vostra auto. Chiedete al vostro amico che conosce sempre un mucchio di gente di indicarvene uno "onesto ".

L'uomo è un animale economico, per fortuna. Cerca di ottenere il massimo vantaggio con il minimo mezzo. Cerca di risparmiare. È anche dotato generalmente di una dose di intelligenza che gli permette di distinguere tra basso prezzo e bassa qualità. Ovviamente, esistono prestazioni, prodotti, servizi ad alto e a basso valore aggiunto. Mentre nel primo caso, in cui il valore aggiunto della prestazione è molto alto, si ricercherà maggiormente la qualità, nel caso di prestazioni a basso valore aggiunto, si ricercherà soprattutto il risparmio. Se cerco un idraulico che mi cambi il rubinetto, più o meno lo sanno fare tutti, quindi cercherò il risparmio. Se sono impegnato in una causa giudiziaria che mi vede imputato gravemente, cercherò, se me lo posso permettere, l'avvocato più bravo, non quello che costa meno.

Esistono leggi economiche ben precise, da secoli studiate e codificate, che regolano, forse è più corretto dire descrivono, il comportamento dell'uomo e delle società in campo economico. Queste leggi non sono artefatti, sono la realtà, sono leggi che equivalgono alla legge di gravità.

Una delle leggi principali è quella che dice che il prezzo nasce dall'incrocio tra la curva della domanda e quella dell'offerta. Esistono poi numerose situazioni che si applicano a questa legge fondamentale, e la precisano meglio nei diversi settori. Ma non cambia il fatto che il prezzo di mercato nasce da leggi di mercato. Non cambia il fatto che l'uomo cerca anche il risparmio.

Tutto questo per parlare dei tariffari minimi, che sicuramente trovavano uno dei loro difetti più grandi nel fatto di essere falsi. È illusorio pensare che una decisione di cartello, un accordo di categoria, possa fissare il prezzo di un servizio. Nella realtà moderna, il prezzo non nasce così. Esiste la concorrenza, anche se tutti i nostri codici deontologici sembrano volerla escludere. In realtà la concorrenza c'è realmente, e si manifesta poi nei modi più sottili. Dico spesso che il mondo delle libere professioni è come quello della pallanuoto. Dalla cintola in su, grande correttezza. Dalla cintola in giù grandi calci negli stinchi, se non peggio.

Riguardo ai tariffari, è forse preferibile non avere una fiducia in qualcosa che poi in realtà non funziona, sapendo che il mercato esiste ed esiste anche la concorrenza. La situazione vecchia, in cui qualcuno credeva che i tariffari funzionassero, era sostanzialmente una truffa, perché consentiva ai disonesti di praticare politiche sottobanco perché infrangevano le regole, mentre quelli onesti le rispettavano.

Molto spesso il veterinario che viene cimentato con le nuove norme che vedono la concorrenza come un valore piuttosto che un difetto, protestano che "siamo sanitari, non commercianti ", affermando quindi una superiorità etica dell'essere sanitario sull'essere commerciale.

In linea di massima io sarei anche d'accordo. L'unico problema è che poi questa superiorità etica dovrebbe concretizzarsi in comportamenti che poi chiunque conosca la categoria sa che non esistono. Si vedono fare le cose peggiori, e sto parlando dal punto di vista etico, non commerciale.

Prima di affermare che siamo sanitari e non commerciali occorrerebbe comprendere profondamente le implicazioni che stanno in questa affermazione. Non possiamo essere solo sanitari dal punto di vista economico e non esserlo poi per tutte le altre obbligazioni che ne conseguono.

La difesa dei minimi è comprensibile per altre categorie, come gli avvocati. Gli avvocati d'ufficio vengono, con il gratuito patrocinio, pagati dallo Stato, e per loro il fatto di vedersi non riconosciuti i minimi può significare una decisa riduzione degli introiti. Altrimenti sicuramente non spremerebbero le loro preziose meningi per cercare di difendere le loro prerogative.

Sono avvenuti negli ultimi vent'anni dei sostanziali cambiamenti nel settore sia del commercio che dei servizi. Il mondo professionale, o forse è meglio dire il mondo degli Ordini, sembra voler negare questi cambiamenti, continuando a perseguire obiettivi ormai morti trapassati. Se non produciamo il cambiamento nel modo di fornire i nostri servizi, e tra l'altro la veterinaria non è tra le categorie che possono essere penalizzate maggiormente dalle liberalizzazioni, ebbene, se non se non introduciamo il cambiamento rischiamo probabilmente di trovarci in una crisi strutturale sempre più profonda.

La pubblicità non è solo un fatto negativo, anzi non è negativa di per sé e può servire ad ampliare il mercato, a far sì che si crei un maggior bisogno di prestazioni veterinarie, a far sì che il proprietario comprenda meglio anche lo spirito della Qualità che la veterinaria sana deve portare avanti.

Ampliare il mercato significa anche creare una possibilità economica per i giovani, evitare la stagnazione che da troppo tempo avvolge la nostra categoria. Occorre passare da un approccio degli Ordini di tipo deontologico ad un approccio economico. Occorre che le nostre piccole istituzioni si comportino in modo da agire come promotori dello sviluppo, riducendo la loro carica burocratica, ampliando la loro funzione di promozione della qualità, nell'interesse sia dei veterinari che della collettività.

Questa è la strada sulla quale muoversi, piuttosto che quella di conservazione di un vecchio status quo che serviva a a pochi, probabilmente solo ai peggiori...

2 commenti:

Anonimo ha detto...

I giovani vengono sfruttati regolarmente dai più "anziani" di professione. Prendiamo pochi euro o a volte nessuno per una notte intera di lavoro. L'Ordine non dice niente, in questo caso, nessuno dice niente. Ne più ne meno che sfruttamento. Io devo stare in clinica, sfangarla come posso, poi al mattino arrivano i capi e fanno "i professionisti", ma sono solo dei buffoni scorretti.

Anonimo ha detto...

E non solo. I nostri cari colleghi più anziani fanno le cose peggiori, salvo poi darci delle "lezioni" di comportamento. L'unica cosa che sanno dire è che "siamo troppi", ma a comportamento è uno schifo.