Il gioco di parole non è così elegante, lo ammetto. Non sarà neanche nuovo dire che Penocchio dice le bugie. Facciamo così: lasciatemelo dire, diciamo che è l'uovo di Colombo. Tutto sommato siamo pari, uno per uno.
Penocchio dice le bugie quando, come nella lettera che ha inviato agli Ordini provinciali e che potete trovare qui, traccia un bilancio dei primi 100 giorni.
Dice una bugia sapendo di dirla, perché quando afferma che "questa è una FNOVI voluta da tutti", ci lascia veramente stupefatti. Sono passati sì e no quattro mesi dalla sua elezione quando scrive tale frase, non sufficienti perché si possa produrre un'amnesia di tale portata.
Ma come, ci sono state polemiche a non finire, fino all'ultimo i pizzini hanno imperversato e ci sono state minacce di divisione, polemiche a non finire, si è vista insomma tutta la realtà di questa FNOVI, essenzialmente frutto dell'accordo tra ANMVI e SIVeMP, e ci troviamo questa frase?
Questa FNOVI è un'espressione piena e diretta di quell'accordo, per carità legittimo anche se negativo nel metodo, ma che non ci vengano a dire che rappresenti tutti. Proprio questo è il problema della FNOVI, cioè il fatto che rappresenti una parte, e una parte con interessi che pensiamo non siano condivisi da tanti veterinari.
Il problema nasce alla fonte, sia nelle modalità elettorali delle nostre istituzioni professionali, sia per come sono state forzate, intese, applicate tutte le dinamiche elettorali negli ultimi dieci anni di vita della FNOVI. In altri termini, la FNOVI è stata intesa come un centro da cui cercare di esercitare un potere nei confronti della categoria. Va tutto bene, per carità, ma un conto è esercitare una rappresentanza professionale, compito che la FNOVI dovrebbe avere, altro è esercitare un potere.
Sinceramente, una forzatura della dinamica della rappresentanza.
Non nascondiamoci dietro un dito: questo meccanismo è stato applicato e utilizzato in modo esteso da ANMVI, associazione alla quale riconosciamo tranquillamente dei meriti, oltre a una grande applicazione. Ma non bastano per giustificare quello che è stato fatto. Soprattutto, non riescono a far funzionare un meccanismo che è stato male inteso.
In altri termini, se si considera la FNOVI come centro di esercizio di un potere, è evidente che solo gruppi economicamente concreti, con un'organizzazione diffusa e soprattutto dotata di un certo potenziale economico, potranno utilizzare tale meccanismo per "vincere la FNOVI".
Saremo ancora più chiari per far capire a tutti: in Italia esistono attualmente due associazioni che hanno questa forza economica, e cioè l'ANMVI e il SIVeMP. La prima perchè è essere collegata alla SCIVAC e avere una sua forza economica derivata dal fatto di produrre cultura veterinaria. Il SIVeMP perché è collegato a un meccanismo di prelievo automatico dallo stipendio dei veterinari dipendenti.
Quella che viene lamentata come incapacità delle altre associazioni, incluso il nostro Sindacato, dovrebbe essere invece la realtà strutturale di associazioni senza interessi economici.
In altri termini, la forza economica che deriva da interessi economici dovrebbe stare al di fuori delle istituzioni. Esiste un forte conflitto di interessi tra il proporsi come rappresentante istituzionale di una categoria e avere degli interessi economici che in qualche maniera potrebbero trovarsi a essere discussi nel corso di questa rappresentanza.
Tutte le altre associazioni, che sono culturali pure, magari anche un po' scarse, non avendo una loro forza economica, stanno evidentemente fuori da un meccanismo che non contempla la rappresentanza di tutti. Se uniamo questo fatto alla considerazione che le elezioni degli Ordini vedono coinvolti se va bene il 20% dei veterinari italiani, comprendiamo come esista un grande rischio: che una minoranza prenda delle decisioni per tutti.
Occorre cambiare il meccanismo, non possiamo più continuare ad utilizzare uno strumento che è per forza di cose inadatto. La rappresentanza deve sì essere sempre elettiva, ma deve tener conto di tutte le componenti della professione, indipendentemente da una forza numerica che è troppo spesso economica.
I professionisti della politica veterinaria devono rispettare le istituzioni, non cercando di appropriarsene. Solo a queste condizioni la FNOVI, le nostre istituzioni, potranno essere di tutti, riuscendo veramente a lavorare e non a collezionare una serie di insuccessi come ormai siamo abituati a vedere da dieci anni a questa parte.
Ci rendiamo conto che esistono grandissime resistenze, che i potentati si oppongono a una visione di questo genere, ma il rischio, in questi momenti di crisi, è che si condannino le nostre istituzioni ad una morte per asfissia, per mancanza di dialogo, di attività, cosa che non sarebbe di vantaggio a nessuno
17 febbraio 2007
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