24 gennaio 2015

La clinica romana di serie A? (Secondo la FNOVI?)

Una clinica romana ha presentato un conto di € 18.000 a una signora che presentava vaghi dolori addominali, per un ricovero di un giorno (una notte di degenza) e alcuni esami e visite, probabilmente anche superflui (una visita oculistica?), senza peraltro addivenire ad una diagnosi.

Probabilmente una modalità del genere, che è arrivata agli onori delle cronache come truffa in sanità, è forse ritenuta invece espressione di buona medicina da parte della Vice presidente FNOVI, la dottoressa Carla Bernasconi, che in un suo articolo ha diviso la veterinaria in serie A e serie B, caratterizzate la prima da un'alta qualità e un alto prezzo, mentre la seconda dai parametri opposti.

Nulla dice invece la Vice presidente sulle spremiture che in molti casi sembrano essere effettuate dalle grosse cliniche veterinarie, magari non con modalità eclatanti come quelle della clinica privata romana, ma in ogni modo gravi. 

Una buona risposta è giunta da un collega veronese contro cui la FNOVI si è scagliata per la scelta dell'anonimato (quando il saggio indica la luna, lo stolto guarda il dito), risposta che potete leggere cliccando qui.

Si resta comunque 
stupiti dal fatto che un ragionamento così superficiale e direi anche rozzo come "costoso è bello" sia presentato su una rivista ufficiale di categoria. 
Addirittura leggiamo che poca spesa uguale poca dedizione, come se invece tanta spesa fosse uguale tanta dedizione, cosa totalmente infondata.

L'hanno capito tutti che non è obbligatoriamente così, che il ragionamento è sempre più complesso e articolato, che troppo spesso un alto costo nasconde una bassa qualità della prestazione e una situazione vicina alla truffa. Gli Ordini professionali non sembrano invece aver colto la situazione.

Diciamocela tutta: l'impressione è che alla collega milanese non interessi molto il discorso della qualità ma piuttosto quello della concorrenza sul prezzo, fatto per cui le grandi strutture veterinarie stanno soffrendo enormemente. Questa è l'impressione, francamente assai fondata: non abbiamo sentito una parola di proposta verso altri fattori che sono decisamente importanti nella valutazione della qualità della prestazione veterinaria, come la scelta dei collaboratori, il loro pagamento, la regolamentazione dei rapporti di correttezza delle strutture più grandi quando ricevono un paziente di quelle più piccole, e cose simili.

In assenza di tali proposte, è inevitabile che i proprietari, i clienti, scelgano a favore del minor costo, pensando che almeno si eviteranno la bidonata sui soldi, ragionamento che rischia di essere rinforzato addirittura da posizioni come quelle prese dalla Vice presidente FNOVI, istituzione che come al solito continua ad ignorare la domanda di trasparenza che le viene ripetutamente posta da anni: ma come li spendete tutti questi soldi?

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