29 dicembre 2013

Anche io sto con Caterina. Ma con un po' di disagio.

La vicenda di Caterina Simonsen ci pone delle riflessioni in modo urgente, e forse questo è un problema, perché invece queste stesse riflessioni avrebbero dovuto essere fatte con altri tempi e modi, più pacatamente, in modo più profondo.

Riassumiamo la vicenda: Caterina, studentessa di veterinaria, affetta da diverse malattie rare, posta su Facebook una foto dove appoggia la sperimentazione animale, facendo notare che senza questa lei non sarebbe viva attualmente. Si scatena una bagarre in modo totalmente non rispettoso, con auguri di morte nei suoi confronti, maledizioni, insulti, tutto meno che un confronto sereno. Anche Matteo Renzi dichiara in modo esplicito "io sto con Caterina", aumentando ancora la risonanza di questo discorso, che ripeto mi sembra estremamente importante, tralasciato per troppo tempo e ora portato all'attenzione in modo certamente eclatante.

Facciamo così: io dichiaro immediatamente che anche io "sto con Caterina", ma devo anche tirare fuori qualche disagio.

Spiego subito la mia posizione sulla sperimentazione animale: io penso che l'uomo da sempre utilizza gli animali, li plasma, li crea, li modifica, a seconda del suo bisogno. A me questa cosa non scandalizza: se l'umano non avessi avuto bisogno degli animali, non avesse avuto l'intelligenza di plasmarli sulle proprie esigenze, gli animali sarebbero già estinti da un pezzo. Oppure si sarebbe estinto l'uomo, a seconda di come i rapporti tra le categorie umana-animale sarebbero evoluti.

L'intelligenza da parte dell'uomo è stata quella di allevare gli animali, è iniziato tutto lì: al posto di cacciarli e ucciderli, allevarli e ucciderli. Il fine non cambia, ma si aprono in mezzo molte finestre che portano degli sviluppi estremamente interessanti, tra le quali una conduce al rispetto degli animali e alla comprensione delle loro esigenze e soprattutto allo studio di questo rapporto umano-animale. In sostanza, tutto il moderno rispetto dei diritti animali nasce comunque dal fatto che noi abbiamo con loro un rapporto, un progetto. Il fatto è che questo progetto è troppo inconsapevole e poco meditato. Mi spiego meglio.

Quello che non mi piace della posizione di Caterina, ma anche di chi difende la sperimentazione animale, è che non pone come primo aspetto il riconoscimento "senza se e senza ma" dell'enorme debito che noi abbiamo verso gli animali. Io penso che in ogni città, in ogni paese, vorrei quasi dire in ogni casa idealmente, noi dovremmo innalzare dei monumenti verso gli animali, verso i loro sacrifici che ci hanno consentito di prosperare come specie, di crescere e svilupparci, di migliorare e allungare la nostra vita.

Noi usiamo gli animali, li abbiamo sempre usati, se non lo avessimo fatto e non lo facessimo probabilmente ci sarei estinti noi e con noi anche gli animali, almeno nella versione in cui li conosciamo. Tutti gli animali domestici sono il risultato del lavoro dell'uomo: il cavallo non sarebbe così come lo conosciamo, il cane non esisterebbe, probabilmente nemmeno il gatto. Passeremo tutta la giornata a cercare di ammazzare qualche animale per sfamarci, anche sprecandone: la razionalità non è nel cacciatore ma piuttosto nell'allevatore, non coltiveremmo campi e non ce ne fregherebbe niente dell'ambiente: tutta l'evoluzione dell'uomo è iniziata quando è iniziato l'allevamento.

Abbiamo quindi un'enorme debito di riconoscenza verso gli animali, inclusi quelli utilizzati nell'aspetto tristissimo, doloroso, tragico della vera sperimentazione animale, quella in cui animali vengono sacrificati per studiare gli effetti di prodotti o pratiche da parte degli umani.

Ecco, io non vedo mai da parte di chi difende la sperimentazione, inclusa (superficialmente, non ho letto quello che ha scritto, la eleggo a paradigma) Caterina, il riconoscimento di questo enorme debito della specie umana verso quelle animali. Non leggo mai una cosa come "tragicamente, dolorosamente, ringrazio gli animali e gli sperimentatori per il fatto di essere ancora in vita".

Anche io sto con gli sperimentatori E con gli animali. Solo, mi pare che come al solito si affronti un discorso in modo "tifoso", come essere pro o contro la Juve, volendo portare punti al proprio argomento, in qualche caso al proprio interesse, molto concreto.

È un discorso molto profondo, che andrebbe affrontato con grande serenità e senza spunti politici, senza verità predeterminate. Implicitamente, Caterina mostra un amore e una riconoscenza verso gli animali, possiamo presumere, per il fatto di essere studentessa di Veterinaria. In realtà vediamo i primi segni di debolezza di questa presunzione esaminando la situazione proprio nelle facoltà di veterinaria, dove non esistono corsi di etica veterinaria, dove i corsi di medicina legale, come tutti gli altri, sono superficiali, inconcludenti, sfornando maree di altri tifosi che ragionano per preconcetti. Arriviamo alla fine a professionisti che dovrebbero occuparsi di benessere degli animali e invece non capiscono nemmeno la natura del rapporto che noi abbiamo con loro.

Anche peggio capita con il mondo dell'allevamento, della scienza, peggio che mai della politica e dell'animalismo. Troppo portati a semplificazione di un'ignoranza e banalità atroci. Come è possibile?

La prima colpa della veterinaria e non aver saputo affrontare per tempo questi temi. Bisognava parlarne con accuratezza, con lentezza, delicatezza e attenzione, non sui social network, luoghi di caciara, non di ragionamento, più adatti a menti piccole che a grandi pensieri. Un piccolo esperimento c'è stato ai tempi del Comitato bioetico per la veterinaria, ancora presente ma probabilmente troppo debole e con grandi debolezze strutturali che lo rendono poco efficace. Ma niente si vede da troppi anni, in una Veterinaria ignava.

In conclusione, anche io sto con Caterina. Ma sono, come spesso mi accade in questo mio scorcio di vita, a disagio. Vorrei di meglio. Ma so che questi sono tempi duri per il meglio. Si tira a campare...

Ah, se volete allontanarvi un minimo dalla superficialità, dalle frasi fatte, iniziate leggendo Armi, acciaio e malattie. Fondamentale. Per il resto, ragionateci su. E' la cosa migliore.

2 commenti:

Angelo Troi ha detto...

Argomento delicato. Il SIVELP ha preso posizione a suo tempo, contribuendo al doveroso dibattito: http://www.tempi.it/il-sindacato-dei-veterinari-sperimentazioni-necessarie-anche-per-curare-gli-animali#.UsBJ7rRF1Z1
Certamente la nostra figura professionale dovrebbe essere tra le più qualificate ad esprimersi sull'argomento e spero che il tuo intervento favorisca la discussione. La maggioranza dei veterinari liberi p. lavora con gli animali e le ricadute sulla nostra professione delle scelte della società in questo ambito non possono lasciarci indifferenti. Abbiamo una responsabilità progettuale ed una educativa nella gestione degli animali ma siamo troppo spesso al traino, quasi timorosi di far emergere le nostre posizioni. Oppure ci nascondiamo nel qualunquismo, per non scontentare nessuno, magari emettendo qualche flebile vagito quando attaccano un amico degli amici. La posizione del Sindacato è chiara: se lasciamo ad altri le scelte importanti, dopo è inutile lamentarsi.

corrado colombo ha detto...

Ottimo intervento, Angelo. E bisogna riconoscere che il SIVeLP ha preso posizione, anche se scomodo da fare. La buona politica è quella che sa prendere posizioni scomode. In fondo come Matteo Renzi. Tra l'altro i sondaggi danno come nettamente preponderante la scelta "si alla sperimentazione". Ma forse esiste una lobby animalista molto potente?