Mi scrive
un gentile lettore chiedendomi come mai non mi occupi più di anagrafe equina. È
vero, è un po' di tempo che non ne scrivo più. Il fatto è che rischia di essere
persino imbarazzante. Si ha difficoltà a ragionare su cose quasi inesistenti,
su meccanismi di cui abbiamo già detto, su inefficienze di sistema che fanno
qualificare l'Italia come un paese da terzo mondo
.
Preciso
da subito che molte persone coinvolte in questo sistema ci si impegnano pure,
ci sono impiegati delle Associazioni Provinciali Allevatori che mostrano
veramente buona volontà, ma sono anche totalmente onesti e ammettono anche loro
che la nave fa acqua come un colabrodo.
Ci sono
Associazioni Provinciali che hanno i dipendenti in cassa integrazione, che
hanno ridotto drasticamente il servizio e la presenza sul territorio. Ci sono
impiegati che non vengono pagati da mesi, qualcuno che si è licenziato per
cambiare lavoro ed essere correttamente retribuito.
Se poi si
parla con qualcuno dell'organizzazione, è facile sentirsi dire che il problema
sono i finanziamenti mancanti, i tagli alla spesa pubblica, la diminuzione dei
contributi statali.
Non
condivido questa risposta, perché è una risposta che si basa su un'economia di
spreco, assistenziale. Bisogna piuttosto domandarsi come il sistema potrebbe
essere reso più efficiente e meno costoso, cosa peraltro di una semplicità mostruosa.
Il problema è che si inseriscono delle pressioni, degli interessi che tirano di
qua e di là l'argomento per disquisirne a proprio vantaggio.
La prima
pressione è quella della Associazione Italiana Allevatori stessa che trae un
ritorno economico dall'anagrafe equina. Il problema è che anche avendo un buon
incasso, un sistema inefficiente non consente nemmeno all'associazione di
ottenere un guadagno. Notare che su 70 euro spesi dal proprietario per un
libretto di nuova emissione circa 20 compresa Iva vanno al veterinario e tale
cifra è invariata anche con il recente aumento dell'IVA. Avanzano 50 euro di
cui una quota va all'associazione provinciale e una a quella nazionale. A dire
il vero il bollettino postale è intestato totalmente all'associazione
nazionale, che poi immagino girerà a sua volta qualcosa (non so esattamente quanto e non so se con una correlazione proporzionale) a
quella provinciale. Non sono pochi 50 euro ma versati in una macchina
inefficiente non riescono comunque a farla andare bene. Se avete un recipiente
bucato da tutte le parti potete versare liquido anche con un idrante ma quello
che rimarrà dentro sarà sempre poca cosa.
La
seconda pressione è quella della Sanità, dei servizi sanitari locali che non
mancano di evidenziare le inefficienze del sistema. Inefficienze che nessuno
nega, ma mi pare si dimentichi che l'anagrafe (che tale non era nemmeno, meglio
chiamarla la registrazione) affidata ai servizi veterinari locali non era
certamente meglio. I Colleghi ribattono che "almeno costava poco".
Tutte
queste pressioni, queste argomentazioni, sono cose da terzo mondo.
Abituarsi
all'inefficienza è il primo passo
verso il fallimento totale di una società.
Non
si possono accettare argomentazioni legate all'esigenza di mantenere in vita un
sistema parassitario e nemmeno si possono accettare quelle che vorrebbero
legittimare l'inefficienza con il basso costo. È come dicevo imbarazzante
doversi confrontare con argomentazioni simili, che a me paiono ambedue talmente
basse, talmente stupide, da motivare a punto il mio silenzio sull'anagrafe
equina.

ricorda le burocrazie
dell'Europa dell'est
di
staliniana memoria.
Come
cambiare è cosa estremamente semplice, non ci andrebbe molto.
Molto
semplicemente l'iscrizione del cavallo dovrebbe avvenire, previo inserimento di
un microchip, tramite il veterinario stesso che ha fatto questo inserimento. Basterebbe
che lui si collegasse alla banca dati per inserire i riferimenti del cavallo e
fare la stampa del documento identificativo che potrebbe essere estremamente
snello, non dimentichiamo che stiamo parlando di soggetti con una vera e propria
"targa", il microchip.
L'aggiunta dei dati segnaletici renderebbe il
sistema ancor più forte e potrebbe essere effettuata anche questa direttamente
dal veterinario. Per il pagamento se ne renderebbe responsabile, anzi dovrebbe
effettuarlo direttamente, il veterinario o il proprietario. Senza pagamento non
avviene l'emissione del certificato e nemmeno l'inserimento microchip. Analogamente
le variazioni anagrafiche (cambi di proprietà, addirittura quelli di scuderia
che adesso nemmeno vengono considerati) potrebbero essere effettuati
direttamente dal proprietario. Tutto il sistema costerebbe un decimo rispetto a
quello che costa adesso e almeno porterebbe un incasso netto per l'UNIRE, che
adesso incassa di più ma spende molto di più in inefficienza.
Questa è solo un'idea, una proposta elaborata in dieci minuti, ma certo non è difficile migliorare il sistema attuale.
Tutto quello
che ho scritto è tranquillamente fattibile già adesso, senza particolari
problemi, basta solo la volontà. Sono le due volontà contrapposte, quella di
UNIRE (sciolta ma ancora presente) che vuole mantenere un prezzo alto in una logica miope, e quella della
Sanità "tanto peggio, tanto meglio".
Come al
solito, che funzioni il servizio non interessa a nessuno.
Le burocrazie non
sono fatte per funzionare,
ma solamente per sopravvivere a se stessi.
ma solamente per sopravvivere a se stessi.
Questa,
purtroppo, la tragedia italiana.
Ah, non ho parlato di FISE, ma questa ormai è ampiamente finita come capacità progettuale in questo settore (forse anche in altri). Ne parleremo poi, adesso che ho finito la pausa estiva.
1 commento:
Pare la fotocopia della gestione che si fece delle Fecondazioni Artificiali nei bovini. Dove erano gestite dalle associazioni, gli allevatori pagavano il doppio della normale tariffa del veterinario, eppure erano "felici". Speriamo non siano queste le basi per l'ipotetica figura del veterinario aziendale, sarebbe il nulla rivestito di ECM, un flop costruito per ragranellare fondi europei.
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