4 settembre 2012

Anagrafe equina. Riparliamone.


Mi scrive un gentile lettore chiedendomi come mai non mi occupi più di anagrafe equina. È vero, è un po' di tempo che non ne scrivo più. Il fatto è che rischia di essere persino imbarazzante. Si ha difficoltà a ragionare su cose quasi inesistenti, su meccanismi di cui abbiamo già detto, su inefficienze di sistema che fanno qualificare l'Italia come un paese da terzo mondo
.
Preciso da subito che molte persone coinvolte in questo sistema ci si impegnano pure, ci sono impiegati delle Associazioni Provinciali Allevatori che mostrano veramente buona volontà, ma sono anche totalmente onesti e ammettono anche loro che la nave fa acqua come un colabrodo.

Ci sono Associazioni Provinciali che hanno i dipendenti in cassa integrazione, che hanno ridotto drasticamente il servizio e la presenza sul territorio. Ci sono impiegati che non vengono pagati da mesi, qualcuno che si è licenziato per cambiare lavoro ed essere correttamente retribuito.

Se poi si parla con qualcuno dell'organizzazione, è facile sentirsi dire che il problema sono i finanziamenti mancanti, i tagli alla spesa pubblica, la diminuzione dei contributi statali.
Non condivido questa risposta, perché è una risposta che si basa su un'economia di spreco, assistenziale. Bisogna piuttosto domandarsi come il sistema potrebbe essere reso più efficiente e meno costoso, cosa peraltro di una semplicità mostruosa. Il problema è che si inseriscono delle pressioni, degli interessi che tirano di qua e di là l'argomento per disquisirne a proprio vantaggio.

La prima pressione è quella della Associazione Italiana Allevatori stessa che trae un ritorno economico dall'anagrafe equina. Il problema è che anche avendo un buon incasso, un sistema inefficiente non consente nemmeno all'associazione di ottenere un guadagno. Notare che su 70 euro spesi dal proprietario per un libretto di nuova emissione circa 20 compresa Iva vanno al veterinario e tale cifra è invariata anche con il recente aumento dell'IVA. Avanzano 50 euro di cui una quota va all'associazione provinciale e una a quella nazionale. A dire il vero il bollettino postale è intestato totalmente all'associazione nazionale, che poi immagino girerà a sua volta qualcosa (non so esattamente quanto e non so se con una correlazione proporzionale) a quella provinciale. Non sono pochi 50 euro ma versati in una macchina inefficiente non riescono comunque a farla andare bene. Se avete un recipiente bucato da tutte le parti potete versare liquido anche con un idrante ma quello che rimarrà dentro sarà sempre poca cosa.

La seconda pressione è quella della Sanità, dei servizi sanitari locali che non mancano di evidenziare le inefficienze del sistema. Inefficienze che nessuno nega, ma mi pare si dimentichi che l'anagrafe (che tale non era nemmeno, meglio chiamarla la registrazione) affidata ai servizi veterinari locali non era certamente meglio. I Colleghi ribattono che "almeno costava poco".

Tutte queste pressioni, queste argomentazioni, sono cose da terzo mondo. 

Abituarsi all'inefficienza è il primo passo 
verso il fallimento totale di una società.

Non si possono accettare argomentazioni legate all'esigenza di mantenere in vita un sistema parassitario e nemmeno si possono accettare quelle che vorrebbero legittimare l'inefficienza con il basso costo. È come dicevo imbarazzante doversi confrontare con argomentazioni simili, che a me paiono ambedue talmente basse, talmente stupide, da motivare a punto il mio silenzio sull'anagrafe equina.

La situazione viene vissuta come una tassa da parte dei proprietari, in moltissimi casi viene evitata l'iscrizione, il funzionamento è impreciso, inefficiente, costoso, in altri termini 

ricorda le burocrazie
 dell'Europa dell'est 
di staliniana memoria.


Come cambiare è cosa estremamente semplice, non ci andrebbe molto. 

Molto semplicemente l'iscrizione del cavallo dovrebbe avvenire, previo inserimento di un microchip, tramite il veterinario stesso che ha fatto questo inserimento. Basterebbe che lui si collegasse alla banca dati per inserire i riferimenti del cavallo e fare la stampa del documento identificativo che potrebbe essere estremamente snello, non dimentichiamo che stiamo parlando di soggetti con una vera e propria "targa", il microchip.

L'aggiunta dei dati segnaletici renderebbe il sistema ancor più forte e potrebbe essere effettuata anche questa direttamente dal veterinario. Per il pagamento se ne renderebbe responsabile, anzi dovrebbe effettuarlo direttamente, il veterinario o il proprietario. Senza pagamento non avviene l'emissione del certificato e nemmeno l'inserimento microchip. Analogamente le variazioni anagrafiche (cambi di proprietà, addirittura quelli di scuderia che adesso nemmeno vengono considerati) potrebbero essere effettuati direttamente dal proprietario. Tutto il sistema costerebbe un decimo rispetto a quello che costa adesso e almeno porterebbe un incasso netto per l'UNIRE, che adesso incassa di più ma spende molto di più in inefficienza.
Questa è solo un'idea, una proposta elaborata in dieci minuti, ma certo non è difficile migliorare il sistema attuale.

Tutto quello che ho scritto è tranquillamente fattibile già adesso, senza particolari problemi, basta solo la volontà. Sono le due volontà contrapposte, quella di UNIRE (sciolta ma ancora presente) che vuole mantenere un prezzo alto in una logica miope, e quella della Sanità  "tanto peggio, tanto meglio".

Come al solito, che funzioni il servizio non interessa a nessuno. 

Le burocrazie non sono fatte per funzionare,
ma solamente per sopravvivere a se stessi.

Questa, purtroppo, la tragedia italiana.

Ah, non ho parlato di FISE, ma questa ormai è ampiamente finita come capacità progettuale in questo settore (forse anche in altri). Ne parleremo poi, adesso che ho finito la pausa estiva.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Pare la fotocopia della gestione che si fece delle Fecondazioni Artificiali nei bovini. Dove erano gestite dalle associazioni, gli allevatori pagavano il doppio della normale tariffa del veterinario, eppure erano "felici". Speriamo non siano queste le basi per l'ipotetica figura del veterinario aziendale, sarebbe il nulla rivestito di ECM, un flop costruito per ragranellare fondi europei.