25 agosto 2011

I veterinari e le ferie, Risposta a La Stampa.

Ieri una lettera abbastanza pretestuosa viene pubblicata su La Stampa, e a me viene il malumore non tanto per la lettera in sé, ma per una newsletter ricevuta sollecitamente dal mio Ordine, dove si manda una risposta tremula al giornale, e si "ricorda" ai veterinari come intendere la reperibilità. Una risposta che non considera minimamente che i veterinari, come tutti, anzi mediamente meno di tutti, hanno pure diritto alle ferie. E quando le dovrebbero fare, ad ottobre quando i cani sono rientrati in città? Inoltre, tutti i veterinari forniscono normalmente il loro cellulare, ed infatti l'autore della lettera il sedici di agosto ha trovato il proprio veterinario reperibile e comunque una struttura aperta e funzionante.

"una risposta tremula dell'Ordine"

Mediamente, lettere come queste sono poi volano per le solite recriminazioni da parte del servizio pubblico per aprire un ambulatorio pubblico, dove allegramente sputtanare denari del contribuente.

Conosco centinaia di veterinari, e tutti si portano dietro il cellulare anche quando svolgono funzioni corporali, sotto l'ombrellone, mentre sono al supermercato. Non hanno bisogno di lezioni da chicchessia per qualcosa che svolgono con dedizione ed impegno.

Facciamo così: rispondo io a La Stampa.

La risposta alla lettera del Sig. Bramardo è una sola: che compete allo Stato ovviare alle situazioni di disagio, solitudine o malattia. Ci mancherebbe ancora che i veterinari dovessero restare aperti in una città in ferie, quando esistono strutture operative 24/365. Il problema si pone piuttosto in centri piccoli, ma non in Torino, città totalmente ben servita dai veterinari liberi professionisti.
Anche perché "chi è anziano, non cammina o ha un auto" avrà difficoltà non solo per il veterinario, no? Che il Comune faccia la sua parte.
Sono un veterinario, e se interessa al Sig. Bramardo, me lo dica: la prossima volta che mi concedo come quest'anno SEI giorni di ferie porto lui e la sua famiglia in vacanza con me. Pago io, ci mancherebbe.

Corrado Colombo
Medico Veterinario



In certi momenti della vita devi decidere, se le palle ti servono a qualcosa o sono lì solo come contrappeso.

3 commenti:

Silvia ha detto...

Ho letto l'articolo ieri, due giorni dopo i miei otto (fortunata eh?) giorni di ferie, in cui ovviamente avevo il cellulare anche se l'ambulatorio funzionava grazie alla collega. Ho pensato le stesse identiche cose, e mi è montato un tale nervosismo che se avessi scritto una risposta, sicuramente sarebbe stata troppo ineducata per essere pubblicata. Ti ringrazio per averla scritta tu, e spero che questa persona la legga, e magari metta in moto il criceto nel cervello la prossima volta, ma temo sia una speranza vana...

Silvia

Anonimo ha detto...

Caro Corrado,
le lettere di chi non trova un veterinario sono puntuali come il solstizio. Si tratta di gente che non vuole fare pochi km per raggiungere una clinica, magari solo perchè è nella provincia limitrofa. Il paradosso è nel confronto con la medicina umana, dove è assolutamente normale percorrere 30-50 km per raggiungere una struttura di assistenza e nessuno si scandalizza. Coraggio, In un momento in cui lo Stato non trova i soldi per i servizi essenziali ai cittadini, parlare di assistenza garantita a cani è gatti ha un vago sapore blasfemo.

redvet ha detto...

A Siena il Comune e l'Ordine hanno per anni avuto una convenzione per la quale la notte e tutto l'anno c'era un collega di turno nel suo ambulatorio. Ci si passava un cell il cui numero era ottenibile al 118. Ci lavoravamo in 8 colleghi, per la somma principesca di 50 euro lordi a notte (turno di 8 ore), e applicavamo i vecchi minimi al cliente. Malgrado la soddisfazione dei clienti, nel 2010 il Comune ci ha chiesto di ridurre il compenso, che in anni non era mai aumentato, e al nostro rifiuto ha tagliato i 22.500 euro annui per il servizio. Ordine e stampa locale non hanno fatto fuoco e fiamme...