Ricevo da una Collega:
Buongiorno, mi chiamo .........., sono un Medico Veterinario, le scrivo in merito ad una situazione ravvisata presso il circolo ippico di cui sono presidente.
In data 29-5-11, viene trasferita presso la nostra associazione, "..............", una cavalla proveniente dal' ".........." di ........... L'animale di nome ......., età 18 anni, identificata con microchip n°............ era accompagnata da passaporto ...........sul quale risultano regolari i controlli relativi all'anemia infettiva
equina. Noto però che per quanto riguarda le vaccinazioni contro influenza e tetano, vengono regolarmente riportate le informazioni relative a data, luogo e tipo di vaccino (con relative fustelle), ma dal 2005 al 2010 non sono presenti ne timbro ne firma del medico veterinario, che certifichino l'avvenuta vaccinazione.
Nella richiesta di spiegazioni presso l'Asl competente mi riferiscono che avrei dovuto contattare il gestore del maneggio precedente e chiedere di regolarizzare il libretto, per evitare di innalzare un polverone perchè in queste situazioni chi è "senza peccato,scagli la prima pietra".
Chiedendo poi informazioni presso l'ordine dei Medici Veterinari di ........, mi viene detto che non esiste una normativa a riguardo e che un gestore di maneggio, può effettuare le vaccinazioni (se un Medico
Veterinario fornisce ricetta medica in triplice copia per l'acquisto), pur non potendole certificare.
In questa situazione mi sorgono numerosi dubbi.
Chiunque a questo punto può vaccinare un animale?
Il Medico Veterinario diventa solo più un banale prescrittore di farmaci?
Se un gestore di maneggio può tranquillamente acquistare e vaccinare degli animali a questo punto può anche effettuare terapie senza andare incontro a nessun tipo di sanzione?
Io so che esiste un codice deontologico, e che nessuno che non sia un Medico veterinario, abilitato e iscritto all'ordine può effettuare atti medici...la vaccinazione non è un atto medico?
C'è stata un'infrazione della legge sul farmaco o del testo unico sulle leggi sanitarie?
Allego alla presente copia del libretto della cavalla, avendo richiesto l'autorizzazione dei proprietari.
Cordiali Saluti
Dott.ssa ...............
Gentilissima Collega,
pubblico la tua lettera depurandola dai riferimenti personali, precisando che tu sei stata invece molto dettagliata nella tua corretta denuncia. Tutte le infrazioni che denunci sono vere e concrete, ma la verità è che di queste cose non gliene frega niente a nessuno.
L'ASL che tu hai correttamente contattato è la stessa che poi fa multe di migliaia di euro ai veterinari liberi professionisti perché non avrebbero registrato un farmaco nei trattamenti o per un utilizzo improprio.
In questo caso tu segnali un esercizio abusivo di professione, un'infrazione al Regolamento di Polizia Veterinaria (art.65), che prescrive che i vaccini e di sieri debbano essere utilizzati unicamente da medici veterinari, forse un commercio in nero di farmaci, ipoteticamente una serie di reati che potrebbero condurre a scoprire magari cose molto peggiori.
O forse un veterinario ASL che, pur incassando l'indennità di tempo pieno, al pomeriggio vaccina come secondo lavoro anche se non potrebbe? Può darsi, non lo sapremo mai.
Son cose da valutare, bisogna però uscire dal proprio comodo ufficio e magari mettersi in una posizione scomoda. Contestare queste cose ti espone a qualche discussione, mica come con i liberi professionisti che prendono mazzate e stanno zitti.
Mi dispiace, cara Collega, alla fine farai come ci fanno fare sempre in Italia, starai zitta, scrollerai le spalle, non andrai avanti perché hai addirittura paura di una ritorsione, andrà come al solito.
In quanto all'Ordine, magari continueranno a discutere di stupidaggini, di cose inutili, mentre questa, una repressione dell'abusivismo, era invece loro preciso dovere in base alla legge 175/1992. Non è vero che un proprietario possa somministrare i vaccini. O c'è un abusivo, o un veterinario che lo agevola, o un veterinario che non certifica, in ognuna delle situazioni c'era l'opportunità di muoversi. Dal punto di vista legale o comunque deontologico.
Ma per farlo occorre almeno essere vivi, o non in stato agonico, e per gli Ordini la situazione è di sostanziale morte clinica.
Un grande e rispettoso saluto,
Corrado
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