Così, praticando le cose della mia professione, ho conosciuto una serie di persone. Presidenti di istituzioni veterinarie, grandi o piccole, veterinari, persone diverse.
Se mi volto indietro, una marea. Saranno gli anni, evidentemente. Sarà che non mi sono risparmiato, ma ne conosco un mucchio. E molti sono, sono stati, realmente importanti, per la mia categoria. Nomi che hanno fatto poco o tanto, ma che devono, dovranno essere ricordati. Per cui inauguro i post "visti da vicino", ritratti dei molti che ho conosciuto.
Inizio dal primo, da una persona a cui sono stato sinceramente affezionato, e a cui tutti noi veterinari siamo debitori, in qualche modo. Mario Schianchi, Parma.
In realtà, io lo vidi prima del momento "ufficiale", da neolaureato, ad un corso che il SIVeLP organizzò per gli ippiatri. Solo una presenza, breve, di una persona che intuivi fisicamente fragile, ma con un'enorme energia.
Ma lo conobbi meglio solo qualche anno dopo. Faceva caldo, quel giorno, quando andai a Monticelli Terme. Mi ricordo che sulla strada sterrata di casa sua mi fermai a metà, all'albero di gelsi, per un piccolo bisogno fisiologico. Ho imparato con il tempo che nelle riunioni la vescica vuota, e non eccedere con i caffè, è una dote. Se devi discutere un'ora e sei teso, un pasticcio.
In realtà parlammo cinque minuti della questione, e ci trovammo d'accordo, e poi mi fermai a pranzo da lui. Si trattava di trovare una rappresentanza negli Ordini ai veterinari che si occupano di cavalli. Il riconoscimento della specificità di una lavoro, la prima volta che capitava. Ero lì per conto della SIVE e, in fondo, ero stato mandato allo sbaraglio. Ma la sua grande esperienza risolse tutto.
Mario era una persona molto diretta, la dote che io preferisco nelle persone: ti fa risparmiare del tempo quando parli. Magari ti crea anche qualche scontro, ma funziona meglio.
Scrisse una volta ad un onorevole in una lettera ufficiale: "Egregio On..., ho letto la sua proposta di legge e ho capito che dei problemi della veterinaria lei non ha capito un cazzo. Distinti saluti".
Viene ricordato come il fondatore del SIVeLP, ma in realtà lui lo rifondò, piuttosto, e gli diede un'impronta personale enorme. Di lui mi piace ricordare le riunioni, dove introduceva gli argomenti e poi sapeva ascoltare.
Il suo impegno fu determinante nella riforma dell'ENPAV, e lo sbaglio che commise, la troppa generosità verso i colleghi ai quali si consentì di accedere ad una pensione decorosa senza averla pagata, era legato all'ottimismo di quegli anni, in cui si pensava che fosse possibile fare regali.
Si spese fino all'ultimo, senza risparmio, onestamente, con passione, con energia. La sua personalità tenne insieme e creò decine di altre personalità, che alla sua morte si sarebbero balcanizzate. Forse il sindacato di quel periodo non era così positivo, in fondo manovrato anche da altri. Ma fu comunque un passo fondamentale nell'evoluzione della nostra categoria.
Non conosceva il grigio, era sempre o bianco o nero. Ma era come lo diceva, il bello. Una volta gli telefonai, avevo bisogno di sapere se potevo fidarmi o no di una persona. "Mario, ...è dalla parte dei furbi o dei cretini?" "Dei cretini". Non si sbagliava.
Caro Mario, il ricordo non muore mai ed è vivo oggi come allora. Manchi a chiunque ti abbia conosciuto. Dovunque tu sia, un grande abbraccio. Che tu possa continuare a fumare quel sigaro, anche se è quello che ti ha fatto morire. In fondo, è quello che a me hai insegnato: vivi con passione, con energia, con decisione.
Con grande affetto,
corrado
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3 commenti:
Con curiosità ho accolto l'invito di un amico che mi segnalava il Tuo ricordo di papà. Lo condivido. Come potrebbe essere diversamente.
Fa piacere leggere il Tuo pensiero e ancor più apprezzo il buon gusto di farlo a 10 anni dalla sua morte.
Su una sola cosa ritengo di dover fare chiarezza.
La responsabilità per quella riforma, quella introdotta dalla 136 del 12-4-1991, non fu sua. Come sai l'atteggiamento di allora fu quello di chi ingoia l'olio di fegato di merluzzo sperando possa far bene.
Quella legge dello Stato (non il frutto di un regolamento interno come qualcuno potrebbe essere indotto a pensare leggendo il Tuo post), venne presentata al Parlamento Italiano dal Sen Muratore, allora Presidente ENPAV.
Quella data, che come sai ha segnato il tempo di una lunghissima trattativa sindacale anche con l'altro sindacato oltre che con i ministeri, ha cambiato la previdenza a noi tutti consegnandoci comunque i presupposti per una pensione dignitosa. Di fatto quella legge introdusse i principi su cui si basa quasi tutta la previdenza privatizzata. (la vera anomalia siamo noi).
Si arrivò a questo dopo alcuni decenni di continue richieste a ministri, sottosegretari, segreterie politiche, pardon, partitiche e chi più ne ha più ne metta. Un prezzo andava comunque pagato tenendo conto che in quel periodo c'era chi andava in pensione dopo 14 anni 6 mesi e 1 giorno di lavoro, come hai ben ricordato.
Un particolare amava ricordare con gli amici: per pochi giorni la sua pensione non rientrò nei parametri per ottenere l'integrazione.
Forse solo per un caso (!) ma andò in pensione con 30.000 lire.
Quella cifra lo accompagnò per tutta la sua vita di pensionato garantendogli, da tabagista quale era, il vizio del fumo per soli due o tre giorni al mese e come sindacalista, ma ancor più come uomo, la risposta ai tanti benpensanti.
Il mio intervento è limitato a fare chiarezza su quest'ultimo aspetto. Lontano da me è occuparmi di polemiche dettate dall'uso della dietrologia specialmente se ci si riferisce a chi non può più esercitarla.
Con immutata stima
Alberto Schianchi
Monticelli Terme 20/9/2008
Molto gradito il tuo commento, Alberto, ed il chiarimento. Ovviamente la responsabilità non è di Mario Schianchi, e piuttosto non parlerei di responsabilità ma di merito: l'Ente doveva essere riformato, e mi fa piacere che ciò sia ancor più esplicitato.
La nostra categoria avrebbe ora bisogno di un altro Mario Schianchi.
Ma purtroppo non c'è.
Grazie,
Corrado
Speriamo che la prossima volta la categoria sappia meritarselo. Per questo mi accontento di ricordare Mario prima come padre, come credo sia giusto, poi come sindacalista.
Grazie per l'ulteriore contributo alla chiarezza ma soprattutto per la trasparenza del Tuo affetto.
Alberto Schianchi
veterinario
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