24 marzo 2007

La sindrome della paletta. Cosa non funziona negli Ordini professionali?


Mi scrive una giovane iscritta all'Ordine, e mi chiede "ma, scusa, secondo te cos'è che non va negli Ordini?".

La domanda è interessante, e penso che i primi che dovrebbero porsela sono gli Ordini stessi, come istituzione.

Riflettere sul proprio ruolo, sui possibili obiettivi da raggiungere, e che sono stati in buona parte mancati negli anni.

Sogno un grande convegno, una riunione al limite tra formale ed informale, dove si rifletta, serenamente, obiettivamente, criticamente, su quello che si vuole fare, su dove portare le libere professioni in Italia.

Insomma, non solo lamentarsi o rivendicare, non solo tariffari e pubblicità come totem feticci che occupano tutto lo spazio della discussione, ma anche interrogarsi, riflettere insieme. Basta con il piagnisteo istituzionale. Passiamo alle proposte concrete. Non più, non solo i consueti slogan "Vogliamo dare più importanza alle bla bla bla..".
Obiettivi concreti, direi quasi misurabili.

Non solo gli Ordini dei Veterinari, ovviamente, dovrebbero fare questa riflessione. Ciascuno nel proprio settore, non tutti accomunati sotto un ombrello che non ha senso sia unitari. Noi siamo Veterinari, altri parleranno per le loro professioni.

Ecco, forse la carenza maggiore degli Ordini è quella della riflessione sincera e umile.

Perché "la sindrome della paletta"? Perché è quella che coglie moltissimi che si trovino a fare improvvisamente i vigili di una situazione, facendo loro credere di dovere per forza stare al centro dell'incrocio. Insomma, gli dai una paletta e questo si crede un esperto di ingegneria dei trasporti.

La sindrome più dannosa.

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