La reazione di ANMVI ad una notizia così semplice, direi persino banale, come l'iniziativa sinergica del SIVeLP e dei farmacisti della regione Veneto sembra francamente scomposta ed esagerata, se non esagitata. Volendo fare una battuta, e lungi da me ogni intenzione discriminatoria, omofoba, sembra quasi di sentire una checca isterica. (Solo per descrivere il tipo di impressione, mi raccomando).
Entriamo anzitutto nel merito della questione. Viene definito come un autogol il fatto di aver coinvolto la rete delle farmacie in un'opera di divulgazione sanitaria. Questo contraddice un elemento totalmente saldo e definitivo della comunicazione sanitaria, e cioè il ruolo delle farmacie come centri di divulgazione di notizie o campagne.
Avete potuto notare in tutte le campagne sanitarie che sono state fatte in Italia la frase "parlane con il tuo farmacista". Questo per un criterio assolutamente strategico, basato sul fatto che la farmacia viene frequentata anche da persone che non sanno nemmeno di avere un problema e che casualmente si ritrovano un opuscolo informativo sul bancone. Quante volte lo avete fatto anche voi?
Il criterio è ovviamente logico, non posso andare dal diabetologo (ad esempio) se non so correttamente identificare i sintomi e non so inquadrare il mio problema come una necessità medica.
Solo quando leggerò sull'opuscolo che il mio sintomo, al quale magari non ho dato importanza, è riferibile ad una malattia, allora potrò consultare il medico. La farmacia svolge evidentemente un ruolo di triangolazione che è logico, funzionante, riconosciuto da chiunque. Tutti noi sappiamo che in farmacia il materiale informativo che lì si trova a nostra disposizione può contenere delle notizie utili per la nostra salute. O perché no, quella del nostro animale domestico.
Bene ha fatto il Sindacato a ricercare questa sinergia con le farmacie, e non si comprende dove sarebbe il cosiddetto "autogol", dichiarato peraltro da una posizione presuntuosa e isolazionista. Pretendere che solo il veterinario conosca i problemi sanitari è sbagliato e non funzionante.
Sappiamo benissimo che in qualche caso, certamente limitato, il farmacista magari venderà un vaccino al proprietario. Sarà compito del SIVeLP far capire l'importanza dell'opera del veterinario, tanto più per una malattia così grave come la rabbia.
Anzi, proprio questa mi sembra un'iniziativa sulla quale fondare un rapporto corretto con i farmacisti che porti beneficio ad ambedue le categorie nonché al nostro comune cliente.
Anche avendo in mente, come proclama ANMVI, la vendita del farmaco veterinario da parte del veterinario stesso, non è una buona strategia quella di isolarsi e pretendere un proprio ruolo esclusivo. Molto meglio agire in squadra con una delle categorie più radicate sul territorio, appunto quella dei farmacisti.
A dire il vero questa sembra la solita reazione inviperita di ANMVI il momento in cui qualcosa viene fatto da qualcun altro. Reazione inviperita ma anche evanescente, con poco substrato, abbastanza di basso livello.
Dobbiamo purtroppo ammettere che tutta la politica veterinaria degli ultimi dieci anni è accomunata da queste caratteristiche che abbiamo appena detto. Litigi tra comari con più voglia di apparire che di fare, piccole battaglie senza un obiettivo concreto, un livello culturale sempre estremamente basso. Forse un'occasione ci sarebbe stata, con il nuovo Codice Deontologico, ma anche questa è stata perduta. Ne riparleremo oltre..
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