8 febbraio 2011

Parliamone. Ma solo se ne parlano gli amici. Altrimenti no. Angelo Troi ed il randagismo.

Una delle fregnacce più ripetute nella veterinaria è quella che "la categoria deve essere unita". Resta il fatto che viene sempre pronunciata a senso unico, soprattutto dalla FNOVI e ANMVI, che si citano continuamente e reciprocamente, in modo totalmente autoreferenziale, ma mai una volta che osservino quello che altre componenti della professione fanno. Addirittura, molto spesso, se qualcuno fa qualcosa autonomamente, cercano di andarci contro. Non perché l'argomento non vada, ma piuttosto perché qualcuno fuori dal coro ho osato parlare.

Mi pare di vederne un esempio in un articolo di Angelo Troi che ha destato una grande risonanza. Su affariitaliani.it Angelo parla del tema del randagismo, proponendo un ripensamento di tutto il sistema, che evidentemente non funziona: vengono spesi molti soldi più spesso per accontentare gli amici politici che non per liberare i cani prigionieri nei canili.

Angelo molto efficacemente propone un ripensamento globale del sistema, verso molti aspetti, sia quelli del proprietario, chiedendo di responsabilizzarlo, che quelli della funzione pubblica. Arriva anche a toccare l'estremo tabù, quello dell'eutanasia, sostenendo che è meglio l'eutanasia che non una prigionia a vita nel canile. In realtà la posizione di Angelo Troi non è originale, ma è ripresa dalle posizioni della PETA, la People for Ethical Treatment Animals, probabilmente l'associazione animalista più importante del mondo. La potete leggere cliccando qui, e mi pare sia molto bello il fatto che, contrariamente alla mentalità italiana, deresponsabilizzante, che cerca le colpe sempre nei Sindaci, nello Stato, nelle leggi, si affermi molto precisamente la responsabilità della tragedia della randagismo risiede in chi rifiuta di sterilizzare i propri animali, in chi li abbandona, in chi li acquista piuttosto che adottarli.

L'articolo di Troi è stato ripreso da testate giornalistiche, siti Internet, Facebook, insomma ha avuto una grande risonanza, mi sembra la più grande mai avuta da un'affermazione proveniente dalla veterinaria, tra l'altro per la maggioranza una risonanza positiva. È vero, è stata ripresa più la frase sull'eutanasia che non il complessivo dell'articolo, ma in ogni modo mi sembrerebbe sufficiente ad innescare un dibattito, un approfondimento, una revisione delle soluzioni fin qui proposte per il randagismo. Mica cosa da ridere, calcolando i milioni che vengono spesi, gli interessi in gioco, più o meno legittimi, comunque un argomento cardine per la veterinaria.

Eppure, silenzio assoluto. Gioco di squadra sarebbe che questa affermazione venisse ripresa, arrivista, sostenuta, criticata, insomma che nascesse un confronto anche con le associazioni animaliste, che a un certo punto dovrebbero anche confrontarsi appunto con la posizione PETA.

Niente viene fuori dalla FNOVI, niente da ANMVI (ma questo mi sembra anche accettabile, visto che il progetto LEAVet mi pare vada in direzione opposta), niente da università o altre associazioni. Secondo me unicamente perché "non l'abbiamo detto noi ".

Eppure la FNOVI, che ricordiamo è una Federazione di tribunali etici, cioè gli Ordini, che dovrebbero applicare la Deontologia, il Codice Etico della professione, un suo interesse nella questione dovrebbe avercelo. Ovviamente occorrerebbe anche depurarla dal "pubblicocentrismo", la forte pressione che da sempre viene esercitata dalla veterinaria pubblica.

Il tema mi sembra molto concreto, di impatto, certo non idoneo a fumosi o accademici ragionamenti. Sarebbe un argomento di grande impatto ed interesse. Eppure, niente. Tutti muti.

In generale, mi pare che quello che continua a mancare alla professione veterinaria in Italia sia un progetto condiviso e di ampio respiro, che sfugga dall'immediatezza dei piccoli fatti. Mancanza tanto più grave perché queste istituzioni un progetto simile dovrebbero proprio averlo. Inutile parlare di sinergie, di squadra, quando poi arrivano le palle buone e solo perché non te le ha tirate il tuo amico le lasci cadere...

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